SALVINI E IL DECRETO SICUREZZA BIS
Giovedì 9 u.s., di ritorno dal vertice di Sibiu dei rappresentanti dei governi dei paesi membri dell’UE, dopo aver ottenuto l’ok di Francia, Malta, Lussemburgo e Germania di accogliere i 36 migranti salvati in acque internazionali da una nave della Marina Militare Italiana, il premier italiano Conte ha disposto anche il salvataggio dei migranti raccolti anche dalla nave ONG Mare Jonio. La decisione del Presidente del Consiglio non è piaciuta a Salvini che comunque ha ceduto perché la legge è dalla parte di chi ha prestato i soccorsi ai migranti che stavano per annegare. Ma la risposta di Salvini non tarda a farsi sentire: la prima mossa è quella di inviare una lettera al capo dell’esecutivo e al Ministro degli Esteri Moavero nella quale chiede un “salto di qualità collegiale” per la gestione dei migranti. La seconda mossa di Salvini è la preparazione di un decreto sicurezza bis che toglierebbe poteri al ministro della Difesa e a quello dei Trasporti per darli al capo del Viminale. Un vero e proprio blitz a conclusione di una giornata – scrive La Repubblica dell’11 maggio – nella quale è stato costretto a consentire a ben tre sbarchi di migranti. Il testo di questo secondo decreto prevede innanzitutto gravi sanzioni pecuniarie, per chi, nelle operazioni di soccorso, non si attiene alle istruzioni operative delle autorità di zona: da 3.500,00 a 5.500,00 euro per ogni “straniero trasportato”. Per le navi italiane è prevista anche la sospensione da uno a dodici mesi e la revoca della licenza. Esso prevede anche il trasferimento di competenza dal Ministero dei Trasporti a quello dell’Interno per cui non sarebbe più Toninelli a decidere di bloccare il loro ingresso ma il Viminale. Con modifiche, sul piano legislativo, sia al codice della Navigazione come del codice di Procedura Penale assegnando alla Direzione Nazionale Antimafia la competenza sui reati associativi, anche non aggravati, di favoreggiamento della immigrazione clandestina. Immediata la reazione delle ONG a questo ulteriore giro di vite. “E’ come multare un’ambulanza per i pazienti che trasporta in ospedale” dichiara il Presidente di “Medici senza frontiere” Oscar Camps. Vincent Cochetel, inviato speciale dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, aggiunge “E’ necessario rafforzare la capacità delle operazioni di ricerca” definendo il naufragio di venerdì scorso “uno dei peggiori incidenti nel Mediterraneo negli ultimi mesi”, riferendosi all’affondamento di un barcone innanzi alle coste tunisine con 60 migranti a bordo mentre Toninelli – Ministro dei Trasporti – neppure commenta la norma ritenuta “priva di qualsiasi fondamento giuridico” ma Salvini sembra che non voglia cedere dichiarando di voler portare in discussione il decreto già al CdA di oggi 20 c.m.. Sul decreto, ovviamente, non c’è alcun commento da parte del Presidente Mattarella che, comunque, lo ricordiamo, già nel promulgare il primo decreto di sicurezza, aveva chiesto con una lettera di rispettare i trattati internazionali ed il diritto di asilo. Su questo ennesimo tentativo di criminalizzare le ONG e di chiudere le porte all’immigrazione si è espresso già più di un giurista. In particolare, in un’intervista rilasciata a La Repubblica del 12.5, Edmondo Bruti Liberati, già Procuratore della Repubblica di Milano e già Presidente della ANM si è espresso senza mezzi termini dichiarando che “il decreto è un’accozzaglia di provvedimenti pericolosi” a partire dalle sanzioni previste per chi soccorre un profugo in mare “…perché prevale sempre l’obbligo di soccorrere le vite umane previsto dalla nostra legge sullo stato di necessità, l’art. 54 del c.p. e dalle convenzioni internazionali nonché dalle disposizioni in materie umanitarie”. A proposito del passaggio di competenze che Salvini propone l’ex Procuratore va giù ancora più duro “Il ministro di polizia svolge un ruolo essenziale in difesa della sicurezza e dell’ordine democratico, ma le sue competenze devono essere rigorosamente limitate pena lo scivolamento verso uno Stato di polizia”. Anche un altro ex Magistrato che ha svolto le funzioni di pubblico ministero a Milano e a Torino, già componente del CSM il dott. Armando Spataro, conferma sostanzialmente le valutazioni del suo ex collega. In un articolo comparso su “La Repubblica” del 23 maggio innanzitutto dichiara che “non sono note le ragioni di urgenza che potrebbero legittimare la procedura ma quel che è più grave è che con l’adozione del presente decreto si compierebbero scelte strumentali, palesemente incostituzionali e gravemente lesive dei diritti fondamentali” aggiungendo che “si arriva a prevedere assurde sanzioni pecuniarie al solo scopo di paralizzare le azioni di soccorso dei migranti”, ribadendo che con lo spostamento di competenza che prevede il decreto “si realizza una anomala concentrazione di potere in capo al ministro dell’interno, turbando gravemente i delicati equilibri istituzionali che presidiano le competenze statuali in materia di difesa e sicurezza!” concludendo che “nella stessa scia si pone la scelta di commissariare il Ministero della Giustizia, …..violando le prerogative costituzionali del Ministero della Giustizia”, auspicando dunque che “il Presidente del Consiglio e il Ministro della Giustizia, come tutti gli altri componenti del governo, sappiano respingere questa ennesima deriva populista”. Recentemente anche la Corte EDU con una nuova sentenza ha ribadito che non è il riconoscimento di uno status a fare di un immigrato un rifugiato. Perché è da considerarsi rifugiato di fatto e, dunque, mai rimpatriabile chiunque abbia “il fondato timore di essere perseguitato se venisse rispedito nel suo paese. Anche quando avesse commesso un reato nel paese in cui approda”. Concetto che mina alle fondamenta la politica del governo italiano che già con il primo decreto sicurezza ha previsto espulsioni, rimpatri e “naturalmente la revoca dello status di rifugiato e persino della cittadinanza italiana di ogni immigrato che commetta reati in Italia”. Per concludere, vogliamo qui riportare alcuni stralci di un appello che – sulle colonne de La Repubblica del 15 u.s. – il prof. Fabrizio Tonello, professore della Scuola di Economia e Scienze politiche dell’Università di Padova, ha rivolto al Presidente della Repubblica, a nome dell’Associazione “Famiglie accoglienti” di Padova: “Siamo al tariffario della vergogna – scrive il prof. Tonello – Da 3.500,00 a 5.500,00 euro di multa per ogni straniero trasportato….dice “trasportato” e non “salvato”, come se le navi che soccorrono chi sta per affogare fossero navi da crociera e i migranti, invece che dall’inferno della Libia, fossero partiti da Ibiza. E’ più di quanto pagavano i nazisti che nell’autunno 1943 rastrellavano gli ebrei nel ghetto di Roma compensando le spie che indicavano dove trovare le vittime. Potremmo elencare – scrive ancora il prof. – perlomeno dieci motivi per cui la bozza di decreto è una grossolana violazione della Costituzione, dei Trattati internazionali sottoscritti dall’Italia, della Carta dell’ONU. Non ce n’è bisogno: è una violazione dei diritti umani che, difronte al mondo, fa sprofondare l’Italia nella vergogna. ….Le stragi avvengono perché persone mediocri e pavide collaborano. I sei milioni di ebrei uccisi furono rastrellati da poliziotti e funzionari “normali”, da impiegati banali della macchina di morte nazista”. Di qui l’appello al Presidente Mattarella di non apporre la sua firma a questo decreto. “Senza la sua firma, questo mostruoso tariffario delle vite non potrà mai essere varato. Siamo certi che lei saprà cosa fare”. Grazie professore per questa sua toccante testimonianza e per i principi morali cui si ispira da noi interamente condivisi ma anche per gli aspetti istituzionali che lei ha messo in luce. Finché ci saranno uomini come lei, come migliaia di altri che condividono il suo appello, non ci sentiamo ancora addosso la vergogna per essere italiani. Come quei studenti siciliani che, in un loro lucido scritto, hanno paragonato il decreto Salvini alle leggi razziali del passato regime fascista. Accostamento che ha scandalizzato i benpensanti, che pur criticando l’estremismo del Salvini, non ne riconoscono la matrice fascista. Un cancro che sta avviluppando la vita politica in questi ultimi mesi, che rischia di isolarci dall’Europa, un’Europa nuova e rinnovata che speriamo sappia dare voce agli ultimi della terra. Come lei ha avuto il coraggio di scrivere – e non sono molti in questa stagione politica capaci di farlo – “lasciar morire deliberatamente chi cerca rifugio da guerre, stupri e torture è diverso dal mandarlo in un campo di concentramento?”. E’ quanto avviene oggi e non inganni neppure “l’atteggiamento buontempone” del Salvini, come lei scrive. Se guardiamo al nostro non più recente passato, l’esercito italiano negli anni ’30 ha portato in Africa morte e distruzione, utilizzato armi chimiche e compiuto eccidi di massa. Oggi abbiamo l’obbligo di aiutare quanti tentano di raggiungere la “terra promessa”. Persone straziate e avvilite che ci chiedono solo un gesto di umanità. In queste ore la Sea Watch, grazie all’intervento dei PM di Agrigento, è potuta entrare nel porto di Lampedusa consentendo dunque l’accoglienza dei 47 migranti ancora a bordo. Ma si tratta solo di un piccolo successo perché è in agguato l’approvazione di un secondo decreto che potrebbe paralizzare ogni attività di soccorso. A Salvini e ai suoi compagni di governo, complici della sua politica, è giunto qualche giorno fa una lettera del rappresentante delle N.U. a Ginevra nella quale si chiede al governo italiano di respingere l’approvazione del decreto sicurezza bis “potenzialmente in grado di compromettere i diritti umani dei migranti” ed ancora – come scrive il Fatto Quotidiano- si dice al governo “di ritirare le circolari di Salvini contro la Mare Jonio e di bloccare il provvedimento che multa le ONG che effettuino soccorso in mare”. Prima che avvenga l’irreparabile, mobilitiamoci per far sentire a Salvini ed al governo italiano la voce di quanti ancora in Italia credono nella forza del diritto e nel principio di solidarietà, che è uno dei pilastri della costruzione dell’Unione Europea, che oggi invece viene calpestato in nome di una politica che tenta di resuscitare i fantasmi di un passato di cui ancora oggi gli italiani non si sono liberati.
Maggio 2019