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SOVRANISMO E PERVERSIONE

Dopo le critiche sollevate al “Recovery Fund” da parte dei paesi del Nord Europa, ecco che interviene anche da Budapest il Presidente Orbàn, per scagliarsi contro il progetto, definendolo “assurdo e perverso” aggiungendo che “finanziare i ricchi con i soldi dei poveri non è una buona cosa”. Tuttavia le motivazioni poste a base del rifiuto sono meno insidiose di quelle sollevate dai quattro paesi “frugali” del Nord, come scrive “La Repubblica” del 30 maggio u.s.. “Dei 750 miliardi del fondo, ben 15 saranno assegnati all’Ungheria, di cui 8,1 a fondo perduto e 6,9 a prestiti”. Dunque, è probabile che questa dichiarazione nasconda l’intento non dichiarato di aumentare il plafond previsto per l’Ungheria. Anche perché la Polonia, cui toccherebbero ben 64 miliardi, si è guardata bene dal seguire le orme del suo alleato ungherese, fatto del tutto inusuale ma che conferma come il fronte sovranista non è così compatto come si vuole presentare, perché ognuno lavora essenzialmente per il proprio paese. Tale contraddizione tra i sovranisti è stata colta anche da Sandro Gozi, europarlamentare eletto nella lista di Macron il quale non si sorprende che “Orbàn si scaglia contro il piano che aiuta l’Italia, sul quale si son detti tutti d’accordo i partiti della destra italiana”. Il clima, comunque, resta caldo con i paesi frugali del Nord che accusano Merkel e soci di voler regalare 500 mld ai paesi del Sud che poveri non sono: “una posizione – scrive il giornale – considerata più insidiosa rispetto a quella di Orbàn” per cui in queste settimane si stanno muovendo soprattutto i socialisti nel governo di sinistra svedese e i verdi in pressing sui compagni austriaci per convincere i rispettivi governi a sottoscrivere l’accordo, se non al prossimo vertice del 19 giugno, quanto meno nel corso dell’estate, come spera il Commissario UE Paolo Gentiloni. Certo è che l’UE e i paesi che ne fanno parte si stanno muovendo tutti nella prospettiva di rafforzare soprattutto l’industria e favorire anche una politica occupazionale che assicuri anche l’appoggio dei partiti di sinistra. Ma, nonostante queste cifre così importanti promesse dall’UE, non si può nascondere che intere fasce sociali restano fuori da questi schemi perché il lavoro nero non fa che consentire ma soprattutto crescere il lavoro precario, quello che sta sconvolgendo le dinamiche del mondo del lavoro, creando sacche di disperazione per centinaia di migliaia di famiglie che sopravvivono grazie alle associazioni umanitarie, facendo crescere la soglia della povertà. Resta questo uno dei problemi più difficili da affrontare, soprattutto nei paesi dove più acuta è la crisi economica e lo sfruttamento del lavoro umano nelle sue forme più devastanti del lavoro a cottimo o della vera e propria forma di schiavitù salariale. Ne sappiamo qualcosa anche a casa nostra: migliaia di extracomunitari, insieme più spesso agli italiani che hanno perso il lavoro, sono utilizzati nelle campagne dove essi forniscono il lavoro delle loro braccia ad autentici negrieri che li sfruttano senza alcun timore, senza assistenza medica e costretti a convivere in una forte promiscuità anche in questo periodo di pandemia. I recenti provvedimenti di governo che hanno regolarizzato circa 300 mila irregolari non è valso a scalfire il fenomeno del lavoro nero ben presente sia nelle campagne che nel settore edilizio. A sentire le testimonianze raccolte in forma anonima da diverse testate giornalistiche, la situazione è peggiore di quanto si possa immaginare. Se il controllo delle autorità si rivela del tutto inefficace, ebbene ci dovrà pur essere chi si prenda cura di rappresentare gli interessi di questa parte del proletariato che subisce in silenzio la ennesima violenza di questo sistema “civile” che dietro le quinte rivela il vero volto di questa nuova classe schiavista.

05/06/2020

SOVRANISMO E PERVERSIONE

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