QUALCOSA SI MUOVE
Un nuovo stop al decreto Sicurezza di Salvini arriva dal Tribunale di Bologna, dopo quello dei Giudici di Firenze. Il Tribunale di Bologna ha infatti accolto il ricorso presentato da due richiedenti asilo a cui il Comune aveva negato l’iscrizione all’Anagrafe, così come previsto dal decreto Salvini, ritenendo che “la mancata iscrizione ai registri anagrafici impedisce l’esercizio di diritti di rilievo costituzionale ad essi connessi, tra i quali rientrano ad esempio quello all’istruzione e al lavoro”. Il Tribunale ha evidenziato come la norma voluta dal Viminale “non contiene un divieto esplicito di iscrizione per i richiedenti asilo, bensì evidenzia come il permesso di soggiorno per richiesta asilo non costituisce titolo per l’iscrizione all’anagrafe”. Dunque, il giudice non ha concesso il permesso di soggiorno ma ha ritenuto che, in attesa della decisione sulla sua richiesta, nulla osta che il richiedente asilo possa soggiornare per un tempo sufficiente per ottenere l’iscrizione all’anagrafe. “Questa interpretazione – scrive il Giudice – offre una lettura coerente della norma col quadro normativo costituzionale e comunitario, altrimenti di dubbia natura”.In parole più chiare, l’art. 13 del decreto –secondo il Giudicante – ha eliminato unicamente l’automatismo che permetteva di concedere l’iscrizione anagrafica per i richiedenti asilo da parte dei centri di accoglienza, ma non impedisce di farlo. Immediate le reazioni di Salvini il quale ha manifestato tutto il suo disappunto scrivendo: “Sentenza vergognosa. Se qualche giudice vuole far politica e cambiare le leggi per aiutare gli immigrati, lasci il Tribunale e si candidi con la sinistra…”. Quel che conta è che il Giudice è chiamato ad interpretare la norma nel senso di valutare la sua coerenza – come è stato scritto – con la norma costituzionale e comunitaria. Diversamente, se, come ci sembra, la norma presenta un deficit costituzionale, c’è sempre la possibilità per il Giudicante – nel corso del giudizio – di far ricorso alla Corte Costituzionale perché si pronunci sulla costituzionalità della norma – sospendendo ogni decisione in via cautelare. Immediata anche la risposta dell’Associazione Nazionale Magistrati i quali hanno giustamente parlato, riferendosi all’intervento di Salvini, di “delegittimazione della magistratura”. Anche la sentenza del Tribunale di Firenze aveva ritenuto che “ogni richiedente asilo, una volta che abbia presentato la domanda di protezione internazionale deve intendersi comunque soggiornante regolarmente in Italia, fino a che non sia decisa in via definitiva la sua domanda d’asilo”. In caso contrario, il diniego risulterebbe discriminatorio. Ma il tema del trattamento giuridico dei migranti, comunque, resta una questione aperta. Recentemente la Cassazione ha deciso che la nuova normativa sui permessi di soggiorno abbia “applicazione immediata” non solo per i nuovi casi ma anche per quelli in corso al momento della decisione, in controtendenza ad una precedente pronuncia dell’ottobre scorso. Salvini, comunque, ha invitato tutti i sindaci a rispettare la legge, temendo che ora –forti di questa sentenza – altri sindaci potrebbero seguire l’esempio del loro collega di Palermo, Leoluca Orlando, che già nel gennaio scorso si era assunto la responsabilità di iscrivere il migrante nei registri anagrafici del Comune di Palermo per consentire loro anche di poter contare sull’assistenza medica. La condizione dei migranti cui viene rifiutata l’iscrizione nell’anagrafe del Comune è identica anche alle persone senza fissa dimora, per cui recentemente a Bologna, l’associazione “Avvocati di strada” ha ottenuto un provvedimento giudiziario che ha fatto obbligo al Comune di iscrivere nei registri anagrafici un gruppo di persone senza fissa dimora. Alla luce della sentenza emessa dal Tribunale di Bologna, il Sindaco di Bologna ha assicurato che autorizzerà l’iscrizione all’Anagrafe di quanti – sia “homeless” o migranti – ne facessero richiesta. Possibile che anche altri Comuni faranno riferimento a questa pronuncia anche se continua la battaglia per dar voce ai diritti di queste fasce sociali fino a quando il decreto Salvini non sia modificato o non sia dichiarato incostituzionale.
Avv. E. Oropallo
Maggio 2019