UNA CANZONE ROCK CREA PROBLEMI AL GOVERNO SOVRANISTA
Kazik, il nome d’arte di uno dei rocker più popolari in Polonia, con una sua canzone ha creato qualche problema al governo polacco. In Polonia, come in altri paesi europei, i cimiteri sono rimasti chiusi a causa della pandemia. Ad Aprile, però, cadeva il decimo anniversario della scomparsa di Lech Kaczyński, fratello gemello di Jaroslaw Kaczyński, attuale presidente del PIS (Diritto e Giustizia), il partito al potere oggi in Polonia, che si è recato al cimitero per visitare la tomba simbolica del fratello scomparso in un incidente aereo sui cieli di Smolensk, in territorio russo. Il nostro cantante ha composto una canzone in cui dice “il tuo dolore è più importante del mio” per criticare il comportamento del leader sovranista. Non si tratta certo di un atto rivoluzionario, in quanto l’autore ha voluto solo ricordare la differenza che passa tra chi è al potere ed i comuni cittadini. La canzone in pochi giorni è arrivata in cima alla hit-parade della radio pubblica ma poi è sparita dalla radio, evidentemente a seguito di intervento censorio del governo che non intendeva essere criticato anche “in musica”, accentuando l’isolamento di questo governo che già qualche settimana prima, dopo aver insistito per andare alle urne per la nomina del Presidente della Repubblica, chiedendo arbitrariamente di modificare la legge elettorale per ammettere il voto per posta, è stato obbligato a rinviare la consultazione elettorale come aveva richiesto il partito di opposizione, Piattaforma Civica. Il movimento di opposizione ha nel frattempo cambiato il proprio candidato per la presidenza della Repubblica; si tratta dell’attuale sindaco di Varsavia che ha trasformato la città in una moderna metropoli, con eccellenti rapporti in Europa, “l’incarnazione di una Polonia moderna e urbana” come scrive “La Repubblica” del 26 maggio scorso. Piccoli indizi che mostrano come anche in Polonia il sovranismo sta perdendo seguito. Intanto, il 16 maggio scorso una manifestazione di imprenditori che criticavano l’inadeguatezza delle misure anti-crisi prese dal governo è stata bloccata dalla polizia, che l’ha ritenuta illegale, facendo uso anche di gas lacrimogeni. Il partito al potere si fa forte del blocco elettorale basato sull’alleanza tra contadini, Chiesa cattolica e ceti medi, che negli ultimi anni hanno beneficiato delle politiche fiscali ed economiche, grazie anche ai fondi di coesione erogati anche dall’UE. L’opposizione critica anche la posizione dell’UE che potrebbe da un momento all’altro mettere in crisi il partito al potere bloccando l’erogazione dei fondi, lasciando dunque che i conservatori al governo si sentano tranquilli. Anche la Chiesa di Roma sembra aver dimenticato la Polonia per cui i vescovi polacchi si schierano in favore del potere. Forte della sua posizione politica, il PIS ha lanciato una nuova sfida all’UE nominando il 25 marzo scorso, a capo della Corte Suprema, una presidentessa legata al partito, pur non avendo il sostegno della maggioranza dei giudici, completando con questa nomina il controllo sul potere giudiziario. Oggi, bisognerà attendere la reazione dell’UE che potrebbe anche passare a sanzioni più pesanti, con la sospensione della Polonia dall’esercizio delle sue prerogative di Stato membro ma sarà soprattutto la posizione che assumerà il Parlamento Europeo che, pur non avendone il potere, potrebbe mettere alle corde il partito di maggioranza, fornendo così ai difensori dello Stato di diritto in Polonia un valido appoggio per la nomina del nuovo presidente. Senza dimenticare che con l’approvazione del Recovery Fund la Polonia potrebbe usufruire di un fondo di oltre 40 mld di euro. Tale erogazione potrebbe essere congelata fino a quando il paese non abbia revocato tutte quelle leggi che vanno contro i principi fondanti dell’UE, ponendo fine così ad ogni avventura sovranista, sempre che non prevalga ancora una volta in Europa una sorta di tolleranza che potrebbe anche porre in crisi la prospettiva delle riforme europee per raggiungere l’obiettivo di una unità non solo economica ma anche politica. Una sfida dunque che non riguarda solo il futuro della Polonia ma anche dell’UE e questo sia di monito a chi ha in mano il futuro dell’Europa.