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PORTE CHIUSE DEL VATICANO ALLE PROPAGANDE USA

Preceduto da ampie anticipazioni della stampa, il Segretario di Stato USA , Mike Pompeo, si è incontrato a Roma con il governo italiano per sollecitare una chiara presa di posizione nei confronti della Cina. Il programma prevedeva anche un incontro del Segretario di Stato con il Papa. In un’intervista che ha rilasciato alla stampa, il Segretario di Stato chiedeva al Papa senza mezzi termini di non rinnovare l’intesa con Pechino ma Papa Francesco non ha gradito questa che ha considerato una vera e propria interferenza USA nella politica che il Vaticano sta portando avanti di aprire le porte alla altre confessioni religiose e di apertura anche nei confronti dei paesi che fino ad oggi avevano praticamente ignorato o peggio avversato la libertà di culto ai cattolici, come nel caso della Cina, con la quale due anni fa il Papa aveva sottoscritto un accordo per aiutare i cittadini cinesi di fede cattolica. L’orientamento di Pompeo è esplicito. “Il rinnovo dell’accordo metterebbe in discussione l’“autorità morale del Papa”. Questa ennesima uscita del Segretario di Stato – segnala La Repubblica del 21.9 – è solo l’ultimo dei tentativi americani di bloccare le aperture del Vaticano verso la Cina”. Ma non si è trattato solo di un semplice incidente diplomatico in quanto Pompeo ha offeso la figura del capo della cristianità, che non può prendere posizione su un conflitto, per ora solo commerciale tra due Stati sovrani. Pompeo ha aggiunto che la Santa Sede dovrebbe schierarsi con i cattolici e il popolo di Hong Kong. Ancora il quotidiano scrive che “le sue suonano più che altro come il tentativo di portare dalla propria parte il mondo cattolico conservatore USA in vista anche del 3 novembre”, la data prevista per le elezioni del nuovo presidente. Papa Francesco non ha incontrato dunque il Segretario di Stato che ha avuto – riporta la stampa – un colloquio “cordiale” con il Cardinale Pietro Parolin e con il Segretario per i rapporti con gli Stati M. Paul Richard Callagher il quale già si era espresso in termini molto duri dichiarando che:“L’amministrazione di Trump vuole strumentalizzare il Papa e questa è una delle ragioni per cui non incontrerà Pompeo”. D’altra parte è palese e giustificato l’irritazione di Papa Francesco che è deciso a procedere al più presto al rinnovo dell’accordo con la Cina sulla nomina dei vescovi. La Santa Sede insiste nel sottolineare il carattere religioso e non politico dell’accordo anche se Pompeo continua a ritenere, e lo ha fatto anche in un’intervista che ha rilasciato al quotidiano La Repubblica, di venerdì scorso, dopo l’incontro avuto con alcuni esponenti del governo italiano, dichiarando che con il Vaticano “c’è una differenza solo di approccio” aggiungendo nel corso dell’intervista che “ il Vaticano è con noi perché condivide la nostra rabbia nei confronti delle violazioni dei diritti umani da parte del regime cinese, in quanto si tratta di veri e propri atti contro la dignità dell’uomo”. Certo, Il problema è che Trump, a causa di un’errata gestione della pandemia, vede profilarsi la sconfitta elettorale per cui sta utilizzando tutti gli strumenti che possiede per rafforzare la sua posizione nella battaglia elettorale ma non può certo farsi passare come il paladino dei diritti umani che ha sempre sistematicamente violato nel corso del suo mandato presidenziale.

6/10/2020

Porte chiuse del Vaticano alle propagande USA

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