skip to Main Content

PUGNO DURO DELL’UE CONTRO L’UNGHERIA

Nel corso del vertice dei capi di governo tenutosi a fine giugno a Bruxelles, c’è stato un fuoco di fila contro il governo ungherese per misure assunte nei confronti delle minoranze sessuali da parte del Parlamento ungherese. E’ stato l’olandese Rutte a minacciare l’espulsione di Budapest dall’UE “per chi promuove quelle leggi – avverte – non c’è spazio nell’Unione” chiedendo espressamente al capo del governo ungherese di mettere in atto una procedura di exit utilizzando l’art. 50 del Trattato, come ha fatto la Gran Bretagna. “Continueremo a combattere la discriminazione nei confronti delle comunità LGBTQ – si legge –riaffermando la nostra difesa dei diritti fondamentali” hanno ribadito i 16 leader europei tra i quali Draghi, Merkel e Macron. La legge votata dal Parlamento viola la Carta dei diritti fondamentali dell’Europa per cui il Parlamento europeo ha inviato una richiesta alla Commissione per avviare un procedimento di infrazione contro l’Ungheria che, in questo caso, rischierebbe anche la sospensione di tutti i fondi europei, compreso il Recovery Plan. La Commissione ha tempo fino alla fine di luglio per decidere su questa richiesta ma è evidente che nell’Unione al momento nessuno vuole arrivare fino a quel punto che sarebbe senza ritorno e Orban questo lo sa, ribadendo che non ha alcuna voglia di farlo, rinunziando così ai fondi europei che hanno assicurato al governo ungherese in questi anni di investire nel settore industriale ma soprattutto utilizzando una parte dei fondi per portare avanti una campagna a favore del governo ancora saldamente in mano ad Orban ma a febbraio ci saranno le nuove elezioni e Orban non vuole trovarsi ad affrontare una crisi nei rapporti con l’UE per cui è probabile che si decida a modificare la legge, venendo incontro alle richieste dell’UE. Orban questa volta è davvero isolato con conseguenze neppure prevedibili sul piano interno. C’è da aggiungere che gli altri membri del cd. Gruppo di Visegrad non hanno nessuna intenzione di andare ad uno scontro con le istituzioni europee che potrebbe portare anche al blocco dei fondi per questi paesi. Comunque sia, all’interno dell’UE si sta combattendo una vera battaglia politica sulle sorti dell’UE che vede crescere una fronda illiberale che sta frenando il processo unitario tra i paesi nella prospettiva della nascita di uno Stato Federale. Si tratta di uno scontro di cui non è facile anticipare l’esito ma c’è da aggiungere che contro il fronte costituito da Orban e i suoi amici, l’UE ha un’arma che poteva dirsi vincente ed è quella dell’ingresso nell’Unione di altri paesi, in particolare quelli della ex Jugoslavia, che sono anni che hanno fatto richiesta di aderire all’Unione, essendo in possesso, almeno una parte di loro, di tutti i requisiti per far parte dell’UE. D’altra parte, i paesi dell’ex Jugoslavia, se non riescono in questo intento, diverranno facile preda di altre potenze, come già sta accadendo, fomentando i vecchi rancori in questa area che costituisce il lato debole del sistema di sicurezza europeo. Non sono mancati fino ad oggi tentativi di infiltrazione da parte di altre potenze come la Cina o nella più vicina Turchia che cercano di legare questi paesi al carro della loro politica espansionistica. Insomma, sarebbe davvero un grave errore da parte dell’UE se lasciasse ancora una volta cadere questa possibilità. Certo non mancano esitazioni da parte di alcuni paesi come La Francia su questa prospettiva ma ormai l’ipotesi viene appoggiata da alcuni paesi come la Germania o l’Italia che hanno in corso già forti investimenti in Serbia come nel resto dei Balcani Occidentali. Certo, potrebbero pure quietarsi le spinte nazionaliste che ancora sono retaggio del passato, in nome di un’unica e solidale appartenenza ad un progetto di una nuova Europa con un sistema integrato di sicurezza e di sviluppo, mettendo da parte ogni ipotesi nazionalista che ormai ha fatto il suo tempo. Bisogna spingere in questa direzione per accelerare lo sviluppo di un continente che ha tutte le risorse culturali, politiche, storiche ed economiche per porsi tra i protagonisti del cambiamento, del rinnovamento per un futuro che possa portare ad un allentamento delle dispute internazionali e ad un serio programma per combattere le sfide economiche, ecologiche e sociali per assicurare un futuro anche alla vita di questo pianeta.

Luglio 2021

 

Pugno duro dell’UE contro l’Ungheria

Back To Top
Translate »