TRUMP v/s CORTE SUPREMA
Il Presidente Trump, come aveva anticipato, è deciso a nominare, prima delle elezioni, il Giudice da sostituire a quello deceduto, perché sa che la maggioranza assoluta alla Corte Suprema, con sei giudici conservatori su nove, gli dà la sicurezza che, anche nel caso in cui essa dovesse pronunciarsi sulle elezioni di novembre, per una qualsiasi contestazione, potrà contare sull’appoggio della Corte, convinto com’è che le prossime elezioni presidenziali “finiranno dinanzi alla Corte Suprema”. La ricerca si è indirizzata verso due candidate: la prima è l’ultra conservatrice Amy Coney Barrett, 48 anni, cattolica e madre di sette figli, favorita nella nomina. La seconda è Barbara Lagoa, nata a Miami da immigrati cubani, prima donna ispanica della Corte Suprema della Florida, che potrebbe portare a Trump i voti della comunità cubana in Florida che rappresenta il 20% della popolazione. Appare sempre più chiaro che “la battaglia al Senato sulla conferma della nomina di Trump diventerà una specie di “seconda campagna elettorale”” scrive La Repubblica del 24 u.s. che si combatterà sui valori fondamentali delle istituzioni repubblicane. Anche se due senatrici repubblicane si sono dette favorevoli al diritto di aborto, i numeri al Senato sono favorevoli a Trump che potrebbe ipotecare l’agenda del prossimo esecutivo e del prossimo congresso. Trump non dimentica neppure che oggi la previsione del voto è favorevole al candidato democratico. Molte ne ha fatte Trump in questi ultimi tempi per cui dovrà mettere in campo tutte le risorse che possiede per far cambiare i pronostici. Intanto i democratici hanno attaccato le decisioni di Trump. Biden, il candidato democratico, ha parlato di “brutale esercizio del potere politico” mentre Nancy Pelosi non ha escluso l’opzione di un nuovo impeachment nei confronti del Capo della Casa Bianca “Useremo – ha dichiarato – tutte le frecce che abbiamo nella nostra faretra”. Pronta la risposta di Trump: “Se vorranno incriminarmi per una cosa legittima lo facciano, perderanno le elezioni, perderanno tutte le prossime elezioni”. Alla ricerca di nuovi strumenti di “persuasione di massa” Trump ha lanciato nella sfida anche le “sue donne”. Lo ha fatto una prima volta con la moglie costretta, poverina! – si fa per dire – a decantare le virtù del suo compagno. Oggi ci riprova con Ivanka, la figlia, altra perla della sua corona, che è andata a Minneapolis nel Minnesota a partecipare ad un incontro insieme al vicepresidente Pence. “Faremo giustizia per Floyd” l’afro– americano ammazzato per mano della polizia locale ma allo stesso tempo ha aggiunto – “puniremo saccheggi e violenze”. La più fidata consigliera di Donald afferma: “Sono tempi difficili per chi indossa la divisa. E ci batteremo per farvi ottenere il rispetto che vi spetta”. Le vite dei poliziotti contano: “L’America è con voi”. Questo la dice lunga dove batte il cuore repubblicano. La ricetta è sempre quella cara a Trump “ Law and Order” che sono i due pilastri della sua politica conservatrice. Non è un caso che, in questo periodo di pandemia, è aumentata la vendita delle armi, quasi che il paese fosse sull’orlo di un conflitto sociale pronto a scoppiare. Non è un caso neppure che lo stesso Trump abbia dichiarato che prevede una forte ripresa della violenza da parte dei neri e degli estremisti se e quando il voto favorisse il candidato democratico. Ma forse questa discesa in campo nella sua famiglia potrebbe essere un passo falso perché ciò evidenzia sempre di più la prospettiva di voler governare il paese come fosse una sua azienda. Insomma, Donald dimostra di avere fiducia solo nella sua famiglia, aprendo la strada ad una futura candidatura della figlia Ivanka. Insomma, un governo che non è più accettato dagli ambienti militari che si sono ritenuti messi da parte spesso dalle bizzarre iniziative del Capo della Casa Bianca. D’altra parte, la gestione della pandemia sta mostrando sempre di più come il buon vecchio Donald sta perdendo “il ben dell’intelletto”. Un suo pensionamento potrebbe ridare a questo paese una direzione meno autarchica e famulista nell’interesse del paese. Anche se questo, purtroppo, non significa che cambierà molto la politica degli USA a livello mondiale. Bruciando i tempi, sabato scorso Trump ha nominato Amy Coney Barrett al posto della defunta Gynsburg chiedendo al Senato di confermare la nomina prima che si vada alle elezioni. Ipotesi questa che potrebbe slittare alla fine del mese di ottobre e quindi prima delle elezioni. Ma c’è da aggiungere che il Giudice deve anche giurare e ciò potrebbe avvenire solo dopo le elezioni per cui anche in caso di contestazioni sul voto, il nuovo Giudice non potrebbe partecipare alle sessioni della Corte Suprema, facendo mancare a Trump quella maggioranza su cui potrebbe contare, facendo così esplodere il conflitto istituzionale a livello ancora più alto.
28/9/2020