LA FRANCIA CONTRARIA ALL’ADESIONE DEI PAESI BALCANICI NELL’UE
Nell’ultimo Consiglio europeo che si è tenuto qualche giorno fa la Francia ha opposto il suo veto all’ingresso nell’UE della Macedonia del Nord e dell’Albania. Parigi ritiene che il metodo dell’allargamento vada rivisto. Forte la delusione del piccolo paese balcanico. Il primo ministro Zoran Zaev ha espresso tutta la sua insoddisfazione e ha annunciato la convocazione di elezioni anticipate per consentire ai cittadini di scegliere quale cammino intraprendere in futuro. E dire che, proprio su sollecitazione dell’UE, la Macedonia aveva intavolato un negoziato con la Grecia che riteneva che il nome della ex repubblica jugoslava fosse un vero e proprio abuso in quanto la Macedonia è una regione greca che trova la sua legittimità dal passato storico. Per vincere anche le resistenze della Grecia che si opponeva all’ingresso della Macedonia nell’UE se non avesse cambiato nome, infine – attraverso un passaggio legislativo –costituzionale il piccolo paese ha deciso di cambiare il nome portandolo a quello attuale di Macedonia del Nord. Venute meno anche le resistenze della Grecia, giustamente ci si aspettava che potesse avviarsi il negoziato per l’adesione all’UE. Purtroppo, il voto del Consiglio d’Europa, costituisce una grave battuta di arresto del processo di adesione dei paesi della ex Jugoslavia all’UE. Altri paesi, come la Serbia, il Montenegro e la Bosnia Erzegovina – che pure sono in attesa di aprire le trattative per l’adesione – sono rimasti sorpresi e delusi da questa decisione che certamente ritarderà – forse per anni ancora – l’integrazione dei Balcani Occidentali nell’UE. E dire che questo processo era stato avviato sia per stabilizzare l’intera regione dopo la guerra degli anni 90 sia per limitare la crescente influenza della Cina e della Russia. Quest’ultima si è ritenuta sempre un alleato affidabile per i Paesi balcanici, soprattutto per quanto riguarda la Serbia e il Montenegro nei i quali, a partire dall’ultimo decennio, la Russia ha investito soprattutto nel settore turistico ma anche in quello dell’industria meccanica e delle infrastrutture ferroviarie e navali. La Bosnia-Erzegovina, invece, pur essendo molto vicina ai paesi del Centro Europa anche per la costante emigrazione di lavoratori bosniaci in Germania e in Austria, potrebbe essere anche attratta nell’orbita della Turchia, grazie alla presenza di una maggioranza mussulmana anche se, prima della guerra del 1990, c’era un clima di tolleranza reciproca tra le varie comunità religiose ed etniche presenti nel paese. La prospettiva di dover aspettare anche anni prima di diventare membri dell’UE potrebbe anche portare dunque questi paesi a cercare altrove i propri alleati. Il commissario europeo Johannes Hahn si è espresso criticamente dichiarando che “rifiutarsi di riconoscere i progressi fatti rischia di destabilizzare i Balcani, con conseguenze per tutta l’UE”. Non dimentichiamo che una maggiore sicurezza in tutta l’area balcanica può costituire anche un valido antidoto alla immigrazione clandestina e al traffico di droga proveniente dai paesi medio-orientali.
Ottobre 2019
La Francia contraria all’adesione dei paesi balcanici nell’UE
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