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PERCHÉ L’UE TACE

La trasmissione di Report di domenica 12 gennaio ha messo a nudo la ragnatela che Israele sta tessendo ormai da anni sui paesi dell’UE per comprare i favori dell’Europa. Molti deputati si sono resi sempre più disponibili ad aprire le porte a Israele chiudendo ogni discussione sulla nascita dello Stato palestinese, che è stato archiviato ancora una volta. I rappresentanti italiani sono tra i primi sostenitori di Israele e il nostro Ministro degli Esteri già da diversi anni sta collaborando per favorire Israele, sia sul piano commerciale che per il sostegno militare. Nell’intervista resa a Report il nostro Ministro ha dichiarato di essere dalla parte di Israele che ha tutto il diritto di costruire la sua sicurezza interna ed esterna – dimenticando che Israele sta tentando di cancellare la Palestina dalla carta geografica. Lo stesso Josep Borrell, già Alto rappresentante dell’UE per la politica estera, ebbe a dichiarare, qualche mese fa che la creazione di uno Stato palestinese è il modo migliore per garantire la sicurezza di Israele.

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È il momento di rendere giustizia al popolo palestinese

Il 4 dicembre scorso l’Assemblea generale ONU ha votato una storica risoluzione a favore dello Stato di Palestina nella quale si chiede il ritiro di Israele dai territori occupati e l’evacuazione dei coloni ebrei. Inoltre, il documento chiede ad Israele di “cessare completamente e immediatamente ogni forma di violenza, compresi gli attacchi militari, le distruzioni e gli atti di terrorismo nei confronti della popolazione inerme“.

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Le lobby israeliane in Europa

Al contrario, le lobby israeliane in Europa hanno aumentato la loro pressione per influenzare le politiche europee. Questo condizionamento si estende anche al settore culturale bloccando ogni iniziativa a favore di Gaza e della Palestina. La trasmissione Report ha sollevato il velo sugli intrecci tra le lobby israeliane e l’UE dimostrando come i finanziamenti europei destinati ad Israele sono utilizzati da Israele stesso per scopi militari. Anche l’Olocausto viene strumentalizzato per finalità politiche. Ci si chiede fino a che punto l’Europa è disposta ad accettare simili interferenze, restando muta di fronte alle pesanti responsabilità del governo di Israele i cui rappresentanti sono oggi indagati per genocidio dalla Corte di Giustizia Internazionale, mentre la Corte Europea Penale ha emesso mandato di arresto nei confronti dei massimi dirigenti del governo israeliano.

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Per capirlo, basta ricordare una dichiarazione fatta il 22 ottobre 2022 da Ursula von der Leyen che, a proposito dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, definiva atti di terrorismo e crimini di guerra “gli attacchi mirati alle infrastrutture civili” mentre un anno dopo, esprimendo la posizione della Commissione Europea all’indomani del 7 ottobre 2023, dichiarava che “Israele ha il diritto di difendersi con le leggi internazionali mentre Hamas è un’organizzazione terroristica’“. È proprio in questo scenario che l’Europa deve riaffermare i suoi principi di libertà e di legalità internazionale – sempre che abbia ancora la possibilità di farlo senza cedere ai ricatti politici che minacciano ogni voce indipendente. Sarà possibile tutto ciò? Ne siamo poco convinti, anche perché in Italia alcuni esponenti della comunità ebraica si sono espressi apertamente a favore del governo israeliano, dichiarando che è una bestemmia accusare Israele di crimini contro l’umanità, tacendo di fronte al massacro del popolo palestinese.

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Da mesi si sta parlando di una tregua temporanea delle operazioni belliche da parte di Israele. Il 16 gennaio era il giorno fissato per sottoscrivere l’accordo ma ancora una volta il governo israeliano ha sospeso ogni decisione – continuando a bombardare la Striscia di Gaza, ammazzando ancora 81 civili inermi (bambini compresi), mentre ieri a Roma il nostro Ministro degli Esteri si incontrava con il suo omologo israeliano che, ad una precisa domanda sul numero dei palestinesi ammazzati, rispondeva che sono meno di quanti risultano secondo le informazioni fornite dagli ONG!

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È solo una tregua temporanea, ma la guerra continua

Il popolo palestinese non ha bisogno del carnefice israeliano che oggi ancora commette crimini di guerra, ma chiede che Israele ritiri tutte le sue truppe dai territori occupati lasciando che i palestinesi possano costruire da soli il proprio Stato. Questa aggressione di Israele è la più lunga nella lunga storia dei conflitti tra Israele e la Palestina, anche più di quella che aveva opposto il giovane Stato ai suoi vicini arabi all’indomani della Dichiarazione di Indipendenza del 14 maggio 1948. Oggi, nonostante la sua potenza militare, il sostegno incondizionato degli Stati Uniti e il deciso appoggio dell’Europa (tra i primi Francia, Italia e Germania) uscirà da questa invasione più isolato sulla scena internazionale, più diviso al proprio interno e più incerto sul proprio avvenire…senza tener conto che quando le armi taceranno, dovrà affrontare un popolo di sette milioni di palestinesi che vivono nei territori loro assegnati in base agli accordi raggiunti in questi lunghi anni (e mai rispettati da Israele), che sono ben decisi a difendersi dall’occupazione straniera e dal regime di apartheid loro imposto, qualunque sia il destino di Netanyahu e di tutti quelli che sono corresponsabili di questo ennesimo Genocidio.

Gennaio 2025

Avv. Eugenio Oropallo

PERCHÉ L’UE TACE

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