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SPORCHE GUERRE

La guerra, qualunque sia la motivazione, va sempre condannata, anche se bisogna distinguere tra l’aggressore e l’aggredito.  Il problema sta proprio qui perché spesso è difficile distinguere chi abbia per primo alzato il grilletto. E quella di Putin è una sporca guerra. Le immagini che ci riporta la televisione ci offre scenari di morte e di distruzione che pensavamo appartenessero ad un’epoca passata. Ma va sfatato un mito, quello di ritenere che dalla fine della seconda guerra mondiale fino ad oggi, il mondo abbia goduto di una pace relativa. Falso colossale in quanto la guerra, a lungo scomparsa dall’orizzonte di noi europei, è riesplosa come sta avvenendo sotto casa lasciandoci sgomenti e impreparati. Si può dire, al contrario di quello che è la nostra percezione, che il mondo è stato sempre in guerra e non c’è stato giorno che le armi abbiano taciuto. Senza andare troppo indietro nel tempo, la disgregazione della Jugoslavia e dell’Impero sovietico, l’Afghanistan senza pace, la repressione civile nel Tibet, la minaccia del fondamentalismo islamico, sono scenari difficilmente percepibili da chi vive in Europa che ha saputo tenere la guerra lontana dalle nostre città. Certamente non si può negare che la politica, aiutata da una espansione dei mercati, abbia saputo coprire queste falle del sistema mondiale di cui conoscevamo solo dai racconti che ne facevano gli organi di informazione. Oggi essa ci entra in casa con inaudita violenza perché l’Ucraina fa parte della nostra storia così come ne è parte integrante anche la Russia. Certo l’attacco portato all’Ucraina da parte della Russia non è stato un fulmine a ciel sereno. Vi sono stati, soprattutto negli ultimi mesi seri indizi sulle intenzioni di Putin che, per altro, l’ha dichiarato apertamente. Una guerra già era in corso tra Ucraina e Russia ed è quella scoppiata nel 2014 nel Donbass, regione dell’Ucraina abitata da una popolazione prevalentemente russofona che chiedeva autonomia rispetto al potere centrale e che il governo ucraino ha sempre osteggiato. Una guerra “a bassa intensità” che finora ha fatto più di 15 mila vittime. Se si è arrivati oggi a questo tragico epilogo è anche perché l’Unione Europea ed il blocco occidentale, invece di collaborare per affrontare il problema pacificamente, in questi sette anni di guerra hanno lasciato che la tensione salisse, partecipando anche ad aumentarla con l’entrata in scena della NATO che ha circondato la Russia con una linea di fuoco di installazione missilistiche puntate sulla Russia e fornendo agli ucraini notevole materiale bellico per resistere ad un eventuale attacco russo. Mentre l’UE decideva di assumere pesanti sanzioni contro la Russia che sono state considerate dal governo russo come “aperte dichiarazioni di guerra” perché tendenti a distruggere l’economia di un paese che fa parte della comunità internazionale.  Fattori questi che servono a spiegare solo in parte la violenza di questa guerra ma che non serve certo a spingere verso una soluzione pacifica del conflitto. Pace, pace, gridano i giovani nelle piazze di tutta l’Europa ma i nostri dirigenti sembrano non disposti ad ascoltare queste voci. E’ ora che si abbandoni ogni esitazione per proporre un tavolo di trattativa che preveda la cessazione immediata di ogni attività militare per limitare i danni per la popolazione civile e preparare la strada per una conferenza di pace con la presenza di tutti i protagonisti di questa vicenda prima che ci si abitui, malgrado ogni dichiarazione ipocrita, a utilizzare la guerra come strumento per fare politica. Va ricordato che l’8 giugno scorso il Segretario di Stato americano Blinken dichiarava ai senatori statunitensi “noi sosteniamo l’adesione dell’Ucraina alla Nato”. Il 16 giugno 2021 Biden e Putin si incontravano a Ginevra per un dialogo sulle questioni strategiche. In dicembre Mosca pubblica due progetti volti a rifondare la sicurezza collettiva in Europa chiedendo in particolare delle garanzie scritte sulla non-estensione della Nato ad Est ed il ritiro delle forze USA e della Nato dai paesi dell’Europa Orientale. Nel gennaio di quest’anno nuovo incontro delle due superpotenze a Ginevra, seguito da un vertice NATO-RUSSIA nel quadro dell’Organizzazione per la Sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE) ma la discussione non porta ad alcun risultato. Anzi, qualche giorno dopo gli USA annunciano nuovi aiuti militari all’Ucraina (176 milioni di euro) che si aggiungono ai 450 già accordati. Incredibile ma vero, l’UE rappresentante della maggior parte dei paesi europei, resta fuori da questa trattativa fino a qualche giorno prima dello scoppio del conflitto, la politica degli europei consisteva solo nell’assumere una serie di misure restrittive nei confronti del sistema economico russo e per quanto riguarda l’Ucraina si limitava a ripetere che le porte dell’UE sono aperte nonostante le grandi capitali europee avessero espresso in passato la loro opposizione e in fondo non abbiano alcuna intenzione di integrare l’Ucraina nella loro alleanza militare. Valutazioni che si rivelano del tutto errate perché la sicurezza del continente europeo non può essere garantita senza o contro la Russia. Una sola voce, quella del presidente tedesco, che dichiara esattamente il contrario fa capire come quella dell’UE sia un approccio del tutto sbagliato. Al contrario Washington lavora per favorire questa adesione, rafforzando nel contempo la propria egemonia in Europa. Ancora una volta dunque l’UE non ha una visione politica ed il coraggio di contrastare le iniziative più provocatorie del governo USA, incapace di proporre un quadro internazionale che impedisca la ricomparsa di linee di faglia nel continente. Ma ormai è troppo tardi per decisioni che presuppongono un coordinamento tra i tre protagonisti istituzionali dell’UE, la Commissione, il Consiglio e il Parlamento europeo che spesso si ritrovano su posizioni opposte.

Ancora una volta l’Europa dunque rimane subalterna alle scelte del potente alleato USA, restando fuori dalla porta, lasciando al Capo della Casa Bianca di difendere una democrazia tout-court facendo balenare al governo ucraino che può contare sulla totale vicinanza del governo USA. A pochi mesi dalla débacle occidentale in Afghanistan, conclusasi senza che gli europei coinvolti fossero stati consultati,  Washington torna ad utilizzare la crisi ucraina per mettere in riga i suoi alleati e serrare nuovamente i ranghi del Vecchio continente. Se una indicazione si può trarre è che è questo il momento che l’UE prenda nelle sue mani il progetto di costruire un piano di sicurezza europea in piena autonomia della Nato e degli USA che coinvolga tutto il Continente, senza escludere la Russia perché senza il suo apporto non ci può essere alcuna garanzia per l’Europa intera. E lo faccia al più presto possibile prima che si verifichi l’inevitabile che traccerebbe una cesura all’interno del continente, una nuova guerra fredda che potrebbe far trionfare ancora una volta l’egemonia mondiale degli USA. Già negli ultimi anni si sono avuti dei timidi accenni dell’UE ma questo progetto può partire solo chiudendo la partita in gioco ed è corretto che l’UE non lasci l’iniziativa ad una trattativa a chi è fuori dall’Europa. Se vogliamo veramente la pace, dimostriamolo anche nei fatti, lasciando che al rumore delle armi si sovrappongano le ragioni della pace. Se lasciamo mano libera agli USA si perderà ancora una volta la prospettiva di costruire un’Europa federale, tradendo il sogno di quanti hanno lavorato per raggiungere questo traguardo.

Marzo 2022

SPORCHE GUERRE

 

 

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