L’UE e lo Stato di Diritto
Sono mesi ormai, che Polonia e Ungheria – cui si è aggiunta recentemente anche la Slovenia – hanno messo il veto sul bilancio UE e sul Recovery Fund perché rifiutano che la norma introdotta a maggioranza dal Consiglio possa sospendere o tagliare i fondi a quei paesi che non rispettano lo Stato di Diritto. “Il vertice del 10 dicembre, dovrebbe essere decisivo per sbloccare la situazione – scrive Andrea Bonanni sul quotidiano La Repubblica del 30.11 – la questione è di enorme importanza sia perché sta bloccando i finanziamenti così urgenti per superare la recessione post-Covid sia perché solleva questioni cruciali sulla natura dell’UE e sui suoi valori fondanti”. In realtà, pare poco probabile che l’UE possa sospendere i fondi a quei paesi illiberali o sovranisti, che dir si voglia, perché non esiste norma che possa bloccarli. Finché si tratta di minacce, va bene anche, ma non si possono trasgredire le norme stesse del Trattato. L’art. 3 del Regolamento prevede, infatti, che le sanzioni possono essere adottate solo se “è stabilito che le violazioni dei principi dello Stato di Diritto in uno Stato membro danneggino o rischiano seriamente di danneggiare la sana gestione finanziaria del bilancio UE o la protezione degli interessi finanziari dell’Unione in modo sufficientemente diretto”. A questo proposito non si può affermare che la persecuzione degli omosessuali in Polonia o l’epurazione dei media in Ungheria possa avere una ripercussione sulla “sana gestione finanziaria del bilancio UE”. Il fatto è che la normativa UE tutela esclusivamente gli interessi finanziari ed economici dell’Unione per cui la sanzione non può essere applicata ai paesi cd. illiberali perché manca la norma specifica. Scrive sempre Andrea Bonanni che “l’Europa farebbe bene a dotarsi di strumenti molto più efficaci per tutelare il rispetto dei suoi valori fondamentali”. In realtà, altri strumenti esistono anche se siamo d’accordo che sono poco efficaci, come lamenta Bonanni. Il 1° dicembre 2009 è stato approvato a Lisbona l’entrata in vigore del nuovo Trattato che prevede (art. 6 comma 1) che “la Carta dei Diritti Fondamentali dell’UE abbia la stessa valenza giuridica dei Trattati”, ossia di fatto valenza superiore alle norme interne di un qualsiasi paese che violi una di queste norme. In tema di libertà individuale vi sono almeno tre articoli che possono ritenersi violati, nel caso che stiamo esaminando, e cioè l’art. 10 che tutela la libertà di pensiero, coscienza e religione, l’art. 11 che tutela la libertà di espressione e di informazione e l’art. 13 che tutela la libertà delle arti e delle scienze, solo per citarne alcuni, per cui ci sono gli estremi per aprire un procedimento di infrazione nei confronti di questi due paesi refrattari alle regole democratiche, portandoli innanzi alla Corte di Giustizia. Si dice che i processi sono lenti ma se è vero questo perché non velocizzare questi procedimenti? Aggiungo che, sempre con riferimento al Trattato di Lisbona, l’Unione ha aderito alla Convenzione Europa dei Diritti dell’Uomo (CEDU) per cui potrebbe anche denunziare le violazioni commesse da questi paesi anche se, in questo caso, i tempi della procedura sono abbastanza lunghi ma si potrebbe far riferimento alla procedura d’urgenza per ottenere un provvedimento provvisorio nei confronti dello Stato che abbia commesso una violazione della norma pattizia. Infine, proprio perché l’Unione istituzionalmente non ha i poteri che può esercitare uno Stato federale credo che bisogna lavorare perché questo ultimo passaggio sia realizzato al più presto per dare una piena attuazione al processo di trasformazione dell’Unione. Abbiamo una moneta unica, che probabilmente, nei prossimi anni diventerà moneta per tutti gli altri paesi dell’UE; si sta lavorando per avere una difesa comune mentre sul piano economico stiamo lavorando per rendere compatto il sistema finanziario e sul piano giuridico, ormai il 60-70% delle norme interne sono costituite da norme di provenienza delle norme comuni. Che cosa dunque manca per riconoscere a questa Unione la sua personalità sul piano internazionale? Certo è necessario anche l’approvazione degli Stati sotto il profilo politico ma, se c’è qualcosa di positivo ahimè da apprendere da questa pandemia è che solo un sistema integrato come quello europeo può dare risposta a problemi complessi come una pandemia o un evento bellico. Certo, gli Stati devono cedere una parte della loro sovranità a questo nuovo soggetto internazionale ma molti benefici ne deriveranno ai singoli Stati e ai cittadini europei. E’ utopia questa? Se sappiamo guardare aldilà del proprio naso non c’è altra soluzione che possa reggere al confronto di questa prospettiva che dovrebbe essere una guida dei prossimi passi che l’UE dovrà compiere. Anche i magiari e i polacchi, vedrete, cambieranno idea perché le idee sono il riflesso delle condizioni materiali e se queste progrediscono, anche le idee saranno influenzate da questa prospettiva. I grandi imperi del passato ci insegnano che una struttura politica ed economica possa durare anche millenni e i prossimi anni saranno i giovani – cui guardiamo con malcelata invidia, ma con entusiasmo – a gestire questi grandi cambiamenti epocali. Sforziamoci, dunque, di lottare per raggiungere un obiettivo che certamente influenzerà il futuro di tutti i popoli della Terra.
10/12/2020