IL PASSATO CHE RITORNA
L’editto “bulgaro“, che cancellò in ventiquattr’ore con un tratto di penna la collaborazione di quei giornalisti che non erano disposti a seguire la linea dettata dal governo costituì un esempio di arroganza molto simile a quanto sta accadendo oggi con l’attuale governo che sta cercando di controllare anche il settore dell’informazione.
Era il 1994 quando Silvio Berlusconi, spregiudicato imprenditore milanese, decise di scendere in campo vincendo le elezioni politiche, grazie alle sue frequentazioni con la classe politica e alle promesse fatte agli elettori.
Non era stato un periodo felice per la classe politica accusata di corruzione da parte della giustizia per cui l’elettorato decise di affidarsi a questo personaggio che prometteva di cambiare il volto della politica.
Vicino all’area socialista, malgrado le sue vicende giudiziarie e la sua incompatibilità politica, il regno di Berlusconi durò molto più di quanto si prevedesse fino a quando una grave crisi economica non lo costrinse a cedere il comando del governo. La vittoria di Berlusconi presenta alcune analogie con l’attuale scena politica; anche in questo caso la vittoria elettorale è stata propiziata da una Sinistra lacerata che non è stata capace di presentare una prospettiva diversa da quella della Destra.
Nessuno scommetteva sulla vittoria della Destra che è tornata a governare il paese grazie all’alleanza con Forza Italia e la Lega. Anche i trascorsi di questi due raggruppamenti non hanno impedito ad una Destra sovranista, di centrare l’obiettivo.
È ancora vivo il ricordo dell’editto-bulgaro con cui Berlusconi si liberò di alcuni giornalisti scomodi che hanno sempre bersagliato la sua vita privata costellata di festini ed equivoci rapporti con la malavita organizzata. La Meloni ha fatto ancora di più, circondandosi di suoi familiari e nominandoli ministri nel suo governo. Per quanto riguarda la politica internazionale, il governo ha condiviso in pieno la politica avventurista della NATO sotto l’egida degli USA. Lo dimostra la sua decisione di fornire all’Ucraina materiale bellico per miliardi di euro, sottraendo al bilancio statale le risorse per fare quelle riforme che l’UE attende mettendo così in discussione anche la capacità di spesa del PNRR. Ancora di più preoccupa la sua vicinanza ai paesi cosiddetti sovranisti, e soprattutto il frequente richiamo – anche nel lessico – all’esperienza del Fascismo.
Insomma, è il peggio che potevamo aspettarci da una Destra che si propone di riportare l’Italia a rileggere la storia recente di questo nostro martoriato paese. Stanno tentando di farlo anche a livello istituzionale con i presidenti dei due rami del Parlamento che non lasciano occasione per minimizzare i disastri del passato regime. Oggi, forte dei suoi poteri, il governo ha ridimensionato il quadro dirigente della televisione pubblica licenziando o costringendo a licenziarsi quei giornalisti che non hanno mai abbassato la testa. Come scriveva un illustre giornalista – si tratta di Giorgio Bocca – “riemerge dal passato il paese delle madrine di guerra, i generali delle prime file e la propaganda ignobile del giornalismo servo e delatore“. Questa gente mira a riportare in auge quello che è il vecchio modello del capitalismo sovranista. Il nostro paese senza gli aiuti del PNRR, senza progetti e con l’aggravante della recente inondazione, rischia il default economico. Se non ci sono risorse e se vi sono spese senza copertura, come denuncia la Corte dei conti, ebbene bisogna pur attrezzarsi per rivedere la politica di questo governo prima che la situazione peggiori isolando l’Italia dal resto dell’UE.
Giugno 2023