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Le “zone rosse” di Salvini

Lo scorso aprile, tra i tanti provvedimenti presi dall’Amministrazione Provinciale con l’obiettivo di combattere la piccola criminalità di strada, aveva individuato 17 aree a rischio a Firenze e previsto la possibilità di allontanare da queste zone le persone denunciate per reati di spaccio, danneggiamenti o reati contro la persona ma anche per occupazione abusiva di suolo pubblico. Questa ordinanza, impugnata innanzi il TAR della Toscana, è stata ritenuta illegittima perché “manca la dimostrazione, da parte dell’Amministrazione, dell’insufficienza dei mezzi ordinariamente messi a disposizione dall’ordinamento per affrontare la situazione rilevata” come scrive l’avv. Giacomo Cresci del Foro di Firenze sulla rivista “Questione Giustizia” “la conclusione che è possibile trarre, dunque, è quella di un provvedimento che pare emanato in modo eccessivamente frettoloso e con l’intento, quasi provocatorio, apparentemente volto all’affermazione di un primato dell’Autorità di Polizia rispetto ad ogni altra autorità, dotandola di poteri e misure idonee ad arrecare pregiudizio ed offesa ai pur chiari e cristallini principi generali dell’ordinamento posti a garanzia della libertà dell’individuo e della legittimità dell’azione amministrativa”. In termini più chiari si continua a violare la Costituzione con un provvedimento, quello dell’istituzione delle zone rosse, che costituisce un limite significativo all’esercizio dei diritti inviolabili di libertà personale (di cui all’art. 13 della Costituzione, art. 6 della Corte dei diritti fondamentali dell’UE, art. 5 della CEDU) e di circolazione e soggiorno (art. 16 Cost, art. 45 della Corte dei diritti fondamentali, art. 2 Protocollo addizionale, art. 4 della Cedu). Un ulteriore indizio della volontà politica del Viminale e del governo in carica di costruire un vero e proprio Stato di Polizia abolendo tutte le garanzie costituzionali poste a difesa della libertà dei cittadini. Un comportamento che dovrebbe far meditare sulla discussa tenuta democratica del nostro paese, che va contestato sia sul piano giurisdizionale ma che attende anche una precisa risposta politica da chi è preposto alla difesa della Costituzione che non si difende solo con i discorsi ma che esige l’adozione di sanzioni nei confronti di chi ripetutamente e sistematicamente si rende protagonista di questa ennesima ignominia di Stato! Se non è sufficiente l’arma della critica a fermare questo fiume in piena, ci sono rimedi più drastici da adottare, sempre che vi sia coscienza del disastro incombente.

Giugno 2019

(Avv. E. Oropallo)

Le zone rosse di Salvini

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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