Il premier Conte contestato a Strasburgo
Il premier Conte contestato a Strasburgo
Nella sala semideserta in cui parlava, il premier Conte è stato contestato duramente dal rappresentante liberale Verhofstadt che lo ha accusato di essere un “burattino” nelle mani di Di Maio e Salvini ma non sono mancate neppure le requisitorie dei popolari, socialisti e verdi. Conte era stato invitato dal Presidente del Parlamento Tajani all’interno di un ciclo di dibattiti sul futuro dell’Europa al quale hanno preso parte anche Macron, Merkel e Sànchez che hanno illustrato il loro punto di vista davanti ad una platea gremita. A Conte l’assemblea ha ricordato la presa di posizione del governo italiano nel caso Venezuela, ma neppure sono mancate le accuse per il trattamento riservato ai migranti come per la posizione assunta per la TAV. Debole la replica di Conte alle critiche sollevate all’operato del Governo, che non prevedeva un’accoglienza del genere.
Ancora una volta, facendo ricorso ad un bolso e scontato spirito nazionalista ha risposto che l’offesa è rivolta a tutto il popolo italiano. Se ci consente, il sig. Conte, sul banco degli imputati c’è solo questo governo arrangiato che non ha prospettive che non siano quelle inventate giorno dopo giorno dal governo, incapace di comprendere le sfide sul tappeto dei prossimi anni. Incapace, lui e i suoi sodali compagni di governo, di smettere i panni di salvatori del popolo e riconoscere che l’appartenenza dell’Italia all’UE è l’unica prospettiva che resta ai paesi membri per affrontare le sfide che si profilano all’orizzonte.
Non sappiamo che cosa si aspettasse Conte da questo incontro, certo non fiori e rose, ché, anzi, poteva temere anche di peggio.
E di questo crediamo che sia perfettamente cosciente quando dichiara “non parlavano a me, sono stato il parafulmine di Salvini e Di Maio”. E allora, signor Conte, non le sembra che sia arrivato il momento di abbandonare questa barca che ormai fa acqua da tutte le parti?
Pensiamo che non sia questo il suo punto di vista tenuto conto che fin dalla sua “investitura” sapeva bene che era stato scelto proprio per coprire i due artefici della sua candidatura, senza sottrarsi mai al suo ruolo di mediatore tra le due parti, senza avere alcuna libertà di giudizio, mandato in giro per il mondo solo a prendere schiaffi o pacche sulle spalle, con i sorrisi che si sprecavano alle sue spalle, anche se aveva messo il vestito buono della festa. Ascolti un consiglio signor Presidente, torni alla amate carte giudiziarie, lasciando da parte ogni velleità politica. Ma sarà proprio così? Ancora una volta crediamo di no, visto che ha accettato anche di prendersi la responsabilità di una decisione presa dal ministro Salvini che potrebbe costargli anche la chiamata in correità se il Parlamento decide di autorizzare il processo a Salvini.
Buona fortuna, avvocato Conte!
Febbraio 2019