METTERE AL BANDO LE ENERGIE FOSSILI PER UNA BATTAGLIA CONTRO L’INQUINAMENTO
Uno degli argomenti che saranno discussi al prossimo G20 sarà certamente quello dei cambiamenti climatici. I paesi del G20 si erano impegnati – sottoscrivendo l’accordo di Parigi – di contenere il riscaldamento globale entro 1,5 °C per la fine del secolo. Ma, anche a causa della decisione del governo USA di uscire dal Trattato, le proiezioni indicano un aumento di inquinamento del 2,7 ° C ben al di sopra dell’obiettivo prefissato. La pandemia ha permesso una riduzione delle emissioni di CO2 del 7,5% rispetto all’anno precedente ma la maggior parte dei governi del G20 continuano a far riferimento all’energia fossile con investimenti di oltre 200 milioni di dollari sui combustibili fossili. Vero è che l’UE ha deciso di destinare il 30 % del suo bilancio e del Recovery Fund pari a 1800 mld. di euro alle energie rinnovabili una parte potrebbe comunque confluire nel supporto ai combustibili fossili. La Commissione prevedeva di ridurre le emissioni del 55% entro il 2030 rispetto al 1990. Secondo le previsioni con le attuali politiche si arriverebbe al 37%: in effetti, i combustibili fossili rappresentano ancora il 70% dei consumi energetici, una percentuale che dovrebbe essere ridotta di 2/3 se si vogliono rispettare gli obiettivi di Parigi per il 2030. Ma non basta perché è necessario che i paesi dipendenti dal carbone rinuncino a questa forma di energia. E, purtroppo, anche all’interno dell’UE vi sono paesi che hanno fatto capire di non essere disposti a rinunziare al carbone, come ha dichiarato apertamente la Polonia che ha promesso a settembre scorso di mettere fine all’estrazione del carbone entro il 2049. Nel 2019 la Polonia ha estratto 61,6 milioni di tonnellate di carbone ossia il 95% della produzione totale dell’UE. Il Regno Unito ha presentato un piano del valore di 12 miliardi di sterline per portare il paese verso la neutralità climatica entro il 2050, creando nel frattempo oltre 250mila nuovi posti di lavoro sostenibili. “La nostra rivoluzione industriale verde sarà alimentata dalle turbine eoliche della Scozia e del Nord-Est” dichiara Johnson che dovrebbe portare la creazione di 600mila nuovi posti di lavoro, aggiungendo di voler terminare la produzione di veicoli a benzina e gasolio entro il 2030 e anche il trasporto pubblico sarà reso più green così come navi e aerei. Sarà migliorata anche l’efficacia energetica degli edifici e si migliorerà per ripiantare decine di migliaia di ettari di alberi ogni anno e rendere Londra la capitale globale della finanza sostenibile. Un piano molto interessante che potrebbe fare da apri-pista anche per l’UE sempre che si riesca a trovare un ragionevole accordo soprattutto con i paesi che ancora sono legati al carbone e tra essi non mancano paesi come il Belgio, la Francia e la stessa Germania anche se quest’ultima, pur non essendo produttore, resta il principale consumatore di prodotti derivati dal carbone con il 35% del totale europeo nel 2019 contro il 23% della Polonia. Occorre che l’UE affronti questo argomento al più presto possibile e sviluppi un piano col quale mettere al bando progressivamente le fonti energetiche fossili anche con finanziamenti che possono implementare la ricerca di fonti energetiche rinnovabili, anche se va aggiunto che la politica energetica UE non potrà da sola portare ad una riduzione del riscaldamento climatico, senza cambiamenti epocali anche nel resto del mondo. E’ una sfida globale che va affrontata con l’aiuto finanziario dei paesi più ricchi per dar modo ai paesi più arretrati di liberarsi dall’uso delle energie fossili che rappresentano uno dei primi fattori inquinanti.
METTERE AL BANDO LE ENERGIE FOSSILI PER UNA BATTAGLIA CONTRO L’INQUINAMENTO