LA ROTTA BALCANICA SEMPRE PIU’ INSICURA PER I MIGRANTI
Ennesima vittima al confine tra Croazia e Slovenia. A perdere la vita questa volta è stata una bambina che, con la mamma, cercava di raggiungere la Slovenia attraversando il fiume Dragogna. Negli ultimi quattro anni sono 23 i migranti che hanno perso la vita in Slovenia. Pochi giorni prima, sempre nella valle del Dragogna, un profugo del Bangladesh, è morto di freddo. Nello stesso periodo lungo la rotta balcanica hanno perso la vita circa 200 persone, tra cui altri 2 bambini. Un fanciullo di 5 anni è affogato in un fiume tra Bosnia e Croazia, mentre una bimba di 6 anni è stata travolta da un treno in Serbia dopo che la polizia croata aveva ricacciato lei e la sua famiglia al di là del confine. Proprio per questo episodio la Corte europea ha condannato di recente la Croazia per violazione del diritto alla vita e del divieto di respingimento collettivo. Le organizzazioni umanitarie, che si occupano dell’assistenza ai migranti, intanto denunciano le condizioni in cui si trovano i profughi lungo tutta la rotta balcanica. Nel periodo invernale, ad aggravare la situazione non è soltanto il freddo, ma anche i fiumi in piena. Sotto accusa i procedimenti di respingimento sommari, che consentono di rispedire i migranti al mittente. Le organizzazioni umanitarie puntano il dito su quelli che sarebbero procedimenti arbitrari, con i migranti alla mercé delle forze dell’ordine, ma anche dei traduttori. In Slovenia ottenere asilo politico è tutt’altro che semplice, la legislazione è molto restrittiva. Il paese non ha nemmeno aderito al programma dell’Unione europea, che prevede l’accoglimento di 60.000 profughi, di cui 40.000 afghani entro il 2022.
Dicembre 2021