SABOTAGGIO AL NORD STREAM NEL MAR BALTICO
Mercoledì 28 settembre la stampa dava notizia di un sabotaggio di entrambi i gasdotti Nord Stream 1 e 2 che portano direttamente il gas russo in Germania. Le fughe di gas dei due gasdotti sono sotto indagine e le prime valutazioni indicano che siano state causate da un attacco. I mercati hanno reagito a questa notizia facendo schizzare nuovamente il prezzo del gas fino a 207 euro MegaWatt/ora.
La Danimarca ha aperto un’inchiesta anche se il Ministro danese per l’energia ha ammesso che sarà difficile riparare i gasdotti adagiati a 80 mt di profondità sul fondale. Il gas nel frattempo non è stato bloccato e non ci sono indicazioni su quando il metano russo smetterà di essere pompato nel gasdotto. Martedì scorso la Norvegia e la Polonia hanno inaugurato il nuovo gasdotto che collegherà i due paesi direttamente e una delle falle di Nord Stream 2 è molto vicina alla nuova struttura. Il Premier Morawieski ha puntato il dito contro la Russia e il vice ministro degli esteri ha aggiunto che se Mosca è capace di invadere l’Ucraina “non possiamo escludere alcuna provocazione neanche nell’Europa occidentale” ma la Danimarca, che ha aperto appunto un’inchiesta sull’incidente, ha dichiarato attraverso la premier Frederiksen che è ancora presto per trarre conclusioni sui responsabili. Intanto, il portavoce del Cremlino Djmitri Peskov ha parlato di notizie molto preoccupanti e ha invocato un’indagine anche per respingere i sospetti di un attentato di matrice russa.
Anche il rappresentante Ue della politica estera Josep Borrell ha dichiarato che si tratta di un atto deliberato che riceverà una giusta risposta. Secondo Borrell, le esplosioni sono avvenute in acque internazionali ma per intimidire i paesi del Mar Baltico che sono tutti membri della NATO. La portavoce di Biden, Karine Jean-Pierre ha detto “stiamo aiutando l’inchiesta e saremo vicini agli alleati europei e NATO” per superare l’emergenza, dichiarando comunque che gli USA aspettano l’esito dell’inchiesta ed in base a questa reagiremo, ma gli USA non si lasceranno intimidire e hanno annunciato un nuovo pacchetto di forniture militari da 1,1 miliardi di dollari per consolidare i territori riconquistati dagli ucraini e continuare la controffensiva nelle regioni del Donbass. La Svezia solleverà la questione del possibile sabotaggio che ha portato alla fuoriuscita del gas dal Nord Stream 1 e 2 nel Mar Baltico al vertice informale dell’UE che si terrà a Praga giovedì prossimo. La premier svedese ad interim Magdalena Anderson all’agenzia di stampa Tt ha aggiunto che “Si tratta della sicurezza del sistema energetico europeo e anche se al momento non viene fornito gas attraverso entrambi i gasdotti, quanto accaduto è importante per il sistema energetico in futuro”. Anche i deputati irlandesi hanno espresso preoccupazione per la vulnerabilità dei cavi di comunicazione dell’isola e di quelli sottomarini situati in prossimità dell’Irlanda, dichiarando di sostenere “qualsiasi indagine volta a fare piena chiarezza su ciò che è accaduto”.
Da parte sua, il Cremlino vuol dimostrare di essere totalmente estraneo a questo incidente anche se sarà praticamente impossibile provare le responsabilità dell’attacco ai due gasdotti perché negli abissi non restano tracce. Interessante che il segretario di Stato Blinken abbia dichiarato che “il sabotaggio non è nell’interesse di nessuno né degli USA ma neppure della Russia perché i due gasdotti sono il simbolo dell’espansione economica putiniana e la loro distruzione può apparire autolesionista”. Ma c’è chi ritiene che il Cremlino voglia dimostrare di essere pronto a tutto prendendo di mira il nervo scoperto dell’Occidente, rappresentato dalle reti sottomarine, non solo per i rifornimenti di energia ma soprattutto per i rifornimenti digitali dove scorre il 97% delle comunicazioni, di qualunque tipo esse siano. I due gasdotti, inoltre, si trovano in acque internazionali a pochi km da un’isola danese nel mezzo del Baltico, pattugliata senza sosta dalla NATO anche se l’allarme è scattato molte ore dopo la fuga di metano. Potrebbe essersi trattato di un’azione condotta da un sottomarino ma qualsiasi ipotesi non troverà mai conferma. E anche se si riuscisse a provare la natura dolosa, sotto il profilo di diritto colpire un’infrastruttura che si trova sommersa in acque internazionali non rappresenta un atto di guerra, insomma si tratta di un crimine perfetto.
Ma il fatto è che un’azione del genere potrebbe ripetersi nell’Atlantico, interrompendo il traffico di dati con gli USA o nel Mediterraneo troncando il condotto del gas algerino. A tal proposito, il capo di Stato Maggiore italiano, l’ammiraglio Giuseppe Dragone, ha dichiarato di essere preparato ad affrontare un’ipotesi del genere. Poche ore dopo, le notizie sul sabotaggio del Nord Stream è scattato un piano per potenziare la protezione delle arterie strategiche che attraversano il Mediterraneo e garantiscono le risorse energetiche italiane. Venerdì 30 settembre le tensioni nel Baltico sono state esaminate dal Consiglio di sicurezza dell’Onu. Purtroppo 4 sono le falle e il danno ambientale è enorme ma ieri ossia il 29 settembre la direzione di Nord Stream 1 e 2 ha anche precisato che, finché non saranno riparate le strutture, sarà difficile formulare una valutazione realistica sui danni.
Sulla vicenda intanto Mosca alza i toni. Il Cremlino è tornato nuovamente ad accusare gli USA di aver sabotato il gasdotto mentre la responsabile del ministero degli Esteri russo ha parlato di “un atto terroristico” e ha chiesto l’avvio di un’indagine urgente ricordando che nel Mar Baltico “sono stati avvistati” molti più mezzi dell’aviazione che appartengono ai paesi della NATO e che gli incidenti sono avvenuti in territori “pienamente controllati dai servizi segreti americani ”. Da alcune analisi emergono danni notevoli all’ambiente e gli esperti dicono che si tratta di un disastro di proporzioni storiche. Secondo il responsabile di Greenpeace “la quantità di CO2 che si è dispersa nell’aria equivale a quella che la Germania intera produce in 10 giorni”.
Anche se sarà difficile individuare gli autori di questo sabotaggio, l’ex Ministro degli Esteri polacco e ora parlamentare dell’UE Radoslaw Sikoski ha scatenato un putiferio dopo aver pubblicato un tweet che, secondo molti, suggeriva che Gli USA fossero responsabili del sabotaggio del Nord Stream. Il primo vice rappresentante della Russia presso le Nazioni Unite ha ringraziato Sikoski sulle informazioni “su chi c’è dietro quest’attacco terroristico che ha preso di mira questa infrastruttura civile”. Per ricapitolare tutta la vicenda, le esplosioni si sono verificate in acque internazionali per cui, anche se si accertassero responsabilità a carico di uno Stato, è ben difficile che gli autori possano essere inquisiti. Fino ad ora USA e Russia si sono accusate reciprocamente: a voler andare più a fondo, una voce qualificata come quella dell’ex Ministro degli Esteri polacco ha accusato apertamente gli USA di essere responsabile di questo sabotaggio. Un altro indizio a carico degli USA è che fin dalla decisione del governo tedesco di costruire il secondo gasdotto – il Nord Stream 2 – che porta il gas russo direttamente in Germania, l’amministrazione USA si era sempre opposta a questo progetto innanzitutto per motivi politici in quanto la maggior dipendenza della Germania e degli altri paesi europei avrebbe rafforzato la collaborazione politica ed economica con la Russia, allontanando l’UE dai progetti USA. Era l’epoca in cui il Presidente francese, senza timore di essere smentito, dichiarava che la NATO era un’istituzione obsoleta rispetto ai cambiamenti geopolitici maturati all’inizio di questo secolo.
Anche Trump aveva tentato di bloccare il progetto e alla vigilia dell’inaugurazione del nuovo gasdotto era stato Biden a chiedere alla Germania di ritardare l’apertura di questa struttura. Ma vi è un altro indizio che porta sempre agli USA. Biden non ha fatto mistero di voler sostituire alle forniture russe quelle americane con prezzi decisamente superiori a quelli praticati dalla Russia. Ebbene, se tre indizi fanno una prova, recita un vecchio adagio, non è difficile individuare il colpevole. Inoltre il sabotaggio colpisce direttamente gli interessi economici degli Stati proprietari dei due gasdotti che sono la Germania e la Russia che hanno impiegato circa 10 anni per completare il secondo gasdotto investendo ingenti risorse. Se non sarà possibile riparare le falle, ebbene si tratta di un danno di enormi dimensioni per cui gli unici a beneficiare di questo “incidente” sono proprio gli USA che rafforzano così la loro egemonia in Europa.
Si fa presto, dunque, ad individuare un probabile autore, a meno che i nostri rappresentanti non siano talmente condizionati dall’ingombrante alleato atlantico da ritenerli ormai incapaci di tirare le conseguenze di quanto accaduto e di prendere i necessari provvedimenti per salvaguardare la sicurezza in Europa e tenere presente gli interessi politici ed economici di tutto il continente. Sicurezza, lo ribadiamo ancora una volta, che deve includere anche la Russia, facendo sì che si incrocino gli interessi degli uni e degli altri, abbandonando ogni velleità di ricostruire un’alleanza politica ed economica con gli USA, tenendo conto proprio degli ultimi cambiamenti geopolitici intervenuti in questo primo scorcio di secolo. L’alleanza atlantica ha fatto il suo tempo: se essa esiste ancora, serve solo a soddisfare le brame dell’imperialismo USA lasciando che l’Europa si accodi ai suoi progetti. Tutto questo deve finire, indicando come primo problema da risolvere quello del conflitto russo – ucraino che va inquadrato in questo nuova prospettiva di sviluppo anche dell’UE.
Ottobre 2022