SECONDA VITA PER LE PROVINCE
Erano state abolite perché giudicate “enti inutili”. Ma oggi maggioranza e opposizioni, divise su tutto, si trovano d’accordo per offrire una seconda vita alle Province. In effetti la dibattuta riforma Delrio (56/2014) non è andata mai in funzione in quanto agganciata alla riforma Renzi bocciata per referendum.
Una storia tutta italiana: una riforma incompiuta rimasta nel limbo per otto anni. Adesso tutto ritornerà come prima con la giustificazione che serve un organismo intermedio tra Regioni e Comuni e soprattutto tutelare i piccoli centri, ma a beneficio dei cittadini o dei partiti? Una riforma che non è certo a costo zero. Una relazione del Ministero degli Interni prevede 223 milioni di spese aggiuntive per i futuri stipendi dei rappresentanti eletti direttamente dai cittadini. Un’ulteriore conferma della incapacità dei governi che si sono succeduti, fossero di destra o di sinistra, di concepire un modello alternativo all’insegna dell’efficienza.
Anche i M5S di Giuseppe Conte si sono detti disponibili a sedersi al tavolo con spirito costruttivo per ripensare le Province, “ma non vogliamo che siano un poltronificio” si è limitato a sottolineare l’ex premier. Ma il rischio è proprio questo, visto che il vecchio sistema non è stato in grado di assicurare ai territori una crescita economica e sociale equa e omogenea.
Una riforma fatta al buio, senza avere un modello di riferimento, potrebbe fallire l’obiettivo col rischio di un ritorno al passato.
Ottobre 2023