L’UE e l’ora legale
L’ora legale in Europa venne istituita nel 1996 da una direttiva europea che la rese obbligatoria per tutti gli Stati membri. Essa venne adottata anche da paesi terzi, come la Svizzera. Nel 2018 essa venne messa in discussione da alcuni paesi del Nord Europa, e da altri centro-europei, sul presupposto che si trattasse di una brutale imposizione della burocrazia di Bruxelles. La Commissione – evidentemente senza rendersi conto di quello che sarebbe accaduto nel caso fosse stata abbandonata l’ora legale – fu costretta ad indire un referendum, che si svolse senza tanta pubblicità, che si espresse a favore dell’abbandono dell’ora legale per cui la Commissione ha lasciato i paesi membri liberi di scegliere se servirsi o meno dell’ora legale. Come avevamo a scrivere nel 2018, l’ora legale sarà obbligatoria fino all’ultima domenica di marzo 2021; successivamente, ogni Stato in teoria potrà scegliere anche di tornare all’ora solare. Certamente se una parte dei paesi europei ritorneranno all’ora solare, ci saranno seri problemi soprattutto nel settore del trasporto aereo perché “senza una sincronizzazione delle decisioni, il trasporto aereo rischia di precipitare nel caos”, avvertono alcune associazioni delle compagnie aeree a partire dalla IATA. Non solo per l’Europa ma anche per il resto del mondo in quanto dovrebbero essere riprogrammati gli orari dei voli in tutto il mondo. Il fatto è che, mentre alcuni paesi del Nord Europa sono contrari all’ora legale perché d’estate fa buio più tardi e non hanno bisogno di spostare le lancette in avanti, quelli del Sud Europa, come l’Italia, sono a favore dell’ora legale per guadagnare un’ora di luce nelle sere estive e recuperarne un’altra nelle mattine di inverno. Il governo italiano, sia pure con notevole ritardo, ha presentato – come scrive il Corriere della Sera – a giugno una richiesta formale per mantenere la situazione inalterata. Nei prossimi mesi, la questione verrà ridiscussa dal Parlamento e dalla Commissione, anche se attualmente a Bruxelles la questione non è prioritaria. Ovviamente, che prevalga l’uno o l’altro degli schieramenti, è opportuno che la scelta sia unica per tutti i paesi perché, diversamente, ci sarebbe un vero e proprio caos. Evidentemente ci sono pro e contro e uguale valenza hanno le ragioni di chi vuole confermata l’ora legale e di chi vuole il contrario. Ma è essenziale che si mantenga un’unica scelta per tutti, anche se per motivi di opportunità sarebbe valida la soluzione del doppio orario. C’è da sperare che il Parlamento e la Commissione si esprimano a favore di questa soluzione, perché non si può pensare che – in nome del principio della sovranità nazionale– si arrivi ad una nuova battaglia in seno all’UE, con buona grazia di chi è pronto a brindare difronte a questa nuova divisione in seno all’UE.
Novembre 2019
L’Unione Europea e l’ora legale