RITORNO A CASA
Dopo mesi di sequestro, gli equipaggi di due pescherecci di Mazara del Vallo sono stati liberati ed hanno potuto con le loro imbarcazioni riprendere il mare per ritornare in Italia. Occupandoci di questa vicenda, qualche mese fa, avevamo chiarito che il sequestro delle imbarcazioni e dei membri dell’equipaggio era avvenuto all’interno della ZEE (la zona economica esclusiva) dove la pesca è consentita solo alle imbarcazioni libiche o anche ai pescherecci di nazionalità diversa, che siano però autorizzati in tal senso dalle autorità libiche, in questo caso da Haftar, capo indiscusso della Cirenaica in contrasto con il governo di Tripoli. E’ stato possibile chiudere questa vicenda solo con la visita del premier Conte a Bengasi che, secondo alcune fonti, avrebbe presentato le scuse ufficiali del governo italiano ribadendo l’impegno per evitare che avvengano in futuro altri sconfinamenti. “Per parlare di sconfinamenti bisogna sapere prima quali siano i confini” scrive la rivista Affari Internazionali. Nel 2009 il governo libico aveva proclamato che la ZEE si estendeva fino “ai limiti permessi dal diritto internazionale, in attesa di nuovi accordi che non ci sono stati anche se il limite ricade al disotto della linea mediana con l’Italia e quindi non si presta a contestazioni”. Ma il problema è un altro perché la Libia rivendica la sua sovranità all’interno del Golfo della Sirte mentre sia l’UE che gli USA non riconoscono questo diritto all’epoca rivendicato da Gheddafi, anche se l’Italia si è guardata bene dal contestare questo diritto, reclamando da parte sua la sovranità sulla Baia del Golfo di Taranto. Tripoli è molto sensibile alle questioni marittime soprattutto oggi che è diventata alleata sia di Malta e della Turchia mentre, guarda caso, la Francia parteggia per Haftar, a tener conto degli interessi economici francesi. “Insomma resta aperta la questione della gestione comune delle risorse e la tutela ambientale del Mediterraneo Occidentale”. In questo quadro, così confuso, il problema potrebbe essere risorto con un accordo di partenariato tra privati simile a quello tentato nel 2019 da Federpesca e qui – prosegue ancora la rivista – “a preoccupare sono più le rivalità tra le nostre associazioni che quelle tra fazioni libiche”. L’Italia attualmente sta svolgendo una sorta di mediazione tra le due parti divise della Libia per cui l’eventuale accordo che intervenisse tra le parti potrebbe portare ad una soluzione che favorisca i pescatori italiani. Ma allo stato sono ipotesi molto lontane. Ci sono troppi interessi economici in gioco, a volte incrociati, ed a volte contrastanti. Basta pensare che da diversi mesi la Turchia, che è entrata nel Mediterraneo a difesa del governo libico di Tripoli, insiste a chiedere “libertà di trivella” per le navi turche nelle prossimità dell’Isola di Cipro, senza dimenticare l’interesse della Russia di mettere piede nel Mediterraneo, profittando della debolezza dei paesi rivieraschi e della totale assenza di una politica europea.