IL SOVRANISMO E’ IN CRISI?
Anche a causa della pandemia, i sovranisti in Europa non godono più delle simpatie dei cittadini europei, soprattutto in quei paesi in cui aveva trovato terreno fertile come l’Ungheria e la Polonia. In effetti, la gravità della crisi sanitaria e le sue conseguenze sull’economia hanno evidenziato i limiti di un governo che si richiama ai valori “nazionali” in contrasto con la legislazione europea di rango superiore a quella nazionale.
D’altra parte, se non fossero intervenute le istituzioni europee ad affrontare una grave crisi sanitaria, come quella scatenata dalla pandemia, probabilmente nessun paese membro dell’UE avrebbe retto e tra essi l’Ungheria che ha collezionato nel frattempo un’altra sentenza della Corte di Giustizia che ha ritenuto contraria ai principi dell’UE la legge che ha portato alla chiusura della Central European University di Budapest, costretta a trasferirsi a Vienna. Si tratta dell’ennesima condanna dell’Ungheria per violazione delle norme comunitarie, che viola i principi della Carta dei Diritti Fondamentali dell’UE, che è legge a tutti gli effetti dopo che essa è diventata parte integrante della normativa europea e inoltre perché contraria ad una serie di norme e convenzioni internazionali, come l’accordo generale stipulato nel quadro dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (GATS). E infine perché limita le libertà d’impresa e perché contraria alla libera circolazione di beni e servizi nel quadro dello spazio economico europeo. Si tratta di una grave violazione dello stato di diritto spesso preso a modello anche dalla nostra destra nazionale. Purtroppo, la facoltà di sanzionare gli Stati Europei per qualsiasi violazione del diritto europeo, spetta esclusivamente alla Corte di Giustizia europea per cui spesso la sanzione – a causa dei tempi lunghi della giustizia – arriva troppo tardi. Per renderla efficace si è pensato che – nel caso di violazione del diritto – sarebbe opportuno subordinare l’erogazione dei fondi europei, sia quelli strutturali che quelli del Recovery Fund, alla condizione del rispetto del diritto. E questo ha proposto anche la Germania che, attualmente, detiene la presidenza dell’UE, suscitando l’immediata reazione non solo dell’Ungheria ma anche degli Stati cd. frugali che stanno tentando di sabotare la partenza del Recovery Fund collegata all’aumento del bilancio dell’UE da cui dipende l’erogazione dei fondi.
Ma Orbàn non abbandona la sua linea politica intrisa di richiami nazionalisti e spesso di sapore razzista. Così ha chiesto le dimissioni del vice-presidente della Commissione Vera Jurova, per quelle che sono state le sue “offensive dichiarazioni pubbliche”. In particolare Orbàn si è risentito delle dichiarazioni che la Jurova ha reso il 25 settembre scorso al giornale tedesco Spiegel accusando Orbàn di costruire una “democrazia malata” per aver messo il bavaglio alla libera stampa, impedendo dunque ai cittadini ungheresi di formarsi una libera opinione. Anche in passato Orbàn aveva richiesto le dimissioni del vice-presidente della Commissione Frans Timmermans che l’aveva criticato per i suoi commenti, di sapore apertamente antisemiti, sul il miliardario statunitense George Soros. L’antisemitismo, purtroppo, sopravvive – soprattutto nei paesi Centro-Europei – come dimostrano i movimenti dell’ultra destra che spesso manifestano apertamente la nostalgia per i vecchi tempi. Le aggressioni e le minacce a membri della comunità ebraica e le minacce a chi denuncia queste violenze non sono episodi isolati, purtroppo, perché essi fanno parte di una cultura diffusa di violenza e di razzismo che si fa fatica ad estirpare. Si pensi alla violenza sulle donne e sui ceti più deboli della società ed il rifiuto dei migranti.
E’ dunque compito delle istituzioni di non sottovalutare il fenomeno, soprattutto in momenti di crisi come quella che stiamo attraversando, in quanto esso potrebbe trovare alimento nella miseria crescente di parte della popolazione e nella intolleranza dei governi europei, spesso incapaci di dare una risposta ai problemi dei cittadini.
14/10/2020