RISCHIO SOVRANISTA
Il Parlamento europeo ha approvato a larga maggioranza (446 sì, 178 no e 41 astenuti),
una risoluzione di condanna nei confronti della Polonia e dell’Ungheria non in linea con i valori e i trattati europei. I due governi sovranisti sono nel mirino per le continue violazioni dei principi posti a base dell’UE, in particolare quello della legalità e del riconoscimento dei diritti inviolabili dell’uomo. Per quanto riguarda l’Ungheria di Orbán, già da diversi mesi è stato sospeso dal PPE il partito Ungherese Fidesz. Il Parlamento ha ritenuto che l’interferenza negli affari interni di Stati membri è legittimo in nome della difesa dei valori costitutivi europei. Si tratta di una posizione assunta per la prima volta da uno dei massimi organi dell’UE, senza aspettare il verdetto della Corte di Giustizia.
E si tratta di una decisione che- proprio perché pervenuta da un’assemblea di rappresentanti dei paesi membri eletti direttamente dai cittadini – certamente più forte di quanto possa essere un provvedimento di sospensione del partito sovranista da parte del gruppo politico di appartenenza (il PPE).
Probabilmente, come ha commentato la ministra ungherese Novák, “questa presa di posizione è una buona ragione per cercare nuovi alleati”. Si profila dunque un’intesa tra Budapest e il partito sovranista polacco (il PIS) che va verso l’approvazione della legge che equipara l’educazione sessuale alla pedofilia con pene detentive fino a 5 anni per chi fornisce educazione sessuale ai minorenni. Si ritorna ai tempi in cui regnava l’ordine e la disciplina imposta da una parte di quella Chiesa cattolica polacca che oggi non riconosce e non appoggia la politica ecumenica che sta portando il Papa di Roma. L’oscurantismo religioso è forte soprattutto nelle campagne polacche. Ma, qualcosa, come si diceva, è mutato nell’atteggiamento dell’UE. “I neo eletti di Strasburgo, anziché attendere i tempi lunghi per una pronuncia della Corte di Giustizia, hanno deciso di assumere l’iniziativa di una resa dei conti con Budapest e Varsavia su un terreno – quello dei diritti – che è la quintessenza dei trattati europei” scrive Massimo Riva su “La Repubblica” del 21 gennaio. “Le minoranze democratiche di questi paesi – aggiunge – erano rimaste piuttosto sconcertate da alcune espressioni di conciliante indulgenza verso le deviazioni autoritarie nei Paesi dell’Est pronunciate dalla neo-presidente della Commissione”. Una posizione equivoca che è frutto anche del compromesso raggiunto – anche con i voti sovranisti – per la nomina del Presidente della Commissione.
Oggi il Parlamento europeo con questa risoluzione dimostra non solo di non voler essere più prigioniero delle logiche di alleanze politiche e di interessi economici che hanno frenato la condanna degli Stati sovranisti.
Oggi l’Unione non può continuare a subire inerte le beffe dei sovranisti per cui è necessario passare alla fase anche delle sanzioni economiche che sono “l’arma principale – scrive Riva – per combattere le violazioni dei diritti fondamentali” denunciando che finora “simile eventualità nei confronti di Ungheria e Polonia, che pur ricevono da Bruxelles contributi generosi, è sempre stata accantonata per ragioni non proprio nobilissime”. “In sostanza per non danneggiare le imprese – soprattutto quelle tedesche – che fanno buoni affari con questi paesi, lucrando sui bassi salari e altri favori fiscali”.
Qual’è la morale di questa vicenda? Le politiche sovraniste di questi paesi, la loro vocazione nazionalista, il ritorno a forme di segregazione di singoli gruppi sociali e di soppressione dei diritti civili sono alimentati anche dalla tolleranza diffusa ma soprattutto dalla complicità di forze sociali ed economiche che anche nel secolo scorso hanno collaborato con Stati autoritari. Oggi, anche grazie ad una movimento giovanile che scuote l’Europa, è venuto il momento di dare maggiore autorevolezza alle istituzioni europee ponendole in grado di poter raggiungere l’obiettivo della costituzione di uno Stato federale capace di dare un contributo allo sviluppo di una società alternativa e solidale e contribuire alla costruzione di un nuovo ordine mondiale senza guerre e discriminazioni.
10/2/2020