A’ la guerre, à la guerre !
Sembrava, fino a qualche settimana fa, che Trump fosse deciso a sganciarsi dalla polveriera Siria ma una recente notizia riportata da tutta la stampa mondiale ha portato a sospendere la ritirata della enorme macchina bellica USA che già stava lavorando per il ritorno a casa. In effetti, come ha riportato la stampa mondiale, sembra che il governo siriano abbia fatto uso ancora una volta di armi chimiche nei confronti dell’esercito ribelle appoggiato dal governo americano, anche se sia il governo di Assad che il portavoce di Putin hanno bollato la notizia come una menzogna diffusa ad arte per consentire alla coalizione occidentale di abbattere il governo siriano. Ora, è evidente che l’obiettivo non è solo quello di far cadere il governo siriano e con esso il suo presidente ma è quello di riaffermare l’interesse strategico e militare degli USA in tutta l’area medio-orientale. Israele rivendica da anni il suo diritto di combattere i vicini paesi arabi che appoggiano la causa palestinese ed in particolare oggi Israele si preoccupa per la presenza iraniana in Siria mentre il despota turco sta tentando di farla finita non solo con Isis ma soprattutto con il popolo curdo che è insediato in una regione alla frontiera con la Turchia, malgrado i curdi abbiano contribuito con le loro milizie a sconfiggere le truppe dell’Isis, che hanno potuto godere di rifornimenti militari grazie proprio al corridoio aperto e controllato dall’esercito turco alla frontiera con la Siria. Alle minacce aperte di un nuovo intervento, si è aggregato anche il presidente francese Macron, che sta vedendo vacillare il consenso dell’opinione pubblica francese sia a seguito dello sciopero dei ferrovieri che delle nuove misure approvate per il lavoro, una sorta di Job Act alla francese, e per la riforma dell’università che ha visto il ripristino del “numero chiuso”. In effetti Macron ha dichiarato di essere in possesso delle prove dell’uso di armi chimiche da parte dell’esercito siriano. Sembra di leggere un copione già utilizzato in passato per giustificare l’intervento in Iraq dell’Alleanza Atlantica. Anche lì il pretesto fu identico a quello di oggi, l’uso di armi chimiche che però successivamente lo stesso Blair, all’epoca capo del governo inglese, ha dovuto ammettere si trattasse di un falso. Fino ad oggi, non vi è alcuna certezza sul fatto. Lo stesso Ministro degli Esteri americano cautamente ha dichiarato di voler tenere sospesa qualsiasi iniziativa, fino a che non sia accertato se vi sia stato o meno uso di armi chimiche, visto che non sono state trovate tracce di sostanze chimiche né a livello ambientale e neppure a livello sanitario. Anche l’ONU si è dimostrata preoccupata per la minaccia americana ma Trump ha aggiunto di non voler aspettare che si pronunzi l’ONU in quanto sarebbe già pronto a puntare ad un nuovo intervento. Germania e Italia, per una volta, hanno dichiarato di non voler inviare i propri militari in Siria. Ovviamente, comprendiamo le ragioni di natura economica che hanno condizionato tale scelta mentre il governo inglese per bocca della premier Theresa May ha fatto sapere che interverrà a fianco degli USA, anche se non ci fosse l’OK del Parlamento inglese. La Gran Bretagna ha preso questa decisione sia per contrastare la presenza della Russia nell’area medio-orientale sia per riaffermare il suo interesse strategico ed economico nel tormentato scacchiere medio-orientale. Alla luce dei fatti, non è esclusa alcuna opzione anche se resta alto il rischio di allargare il conflitto. Brilla in questa vicenda, ancora una volta, l’assenza dell’Unione Europea che, a parte le dichiarazioni ufficiali e la presa di posizione dei governi italiano e tedesco, resta in attesa dei futuri eventi. La Russia è un mercato molto interessante per le merci europee, lo si è visto anche quando ci sono state sanzioni economiche contro la Russia, accolte a malincuore da molti paesi membri, Italia compresa. Non sorprende neppure che l’Europa non sia più disposta ad accettare le decisioni dello scomodo alleato USA che si serve dell’arsenale NATO per le sue scelte politiche e militari che non sono condivise dall’UE e che vanno contro gli interessi dei paesi membri della stessa.
Aprile 2018
E. Oropallo