LIBERTA’ DI STAMPA E I DIRITTI DELLE MINORANZE
L’art. 11 della Carta dei Diritti Fondamentali dell’UE, a proposito della libertà di espressione e di informazione prevede che “ogni persona ha diritto alla libertà di espressione. Tale diritto include la libertà di opinione e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza che vi possa essere ingerenza da parte delle autorità pubbliche e senza limiti di frontiera. La libertà dei media e il loro pluralismo vanno rispettati”. Purtroppo, spesso questi principi non vengono rispettati, con situazioni molto gravi, in particolare nei paesi dell’Europa Centrale, come in Polonia, Ungheria e Bulgaria. In Ungheria, recentemente, il direttore dell’unico giornale rimasto indipendente INDEX, è stato licenziato e ciò ha provocato le dimissioni in massa di 70 giornalisti della redazione in segno di protesta. Non si tratta di un caso isolato. I membri del Parlamento Europeo hanno da tempo sollevato preoccupazione per la situazione e l’eurodeputato ungherese socialista, Istvàn Ujhelyi, accusa il governo ungherese di manovre che tendono “a far avanzare lo Stato illiberale e di condurre una guerra di liberazione da Bruxelles”. Attualmente l’Ungheria è oggetto di una procedura di infrazione ai sensi dell’art. 7, avviata per una potenziale violazione dei diritti fondamentali che, in base al Trattato di Lisbona, potrebbe portare anche alla sospensione dei diritti di adesione all’UE (ad es. il diritto di voto in sede di Consiglio) in caso di violazione grave e persistente da parte di un paese membro per cui il Parlamento Europeo già a gennaio 2020 aveva denunciato l’incapacità del Consiglio di renderlo effettivo, che fino ad ora non ha ancora preso alcun provvedimento nei confronti dell’Ungheria. Situazione analoga anche in Polonia dove i valori ed i diritti fondamentali dell’UE vengono sistematicamente violati dalle autorità statali per cui la Commissione Europea ha deciso di sospendere l’elargizione dei fondi richiesti da sei città polacche che si sono dichiarate “LGBT-Free Zones”. In pratica, si contesta a queste città di non rispettare i diritti delle minoranze ed in particolar modo degli omosessuali e delle lesbiche. Anche la Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, su Twitter ha voluto ribadire la propria posizione. “I nostri Trattati in Europa garantiscono che ogni persona in Europa sia libera di essere chi è, di vivere dove vuole, di amare chi vuole e di puntare in alto”. Purtroppo in Polonia la discriminazione contro gli omosessuali viene usata come bandiera politica dai partiti di governo. Jaroslaw Kaczynski, leader del partito di governo, ha più volte dichiarato che l’omosessualità rappresenta una “minaccia per l’identità polacca, per la nostra nazione, per la sua esistenza e quindi per lo Stato polacco”, ponendosi dunque fuori dall’Unione Europea. Il Ministro della Giustizia polacca ha denunciato la decisione della Commissione come “illegale e senza fondamento” ma il portavoce della Commissione ha ribadito che Bruxelles continuerà ad utilizzare “gli strumenti a sua disposizione” per garantire che i fondi dell’UE, compresi i “fondi di coesione”, molto più consistenti, che la Polonia riceve, siano spesi in linea con le regole dell’UE. Una minaccia questa che potrebbe convincere il governo polacco a rivedere la sua politica oscurantista in materia di diritti civili, anche se va aggiunto che la base elettorale del partito di governo, forte nelle campagne e dell’appoggio della chiesa, potrebbe bloccare anche ogni piccolo mutamento della politica sociale adottata fino ad oggi dal governo. Anche in Bulgaria migliaia di manifestanti si ritrovano ogni giorno a Sofia per protestare contro il governo. “Le proteste sono una vera e propria protesta civile contro lo Stato e a favore dei diritti democratici fondamentali come la libertà dei media”, scrive la giornalista Maria Stoyanova. Le proteste hanno riguardato anche la televisione nazionale pubblica, accusata di scarso pluralismo, dopo le dimissioni del suo amministratore delegato, proprio come in Polonia e in Ungheria. E’ evidente che bisogna ancora lavorare per elevare il “livello di democraticità” di diversi paesi membri dell’UE, non solo con iniziative di carattere politico e giudiziario ma anche utilizzando gli strumenti economici che l’UE possiede.
19/8/2020
LIBERTA’ DI STAMPA E I DIRITTI DELLE MINORANZE