UN REFERENDUM BOCCIATO IN ANTICIPO
Sono circa mille i Comuni in Italia che saranno interessati dalle elezioni amministrative del 12 giugno prossimo, quando si voterà per eleggere un nuovo sindaco per un totale di nove milioni di italiani. In contemporanea gli elettori, ossia 51 milioni e mezzo di italiani, saranno chiamati ad esprimersi anche su cinque referendum abrogativi. Solo una piccola minoranza di italiani è informata sul contenuto del referendum ma, probabilmente, non sono al corrente che se non verrà raggiunto il quorum minimo del 50% + 1, sarà tutto inutile.
Si voterà per cancellare la legge Severino, che prevede l’incandidabilità e decadenza dei candidati, qualora vi sia stata una condanna penale non più appellabile. Ancora, dovranno esprimersi se abolire o meno la custodia cautelare quando c’è il pericolo che l’indagato possa compiere un nuovo reato, prima ancora che vi sia una sentenza di condanna definitiva.
Per quanto riguarda i magistrati dovremo esprimerci se eliminare il passaggio di funzioni da giudice a PM, oggi ancora consentito. E poi decidere se gli avvocati hanno diritto di voto nei Consigli giudiziari e in Cassazione e per quanto riguarda il Consiglio Superiore della Magistratura, se chi vuole candidarsi debba raccogliere, come oggi avviene, da 25 a 50 firme a suo favore.
Cinque referendum promossi dalla Lega e dai Radicali e appoggiati anche da Italia Viva di Renzi e dal partito +Europa e dal gruppo di Calenda.
Cinque referendum di notevole impatto istituzionale dei quali però – a parte gli esperti – si sa molto poco, per cui sarebbe stata opportuna una pubblica discussione per fornire al corpo elettorale la possibilità di esprimere un voto basato su un minimo di informazione. A “latitare” sono soprattutto i promotori che tacciono – scrive La Repubblica – “Silenzio strategico forse, visto che i referendum sono destinati alla sconfitta”. Davvero incredibile che siano proprio i promotori a nascondere agli elettori che si tratta di questioni sulle quali il Parlamento e il Governo non sono riusciti a trovare una soluzione per cui, come Pilato, hanno lasciato che fossero gli elettori ad esprimersi anche se è mancata una informazione adeguata da parte dei politici ma anche degli organi di informazione. Un altro sintomo della incapacità di questa classe politica di decidere su temi che restano poco comprensibili per la gran parte degli italiani anche se si trattano di scelte che potrebbero mutare parzialmente il sistema giudiziario.
Non dimentichiamo che se non si raggiungerà almeno un 50% + 1 dei SI’, è probabile che ancora una volta a vincere sarà l’astensione.