LA CATALOGNA è L’EUROPA
Così scrive sulle pagine de “La Repubblica” del 5 u.s. Alfred Bosch – ministro degli Esteri della Catalogna -. :“A differenza dei sostenitori della Brexit, la Catalogna non ha mai smesso di sentirsi europea ed è sempre stata convinta di far parte dell’Unione europea. Diciamo sì all’Europa”. La Catalogna, dunque, ritorna di attualità presentando all’UE le sue richieste, innanzitutto di accreditare i deputati liberamente eletti dal popolo catalano, in rappresentanza di 1.720.500 cittadini. Una bella grana per l’UE che nel passato non ha ritenuto di intervenire nella crisi determinata dalla richiesta del legittimo governo catalano di ottenere, se non l’indipendenza, almeno una larga autonomia rispetto al paese. In effetti l’UE se la cavò dicendo che si trattava di una vicenda interna alla Spagna sulla quale non poteva intervenire senza provocare qualche altro terremoto istituzionale che ha poi portato prima alla crisi di governo e poi alla vittoria del partito socialista nelle recenti elezioni. Ma oggi il problema si presenta con maggiore drammaticità perché i due rami del Parlamento Spagnolo hanno sospeso cinque parlamentari eletti, tutti ex membri del partito catalano attualmente sotto processo, nonostante essi abbiano partecipato alla seduta inaugurale della Camera e prestato giuramento ma ancora agli arresti. Solo qualche giorno fa l’ex presidente catalano Carles Puigdemont e l’ex ministro Toni Comìn sono stati fermati alle porte del Parlamento Europeo mentre altri deputati neo eletti sono entrati ed anche accreditati. Un altro deputato che rischia di non poter prendere il suo posto in seno al Parlamento europeo potrebbe essere Oriol Junqueras che ha finora trascorso 19 mesi in carcerazione preventiva, anche se il gruppo di lavoro sulla detenzione arbitraria dell’ONU ha richiesto l’immediata scarcerazione di Junqueras e di altri due leader catalani attualmente sotto processo a Madrid, ritenendo che sarebbero in carcere “per le loro idee politiche”. Per evitare che la vicenda spagnola possa trasformarsi in un altro problema per l’Ue il Presidente del Parlamento Europeo Tajani, tuttora in carica, ha sospeso tutti gli accreditamenti attuali e futuri ai neo eletti deputati spagnoli. Ma il 2 luglio, data prevista per l’inaugurazione del Parlamento a Strasburgo, la legittimità del nuovo Parlamento sarà messo a dura prova se non saranno pienamente tutelati i diritti di tutti coloro che sono stati direttamente eletti dal popolo spagnolo. Se l’UE vuole rimanere estranea alla crisi catalana, che sembra non aver perso intensità, non potrà non riconoscere la legittimità di quanti sono stati eletti liberamente, autorizzando i tre deputati catalani Puigdemont e Camìn attualmente in esilio ed il terzo Junqueras ancora in custodia cautelare a partecipare alla prossima legislatura. In caso contrario, scrive Bosch l’Europa, “avrà perso un’altra possibilità di mostrare al mondo che è, effettivamente, uno spazio di libertà, democrazia e diritti fondamentali”. Credo che su questo punto non si può non essere d’accordo con il ministro Bosch perché il divieto finirebbe per confermare quanti accusano l’UE di scarso senso democratico. D’altra parte, non si può lasciare sospesa questa faida spagnola che potrebbe davvero costituire una mina vagante per il futuro dell’UE. Una soluzione ci sarebbe che potrebbe salvare il principio di autorità del governo spagnolo e il diritto di autodeterminazione del popolo catalano. In effetti, il gruppo dirigente catalano ha rinunciato a qualsiasi prospettiva di distacco del paese dalla Spagna e neppure gli spagnoli traggono vantaggio a tener aperto questo processo a carico della Catalogna che chiede solo una più forte autonomia che lascerebbe intatta la struttura di potere all’interno del paese. Basterebbe che un intervento deciso dell’UE, prima della fatidica data del 2 luglio, facesse capire al governo spagnolo, oggi guidato da un socialista, di concedere a tutti i deputati eletti di partecipare alla seduta del Parlamento europeo, in base anche ai Trattati europei sottoscritti. In fondo si tratta di un provvedimento giudiziario, quello di concedere la libertà provvisoria a tutti quei rappresentati catalani ancora in carcere, pur mantenendo in piedi un processo che potrebbe chiudersi, anche con la piena assoluzione dei deputati catalani o con lievi pene. Questo provvedimento, che nulla toglie alla indipendenza della magistratura spagnola, potrebbe avere anche un riflesso positivo anche per il governo spagnolo in carica. Nel passato molto spesso la magistratura spagnola si è piegata alle esigenze del governo e questa volta potrebbe dimostrare di aver recuperato la sua indipendenza.
Giugno 2019