L’OSCURA “MANOVRA” DEL GOVERNO ITALIANO
La settimana scorsa ha visto innalzarsi il livello dello scontro tra il Governo italiano e l’UE. Dopo la lettera dei due commissari Moscovici e Dombrovskis che avevano chiesto spiegazioni che non hanno trovato risposta, appariva evidente che Bruxelles avrebbe bocciato la manovra italiana dando tre settimane di tempo al governo per riscriverla. Anche se Tria ha negato che i provvedimenti mettono a rischio la stabilità del paese, lo spread è tornato a salire toccando quota 303. In mancanza di ogni risposta da parte del governo, non ci sarà altra strada per la Commissione che bocciare la manovra mettendo fine ad un’epoca di sconti fatti all’Italia in questi anni. E non potrebbe essere altrimenti perché, in caso contrario, i mercati insorgerebbero né l’Italia può contare sull’aiuto di altri paesi dell’UE, ché non sarebbe certo la Germania a correre in aiuto dell’Italia e neppure quei paesi che fanno parte del gruppo di Visegrad, che temono che la manovra possa aprire una nuova crisi ben più drammatica di quella che si ebbe nel caso della Grecia. Neppure può trovare appoggio il governo italiano sui partiti socialisti e popolari, tutti d’accordo sulla linea dura. Puntuale nel pomeriggio di martedì 24 la Commissione, per bocca del Vice Presidente Dombrovskis e del titolare dei Conti Pubblici Moscovici, comunica la bocciatura della manovra concedendo termine all’Italia fino al 13 novembre di formulare una nuova legge di bilancio per cancellare quel deficit del 2,4% pari a 25 mld. di euro. Se non lo farà, scatterà l’iter della procedura di infrazione che diventerà operativa all’inizio dell’anno mettendo sotto controllo la politica economica del paese. Di fronte alle prime dichiarazioni del governo il quale ha ribadito che sulla manovra non si torna indietro, già nella stessa giornata di martedì va registrato l’intervento del presidente Mattarella il quale dichiara che “la logica dell’equilibrio di bilancio non è quella di un’astratto rigore” ma “serve uno sguardo più lungo sullo sviluppo, la sua equità e la sua sostenibilità…. scongiurando il disordine di enti pubblici e della pubblica finanza”. Anche il Presidente dell’Europarlamento ha annunciato una discussione sui nostri conti nella riunione del 5 novembre. La reazione del governo non si è fatta aspettare. Per Di Maio e Salvini la posizione del governo non cambia. Demagogicamente, Matteo Salvini – raggiunto dalla notizia della bocciatura – dichiara di non essere disposto ad aprire alcuna trattativa aggiungendo ai giornalisti che “questo non è un attacco al governo ma ad un popolo” mentre Di Maio invoca rispetto “nei confronti del popolo e del governo che lo rappresenta”. Anche Mario Draghi, Presidente della BCE è intervenuto mettendo a tacere ogni ipotesi che la BCE potesse acquistare titoli di Stato italiani per aumentare la liquidità del governo, confermando così il totale isolamento dell’Italia all’interno del sistema. Richiamando espressamente i Trattati, Draghi ha ribadito che il mandato della BCE è la stabilità dei prezzi e non il finanziamento del deficit, sollecitando il governo italiano a ridurre i toni della discussione politica, come aveva già consigliato qualche settimana fa e “di smetterla di mettere in discussione l’euro e bloccare le politiche che lo alimentano”. Un appello che per il momento il governo italiano respinge. “La manovra resterà tale e quale. Ognuno si assume le sue responsabilità”, risponde a distanza il ministro Paolo Savona. Anche il Cancelliere tedesco Angela Merkel, in una telefonata al Presidente della Commissione Juncker, lo ha rassicurato sul pieno appoggio di Berlino ricordando che non c’è alcun pregiudizio contro Roma, ma che semplicemente le regole della zona euro non possono essere calpestate senza rischiare di far cadere la moneta unica. Se l’Italia dunque nei prossimi giorni non cambierà la finanziaria, la Commissione andrà avanti con la procedura di infrazione, tenendo però bassi i toni fino alla scadenza del termine del 13 novembre. Ma non sembra che il governo italiano voglia abbassare i toni ché, anzi, in questi ultimi giorni si sono sprecate le dichiarazioni dei responsabili del governo che si sono trincerate dietro la linea della difesa della sovranità nazionale. Argomento utile per formulare accuse nei confronti dell’UE, fantasticando un ritorno alla lira pesante, senza conoscere quali ne possano essere le conseguenze. Ma Salvini punta ad alzare lo scontro sfruttando – a dir suo – una lacuna nei Trattati in quanto non c’è norma che punisce chi non si adegua alle sanzioni previste dal Trattato. Non esisterebbe, presumibilmente secondo gli esperti che collaborano con il governo, né un meccanismo coercitivo in grado di obbligare uno degli Stati membri a rispettare quei provvedimenti e nemmeno la possibilità di “espellere” un membro dall’UE o dalla moneta unica. Il tutto complicato dal fatto che la procedura avviata nei giorni scorsi con la lettera di Bruxelles non ha precedenti perché è la prima volta che una manovra venga bocciata prima di essere approvata dal Parlamento. Sia Di Maio che Salvini sarebbero pronti a sferrare questo colpo all’UE prima delle elezioni di maggio. Ma ci viene il sospetto che il terzetto (in esso va compreso anche il Presidente del Consiglio) non abbia ben compreso quello che stabilisce il Trattato. Lo Stato che viola i regolamenti europei, che si sottrae agli obblighi che gli derivano in quanto membro dell’UE, non solo può essere portato innanzi alla Corte di Giustizia di Lussemburgo ma può essere anche sospeso da tutte le prerogative che ha in base ai Trattati stessi. Ci sarebbe certo una grave crisi politica e istituzionale, in quanto si tratterebbe di una violazione dei Trattati che avrebbe riflessi anche all’interno del nostro paese in quanto la Costituzione stabilisce che l’Italia rispetti i trattati liberamente sottoscritti. I nostri paladini della sovranità nazionale in questo caso se la dovrebbero vedere anche con la giustizia nazionale per i loro comportamenti contrari alla Costituzione. Chi sarebbe pronto a sostenerli in questo ennesimo scontro? Tanto più che già oggi il pareggio di bilancio è una norma costituzionalizzata dal novellato art. 81 della Costituzione per cui altra violazione si aggiungerebbe a quella sopra indicata di mancato rispetto di un Trattato internazionale. Sono i nostri capaci di sconvolgere l’assetto istituzionale dell’Italia prima ancora che quello dell’UE? Sono coscienti della drammatica prospettiva che stanno preparando agli italiani? Dopo l’ultima bocciatura dell’agenzia di rating S&P che prevede che il deficit andrà ben oltre la soglia indicata del 2,4%, Di Maio non trova di meglio che prendersela con Draghi meravigliandosi che un italiano si metta in questo modo ad avvelenare il clima. “E’ singolare – dichiara il nostro nel corso di un’intervista televisiva – che in questo momento vedo da alcuni ministri di altri paesi, come quelli tedeschi, molto più rispetto per quel che stiamo facendo che dal capo della BCE che viene a dire che il clima di tensione in Italia è un problema”. A parte il fatto che a Draghi, che ha una posizione istituzionale di grande responsabilità all’interno dell’UE, non può chiedersi di fare “il tifo” per l’Italia, va ricordato che lo stesso Di Maio nel giugno scorso riconosceva che “aver avuto un italiano a capo della BCE aveva aiutato sicuramente l’Italia in questi anni”.
Pur tra mille dubbi, si comincia a configurare un’altra ipotesi che è quella che questo scontro non abbia come obiettivo semplicemente di portare alla rovina il nostro paese ma di mettere in crisi tutto il sistema europeo. In effetti, si è sempre detto che l’UE è un gigante dai piedi d’argilla in quanto pur avendo realizzato sul piano economico una stretta collaborazione fra i paesi membri che ha assicurato il benessere a più di 500 milioni di cittadini in un arco di tempo di oltre cinquant’anni, assicurando altresì la difesa dei diritti civili e lottando ogni forma di discriminazione, non presenta ancora un’unità politica che sia capace di opporsi alle altre potenze mondiali come gli USA o la Russia di Putin, senza dimenticare il gigante cinese. Bisogna tener conto che sono cambiati gli scenari politici che hanno portato, dopo la seconda guerra mondiale, alla nascita delle prime forme di collaborazione dei paesi fondatori. Oggi l’Europa ha bisogno di poter rispondere alle sfide politiche dei prossimi anni; soprattutto le sue istituzioni devono poter contare sull’unità politica: insomma una sola voce che parli a nome di tutti i paesi membri mentre ancora oggi la politica estera, in buona parte, viene autonomamente decisa dai singoli paesi per cui spesso ci si trova di fronte a posizioni conflittuali all’interno dell’UE. I fondatori della moderna Europa avevano ben presente che l’ostacolo principale alla creazione di uno Stato federale europeo, gli Stati Uniti d’Europa, sarebbe stato osteggiato proprio dalla rinascita delle nazioni. Oggi questo rischio è reale in quanto il sovranismo sta operando una divisione all’interno dell’UE che potrebbe mettere fine al sogno europeo lasciando questo Continente alla mercé del più forte, a scapito dei traguardi che l’UE ha raggiunto sia sul piano scientifico che a livello culturale ed in campo economico, riportando indietro l’orologio della storia. Ecco perché è necessario organizzarsi in modo che alle prossime elezioni venga sconfitta ogni forma di sovranismo aprendo la strada, senza ulteriore indugio, al rafforzamento delle strutture politiche dell’UE, mettendole in grado di esprimere quell’unità di intenti e di azioni nei rapporti con gli altri Stati. La creazione della zona euro, di una moneta unica, è già un ulteriore passo avanti su questa strada: il Presidente della Commissione Juncker in uno dei suoi ultimi discorsi ha parlato di estendere la zona euro a tutti i paesi dell’UE perché la stabilità monetaria è un potente fattore di sviluppo che non può essere lasciato alla discrezionalità dei singoli Stati. E il lavoro della BCE in questi anni lo ha dimostrato. Ritornare su queste decisioni, mettere in pericolo la stabilità dell’euro, non fa che indebolire la posizione dell’UE a livello mondiale. Se è questo che si propongono i nostri governanti è meglio che chiudano bottega anche se c’è da ipotizzare, lo dicevamo prima, che dietro questa manovra, si nasconda “una manina” per parafrasare Di Maio, che sta lavorando per celebrare i funerali dell’UE. I recenti incontri tra rappresentanti del governo con Putin da una parte e con Trump dall’altra, i quali hanno dimostrato tutta la loro solidarietà a questi apostoli della sovranità nazionale, chiariscono quanto sia avventurosa la politica innescata da questo governo e quale sia la reale posta in gioco da questo scontro sia con gli amici di un tempo e con i nemici di oggi in quanto l’UE è l’unico baluardo contro una politica centralistica, antidemocratica che mira soprattutto a tutelare gli interessi delle grandi corporazioni monopolistiche, contro i reali bisogni dell’umanità. Se le cose stanno così, porte aperte a Di Maio, Salvini e soci, liberi di andare a servire i potenti della terra.
Ottobre 2018
L’oscura manovra del governo italiano