IL RIARMO DELL’EUROPA: UNA FALSA RISORSA
Dopo l’incontro tra Zelensky e Trump alla Casa Bianca, l’incertezza regna sovrana in Europa. L’Unione europea ha fatto sentire la sua voce per bocca della Presidente della Commissione Von der Leyen che ha lanciato un piano per il riarmo dell’UE sia per costruire un sistema di sicurezza autonomo sia per continuare ad armare l’Ucraina, cui gli Stati Uniti hanno deciso di non fornire più gli armamenti.
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À la guerre comme à la guerre
Questo è il grido di Macron che offre ai suoi alleati, oggi 6 marzo, lo scudo nucleare nel caso di attacco da parte della Russia alla vigilia del vertice dei 27 capi di stato europei. È strano questo scatto di reni da parte del Presidente francese, quando per tre anni l’UE ha taciuto come se quella guerra non fosse un affare di sua competenza. “L’avvenire dell’Europa – dice Macron – non può essere deciso a Washington o a Mosca” aggiungendo che “sarebbe folle rimanere spettatori dinnanzi allo sconvolgimento dell’ordine mondiale“. Ancora “il cammino della pace non può passare che dall’Ucraina e la pace non può essere una capitolazione per l’Ucraina“, lanciando un appello ai francesi per proteggere le generazioni future.
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Un falso storico
Macron vuole assumere un ruolo di primo piano nella scelta degli strumenti di sicurezza da fornire all’Ucraina prospettando, addirittura, un dispiegamento di truppe europee per sostenere Kiev. Parigi pensa di guidare con Londra “una coalizione dei volenterosi nello scenario post-bellico“. Se il Presidente francese, dopo la sconfitta subita in casa si sta preparando per un’uscita dignitosa dalla scena politica, non è il caso di allarmare gli altri alleati lanciando la prospettiva di una guerra con la Russia di cui non si vedono segnali. Malgrado l’appoggio fornito in questi tre anni di guerra all’Ucraina, non ci sembra che ci siano state minacce da parte della Federazione Russa nei confronti dell’UE, che si è limitata a imporre alla Russia solo sanzioni economiche. E allora, perché gridare “al lupo! Al lupo!” in una situazione confusa, come quella che stiamo attraversando, visto che gli USA hanno criticato l’UE lamentando che in questi tre anni di guerra non è stata capace di mettere fine a questo conflitto?
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Il conflitto è stato scatenata da Trump, come ha ammesso lui stesso, per cui ci chiediamo perché l’UE insista per partecipare a una trattativa che non è affar suo, ma degli USA, dell’Ucraina e della Federazione Russa? E non si comprende perché l’UE al contrario stia facendo incetta di armi da ogni parte, lanciando l’obiettivo di appoggiare questo conflitto, quando la sola soluzione possibile è quella del compromesso – qualsiasi siano i costi che l’UE dovrà affrontare. Trump ha bruciato Zelensky, ma ha riservato lo stesso trattamento ai suoi alleati europei che sono rimasti fuori dalla porta ed è forse proprio questo che ha irritato le cancellerie europee. Le quali hanno subito uno shock politico quando il potente alleato ha chiesto loro di farsi da parte, decidendo di trattare direttamente con Putin un piano di pace.
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Sulle divisioni in seno all’UE
L’iniziativa lanciata dalla Commissione Europea su un progetto promosso da Francia e Gran Bretagna – peraltro quest’ultima non fa più parte dell’UE – non è che sia unanimemente stata accolta da tutti i Paesi membri, ben contenti invece di chiudere questa lunga parentesi bellica. Alcuni esempi ne sono conferma: il Primo Ministro slovacco Robert Fico ha espresso un entusiastico sostegno a Trump “per la sua energia nei negoziati sull’Ucraina” affermando che “la Russia aveva serie ragioni di sicurezza per la guerra“. La Germania è pronta a impegnare mille miliardi di euro per la difesa, ma la CDU e la SPD dovranno anche convincere altri partiti (Verdi e Liberali, FDP) a superare il limite istituzionale del deficit del Paese che non può superare lo 0,35% del PIL. Ancora, il candidato Presidente polacco che fa parte del partito d’opposizione (PIS) ha dichiarato di condividere l’opposizione del Presidente USA, che ha fatto presente che l’adesione dell’Ucraina alla NATO è per ora irrealizzabile. Specificando anche che non ci sarà ritorno ai confini del 2014. Per non parlare di Orban che non ha aderito al progetto anglo-francese, mentre la stessa Premier italiana, in un primo momento, ha espresso le sue perplessità – anche perché il governo italiano si è spaccato sul riarmo. Giorgetti stesso boccia il piano di Von der Leyen definendolo “illogico“, mentre Salvini chiede di usare i fondi in altro modo.
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La risposta di Trump
Von der Leyen ha lanciato il riarmo europeo avvertendo “dobbiamo far presto” per dar vita alla coalizione di volenterosi (il termine è davvero equivoco) per aiutare l’Ucraina. Messa alla porta da Trump continua a seguire una strategia perdente, “quella della pace attraverso la guerra“. Washington ha già deciso: d’altra parte è lo stesso Zelensky che ha dichiarato di voler incontrare di nuovo il Presidente Trump, accettando il piano di pace da lui proposto. Il Presidente americano si sta sempre più allontanando dagli alleati: bloccando agli ucraini l’accesso alle immagini satellitari a uso militare, frenando le manovre militari congiunte con la NATO. Il britannico The Daily Telegraph riporta la notizia che il Pentagono stia considerando di spostare 35 mila soldati americani dalla Germania all’Ungheria, per non parlare poi della minaccia fatta circolare di non rispettare l’impegno dell’art. 5 della NATO circa la difesa reciproca nei confronti dei Paesi che, a suo avviso, non pagano abbastanza. Un altro colpo alle difese europee, aumentando la pressione su Kiev affinché firmi l’accordo per concedere agli USA lo sfruttamento delle sue risorse minerarie e accettare il piano di pace indicato dal Pentagono.
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Aggiornamenti in corso
In queste ultime convulse giornate si va chiarendo il quadro generale. Zelensky ha dichiarato che l’Ucraina è pienamente impegnata nella prospettiva di un dialogo costruttivo con i rappresentanti degli Stati Uniti nei colloqui di pace che si apriranno nei prossimi giorni in Arabia Saudita. Sul tavolo ci sono proposte realistiche… speriamo che lo siano sul serio. Da parte sua, Macron ha riconvocato i Paesi UE a Parigi per esaminare e avanzare proposte concrete, mentre la Turchia si è dichiarata disponibile a inviare truppe in Ucraina nel caso che le parti coinvolte nel conflitto trovino un’intesa per un cessate il fuoco. Il Segretario di Stato americano Marco Rubio ha avuto un colloquio telefonico con il Ministro degli Esteri Ucraino riferendogli che il Presidente Trump è determinato a porre fine alla guerra al più presto possibile, sottolineando che tutte le parti devono adottare misure per garantire una pace “sostenibile”. La Russia è disposta a discutere una tregua temporanea in Ucraina, a condizione che si compiano progressi verso un accordo di pace definitivo. Il Portavoce del Cremlino Peskov ha ribadito che la bozza di un accordo di pace discussa tra Russia e Ucraina a Istanbul, nel 2022 sarà il punto di partenza per una soluzione della crisi ucraina che prevede l’adesione dell’Ucraina alla UE, ma non alla NATO, a conferma che questo conflitto già da tempo poteva essere chiuso in quanto la Russia intendeva e intende inaccettabile la presenza della NATO alle frontiere. La Commissione UE invece di calmare le acque continua a soffiare sul fuoco, dichiarando che vada rispettata l’integrità territoriale dell’Ucraina senza fare alcun cenno sulla richiesta di Mosca di tenere la NATO lontana dalle frontiere russe. Certo la presenza dell’UE ai colloqui di pace non è richiesta, e speriamo che non lo sia: l’incontro tra Ucraina e USA dovrebbe aver luogo martedì, sperando che non vi siano altre interferenze da parte dei responsabili dell’UE, il cui ruolo in questo conflitto si è rivelato davvero inadeguato.
Marzo 2025
Avv. Eugenio Oropallo