La Commissione sospende i fondi dei PNRR a Polonia ed Ungheria
La Commissione Europea blocca sei miliardi destinati a Polonia e Ungheria, in attesa che mettano in atto le riforme concordate.
Da qualche mese si ventilava l’ipotesi che la Commissione non valutasse positivamente le riforme richieste per l’erogazione della prima tranche di finanziamento per cui i fondi resteranno bloccati fino a quando i due paesi non metteranno in atto le riforme richieste e concordate in sede di negoziati comuni: la disciplina sui giudici in Polonia; e le norme anticorruzione, sulla trasparenza e la certezza del diritto in Ungheria.
È facile immaginare che Orban e Kaczyński ne approfitteranno per parlare di una ingerenza inaccettabile da parte delle istituzioni europee sulla sovrana discrezionalità dei rispettivi governi nazionali. Ma, attorno alla decisione della Commissione, potranno anche raccogliersi le forze delle varie opposizioni interne ai due paesi, in vista delle prossime tornate elettorali.
Tra l’altro, mercoledì 22 dicembre la Commissione ha promosso una richiesta di infrazione per violazione del diritto dell’Ue da parte della Corte costituzionale polacca che nel luglio scorso ha stabilito che Varsavia non sarà più tenuta a riconoscere la supremazia del diritto europeo su quello nazionale.
“La gravità di questa violazione – continua la Commissione – fa sorgere un ragionevole dubbio sull’indipendenza e l’imparzialità dei giudici interessati”.
La Polonia ha due mesi per rispondere alla lettera di messa in mora. Si tratta dell’ennesima escalation dello scontro tra Varsavia e Bruxelles sul rispetto dello Stato di diritto ma non si è fatta attendere la reazione del governo polacco che ancora una volta accusa Bruxelles di voler attaccare la “sovranità della Polonia”.
Il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha scelto Varsavia come terza visita ufficiale in seguito alla sua nomina, dopo Bruxelles e Parigi. Nell’incontro con il primo ministro polacco Morawiecki ha discusso anche di temi controversi come lo stato di diritto e Nord Stream 2. “L’Europa è una comunità di valori e di diritto”, ha dichiarato a Varsavia. “Siamo uniti dalle idee dello stato di diritto e della democrazia”, anche se Morawiecki ha espresso il suo disaccordo per la visione del futuro dell’Europa che il nuovo governo tedesco propone. “Uniformità ed egualitarismo non sono buone soluzioni” ha detto. Ma nonostante queste divergenze La Germania ha espresso solidarietà e vicinanza alla Polonia per la situazione che sta affrontando al confine con la Bielorussia.
Una delle questioni in sospeso più importanti tra Germania e Polonia resta il Nord Stream 2, che il primo ministro Morawiecki ha ancora una volta criticato durante la visita del cancelliere Scholz.
La Germania si trova sotto pressione anche perché sono in molti, tra cui gli Stati Uniti, a chiedere di ritardare l’apertura del gasdotto se la Russia invaderà il territorio ucraino. “È importante che l’Europa renda chiaro che non accetteremo nulla del genere”, ha detto Scholz. “Non accetteremo una violazione di quei confini”.
27 Dicembre 2021.
Il presidente polacco, Andrzej Duda, ha messo il veto sulla cosiddetta “legge TVN”, salvando il più importante gruppo televisivo indipendente del Paese.
L’unico caso in polonia è il gruppo televisivo TVN, controllato dalla società americana Discovery. TVN è considerata la principale televisione indipendente dopo che il governo ha trasformato il gruppo pubblico TVP in una sorta di megafono propagandistico. E la sua linea, critica delle norme liberticide del governo, è una spina nel fianco del partito di governo, PiS.
Il presidente Duda, che pure è espressione del PiS, di fronte alle massicce manifestazioni di piazza e alla forti pressioni del governo americano ha bloccato la legge al fine di evitare un ulteriore scontro internazionale per il Paese, dopo quelli già aperti con l’Unione Europea, e il rischio di un crescente isolamento della Polonia. Inoltre, la legge rischiava di violare un accordo commerciale con gli Stati Uniti e Discovery aveva già annunciato che avrebbe fatto ricorso contro la legge ad un sistema di arbitrato previsto da tale accordo.
Il tutto mentre la Polonia si trova già a dover pagare significative multe – un milione e mezzo di euro al giorno – per il mancato rispetto di norme e sentenze dell’UE, come per la mancata chiusura della miniera di carbone di Turow, e la violazione dello stato di diritto. Sul piano interno la mossa di Duda può anche essere vista come un tentativo di prendere le distanze dal governo e porsi su una linea più neutrale in modo da poter dialogare con l’attuale opposizione, nel caso vincesse le elezioni parlamentari, previste nel 2023, visto che il mandato presidenziale scadrà nel 2025.
(Fonte: Euractiv.it)
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