POLONIA – BATTAGLIA DELLE DONNE CONTRO LEGGE ANTIABORTO
In Polonia, uno dei paesi più conservatori dell’UE, c’è stato un ulteriore inasprimento della legge antiaborto che già era una delle più antiabortiste in Europa. In effetti, fino a qualche settimana fa, l’aborto era ammesso solo in due casi: il primo, quando la gravidanza era frutto di una violenza sessuale e nel secondo caso per gravi malformazioni al feto. La Corte Costituzionale polacca, la cui composizione è stata cambiata recentemente dal governo sovranista dal partito “Legge e giustizia” (PIS), si è dichiarata a favore, la settimana scorsa, a cambiare la già rigida normativa. Secondo i giudici della Corte Costituzionale l’articolo della legge che autorizza l’aborto in caso di gravi malformazioni è “incompatibile con la Costituzione” immediate le reazioni dell’UE: la Commissaria per i diritti umani del Consiglio d’Europa ha dichiarato che la decisione “equivale all’abrogazione dei diritti umani”. In Polonia, più di 38 milioni di abitanti, vengono effettuati ogni anno solo 1.100 interruzioni di gravidanza legali ma gli aborti clandestini o effettuati all’estero si aggirano sull’ordine di 200mila. Il difensore civico e attivista polacco Bodnar ha dichiarato che quello dell’aborto è un vero e proprio problema sociale. La posizione tenuta dal governo sovranista è legata a filo doppio con il clero cattolico più conservatore, che non si riconosce nelle posizioni di Papa Francesco. Molti sostenitori di questo movimento addirittura vorrebbero il divieto assoluto di aborto in Polonia per cui la decisione della Corte Costituzionale è stata largamente influenzata da queste pressioni ma le donne non si son fermate e sono scese in piazza, malgrado le limitazioni della pandemia, per difendere il loro diritto. D’altra parte, più di un commentatore ha osservato che questa modifica della legge potrebbe segnare l’inizio della fine del partito conservatore se non altro perché “raramente nella storia della Polonia – scrive Wlodek Goldkorn su La Repubblica del 24.10 u.s. – un potere laico o ecclesiale ha vinto contro le donne perché sono state loro negli ultimi 150 anni a reggere le sorti dell’economia e della famiglia e oggi (rappresentano) le avanguardie della resistenza al populismo in questo periodo”. A questo punto il partito conservatore ha fatto marcia indietro ed il Parlamento, anche con il voto di alcuni membri del PIS, ha respinto il disegno di legge che introduceva di fatto il divieto totale di interruzione della gravidanza. “Le manifestazioni delle donne ci hanno fatto riflettere e ci hanno dato una lezione di umiltà” ha dichiarato Jaroslaw Gowin, ministro di Scienza e Pubblica Istruzione. Il nuovo testo di legge, elaborato da un’iniziativa popolare, che già era stata approvata dal Parlamento in prima lettura, prevedeva un divieto pressoché totale di interruzione della gravidanza, consentendo l’aborto solo in caso di pericolo di vita della madre. L’opposizione aveva già da subito duramente attaccato il governo per il voto favorevole alla legge della maggioranza in prima lettura. “Quella legge – ha commentato un membro dell’opposizione – è un progetto barbaro da cestinare subito”. Se oggi le donne polacche possono rivendicare a ragione di aver fermato questo progetto liberticida, non c’è da restare tranquilli perché il governo conservatore potrebbe, secondo gli osservatori, rimettere in discussione i rapporti con l’UE, la libertà di stampa o i diritti della comunità degli Lgbtg che la Chiesa polacca definisce “peste arcobaleno, la pandemia più pericolosa del momento, letale per la nazione cristiana così come furono letali i decenni della dittatura comunista”. Non possiamo prevedere come finirà questo contrasto sociale tra una Polonia che vuole lasciare sopravvivere il paese di ieri e la gioventù polacca che, con la solidarietà delle frange più progressiste della società, combatte la sua battaglia contro chi vuole condannare il paese a restare prigioniero del passato. Certo è che le donne continueranno a scendere in piazza per difendere i propri diritti e quelli che fanno parte di una tradizione di civiltà del paese che non può essere stravolto.
3/11/2020