UNA VOCE FUORI DAL CORO
A contestare le tesi del governo sui costi dell’integrazione, su Repubblica del 5/7 ci tenta il Presidente dell’INPS Boeri. Nel rapporto annuale dell’INPS si calcola quello che succederebbe da qui al 2040 se si chiudessero le frontiere agli immigrati. E’ vero che si risparmierebbero 35,1 miliardi di pensioni ma ci sarebbero anche minori entrate contributive per 72,6 miliardi con una perdita netta di quasi 38 miliardi. Senza contare che gli immigrati che saranno in Italia sono sempre più giovani: la quota degli under 25 che versano i contributi all’INPS è passata dal 27,5% del 1996 al 35% del 2015, 150.000 contribuenti in più ogni anno. “Una classe dirigente all’altezza deve avere il coraggio di dire la verità agli italiani: abbiamo bisogno degli immigrati per tenere in piedi il nostro sistema di protezione sociale” ribadisce Boeri. “Anche sul piano demografico, l’apporto degli immigrati è fondamentale perché all’Italia servono tra i 200.000 e i 270.000 cittadini giovani in più per non invecchiare troppo”. Nel 2065 la popolazione residente straniera salirà da 4,6 milioni (2011) a 14,1 milioni nel 2065 per cui senza di loro nessuno sarebbe in grado di gestire gli anziani. L’indice di invecchiamento degli italiani residenti cresce più rapidamente di quello dei nuovi nati italiani. Quindi l’afflusso degli immigrati servirebbe a tamponare questo fenomeno che potrebbe portare alla catastrofe il nostro sistema produttivo e pensionistico perché i giovani non sarebbero più in grado di pagare le pensioni agli anziani e soprattutto non vi sarebbe forza lavoro sufficiente per mantenere alto il livello di produttività e contribuire al PIL. Continuare a bloccare i flussi di immigrati, se pure fosse possibile, va contro il rinnovamento della nostra società tenuto conto che l’Italia ha il primato del più basso tasso di natività in Europa. Invece di alzare barriere e continuare ad agitare lo spettro dell’invasione, i nostri governanti farebbero bene ad affrontare il fenomeno dell’immigrazione in maniera razionale se si vuole lo sviluppo della nostra società, accettando l’apporto di queste nuove energie che serviranno a creare nuova ricchezza per questo paese che deve accettare, senza traumi, anche la prospettiva di nuova società multiculturale. Ed oggi la mancata approvazione della legge della “Jus Soli” costituisce un ritardo inconcepibile e irragionevole che frena ogni sforzo nella direzione della ripresa e dello sviluppo socio-economico. Purtroppo, i nostri politici, anche quelli che si richiamano ai principi di uguaglianza e di solidarietà, non riescono a liberarsi dalle spinte neo-nazionaliste che evocano i fantasmi di un passato, purtroppo, ancora recente. Nessuno avrebbe scommesso sulla ricomparsa dei nazionalismi nel cuore dell’Europa: la realtà invece mostra come il nazionalismo cresce nei periodi di crisi, soprattutto se il governo finisce per assecondare queste dinamiche, come dimostra la decisione di rinviare l’approvazione della legge sullo Jus Soli.
Luglio 2017
(Avv. E. Oropallo)