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“SO’ MIGRANTI”: “NON USCIAMO”

Nel 26 febbraio del 2023 un barcone carico di migranti naufraga al largo di Cutro in provincia di Brindisi, provocando la morte di 94 migranti tra cui 34 bambini. Il naufragio di Cutro è stato solo l’inizio di uno degli anni più letali nel Mediterraneo centrale con oltre 2500 persone morte o disperse nel tentativo di raggiungere le coste europee mentre sono 23 mila le persone che hanno perso la vita a partire dal 2014.

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Cosa è stato fatto concretamente per impedire altre perdite umane? Le autorità italiane non hanno assunto una sola iniziativa concreta per prevenire altre tragedie, nessuna azione per rafforzare il soccorso in mare che è stato anzi indebolito con la criminalizzazione del ruolo della società civile. A partire dal primo febbraio del 2023 con il Decreto-legge del 2023 convertito nella Legge 15/2023 è stata limitata l’operatività delle ONG attive nel Mediterraneo, a cui viene imposto di ignorare richieste di aiuto, di effettuare salvataggi multipli e di dirigersi verso porti di sbarco sempre più lontani. Il Decreto piuttosto che evitare che le persone muoiano in mare, minaccia con la detenzione chi sopravvive riducendo i diritti dei richiedenti asilo, abbassando la soglia di protezione dei migranti.

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Nell’inchiesta aperta per accertare le responsabilità di questa tragedia, alla luce dei messaggi scambiati tra Guardia Costiera e Finanza si conferma che entrambe sapevano delle persone a bordo del barcone – e del rischio di vita che stavano correndo. Una verità quella che esce fuori dalle 650 pagine di informativa finale del reparto operativo dei carabinieri di Reggio Calabria, su cui oggi è basata la decisione del Sostituto procuratore Pasquale Festa di chiedere il rinvio a giudizio per 4 ufficiali della Finanza e 2 della Guardia Costiera, chiamati a vario titolo a rispondere di naufragio colposo e omicidio colposo plurimo.

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La Guardia di Finanza avrebbe dovuto chiamarci immediatamente” è la severa valutazione del Comandante regionale della Capitaneria di Porto di Reggio Calabria Giuseppe Sciarrone: “non capisco perché quella notte ci hanno chiamato e hanno rifiutato il nostro apporto che avrebbe potuto evitare la tragedia essendo le nostre imbarcazioni in grado di navigare anche in quelle condizioni“. Per il momento da parte sua la Guardia di Finanza dichiara che “si trattava di un’attività di polizia: avevamo una nostra motovedetta fuori che l’attendeva…mare permettendo“. Solo alle 03:48 la Finanza si decide a comunicare alla Guardia Costiera che i suoi mezzi stanno rientrando in porto per il mare proibitivo.

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A Cutro si è svolto uno dei capitoli più neri della storia della Repubblica. Il governo – dopo la strage – si limitava a varare un nuovo decreto nel quale si favorisce la possibilità di nuove stragi, senza neppure una parola di scusa per quanto è accaduto. Non ha risarcito le vittime, non ha offerto le dimissioni di nessun Ministro. Solo da Papa Francesco viene la pressante richiesta di non trasformare questi viaggi della speranza in traversate verso la morte. Purtroppo la cronaca di questi ultimi anni non ha fatto che registrare un peggioramento delle condizioni in cui operano le ONG, che continuano comunque a soccorrere i migranti senza curarsi troppo delle minacce di uno Stato come l’Italia che ha deciso di calpestare ogni forma di protezione dei diritti umani.

Settembre 2024

Avv. Eugenio Oropallo

SO’ MIGRANTI NON USCIAMO

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