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Il lento ma inarrestabile declino della NATO

Negli ultimi anni, soprattutto dopo il cambio della guardia alla Casa Bianca, si è cominciato a mettere in discussione il ruolo della NATO in un mondo in rapido cambiamento sia sul piano economico che sotto il profilo politico. Quando ancora era alla guida della Commissione Europea, Junker, ebbe a dichiarare che probabilmente gli USA – grazie anche alla politica estera della nuova amministrazione Trump – poteva ritenersi il più temibile avversario dell’UE, in rotta di collisione con la politica UE, che cercava di affrancarsi il più possibile dalla politica dell’ingombrante alleato. La politica degli USA infatti, in questi anni, ha cercato di limitare in ogni modo il ruolo dell’UE nelle vicende mondiali, manovrando sempre dietro le quinte della NATO di cui è il membro più influente. E così, l’Europa ha dovuto digerire la decisione di Trump di ritirarsi dall’accordo sul clima che aveva sottoscritto il suo predecessore Obama per limitare l’uso delle risorse energetiche fossili e per abbassare il tasso di inquinamento dell’atmosfera. Così, dopo anni di trattative per arrivare ad un accordo di importanza globale, si è ritornati ad una forma di esasperato nazionalismo senza poter esercitare alcun controllo sulle emissioni di CO2 da parte degli USA, uno maggiori responsabili dell’inquinamento atmosferico. Di fatto, però, questo dietro-front ha convinto gli Stati europei che non ci si poteva più fidare di un alleato che manifestava così di portare avanti la sua politica di grande potenza sotto la bandiera del principio “America First”. Si può dire che questa decisione di Trump è stata una delle ragioni per cui l’UE ha cominciato a sviluppare un progetto che tenga conto della necessità da una parte di non dipendere più, sotto il profilo energetico, dai padroni del petrolio e dall’altra di lavorare per la ricerca di fonti alternative non inquinanti e soprattutto rinnovabili. L’UE si è convinta – perlomeno lo è una maggioranza dei paesi europei che sono membri anche della NATO – che sia maturo il momento, anche per motivi di sicurezza, di chiudere il capitolo dell’Alleanza militare che risale al 1949. Recentemente, a seguito di un altro intervento di Trump che aveva richiesto agli altri paesi europei di aumentare le spese militari portandole al 2% del PIL, è insorto Macron, Presidente della Francia, che ha definito la NATO come un organismo in stato di avanzata “putrefazione”. Anche la Germania, pur criticando le modalità in cui si è espresso il Presidente francese, si è detta sostanzialmente d’accordo con il punto di vista francese tant’è vero che sta sviluppando sempre di più il progetto, se non di un esercito europeo, comunque di una più stretta collaborazione militare dei paesi europei, rispondendo alle critiche di Trump, che si trattava di un progetto che non è in conflitto con la NATO e che lavora parallelamente all’Alleanza Atlantica. Certamente, ad affrettare i tempi di questo piano di sganciamento degli USA, è stata anche l’ostilità che ha manifestato Trump nella vicenda della Brexit, appoggiando a più riprese sia l’attuale premier Johnson e prima ancora la premier dimissionaria Theresa May nella loro decisione di uscire dall’Unione Europea, promettendo ad entrambi di essere pronto ad offrire alla Gran Bretagna accordi economici che avrebbero riportato il Regno Unito al passato splendore. Promessa che Trump, ovviamente si è rimangiata quando Johnson e il Parlamento inglese hanno deciso di continuare la trattativa per formalizzare l’uscita entro la fine di quest’anno, sempre che oggi, in piena pandemia, si possa rispettare quella data. Nell’ultima riunione dei vertici della NATO, forse proprio per confermare che il destino dell’Europa era uno solo, quello di restare al fianco del suo potente alleato atlantico, gli USA hanno deciso di lanciare una grande esercitazione militare sul territorio dell’UE con la partecipazione dei paesi europei mandando in Europa circa 20.000 soldati, in aggiunta ai 10.000 già presenti in Europa, insieme ad un volume impressionante di materiale bellico e di carri armati di ultima generazione per saggiare la capacità di un pronto intervento in caso di aggressione di uno Stato membro della NATO da parte di altro Stato. In effetti, i ministri della difesa dei 27 paesi dell’UE, di cui 22 membri della NATO, si sono riuniti a Zagabria il 4-5 marzo scorso (presente per l’Italia il ministro Guerini del PD), in piena pandemia, giova chiarirlo, per decidere come incrementare la “mobilità militare”. L’obiettivo dell’esercitazione che ha preso il nome di “Defender Europe 2020” restava quello di testare la rete dei trasporti UE con trentamila soldati USA che si sarebbero sparpagliati attraverso tutta l’Europa, esentati anche dall’applicazione delle norme di sicurezza previste per il coronavirus. Ci si chiedeva fin da allora, mentre una prima parte delle truppe americane sbarcava in Europa, che scopo poteva avere “il più grande spiegamento di forze USA in Europa dalla fine della guerra fredda” ufficialmente “per proteggere l’Europa da qualsiasi potenziale minaccia”, come si era espresso anche il segretario della NATO Stoltenberg e ci si chiedeva ragionevolmente perché non era stato possibile rinviarla in piena crisi da coronavirus? La domanda è stata rivolta al generale in pensione Leonardo Tricarico, che della NATO certamente si intende per i ruoli di vertice che ha ricoperto nel corso della sua lunga carriera militare escludendo ogni ipotesi complottista, perché non se ne vede quale poteva essere il vantaggio, nella sua risposta il generale si è detto sconcertato dall’insistenza della NATO nel voler proseguire l’esercitazione pur accettandone il ridimensionamento. “Rinviarla – ha detto – più che opportuno sarebbe obbligatorio” dicendosi comunque convinto che “dietro c’è un altro scopo” – quello di esibire i muscoli al nemico di sempre Putin, e far vedere che nonostante la devastazione di un virus – “la NATO è sempre pronta a fronteggiare ogni tipo di pericolo nel fronte est”. E’ un’esercitazione concepita in funzione anti-russa ma si tratta – commenta il generale – di “un bersaglio errato perché i russi non hanno alcun interesse a disturbare la NATO perché la Russia mira più a riempire gli spazi vuoti lasciati dagli USA” e questo accade in Siria come in Libia o in altri paesi medio-orientali come la Turchia e l’Egitto, la prima anche con il velato appoggio dell’amministrazione Trump, per allargare la loro influenza nel Mediterraneo occidentale e soprattutto in Libia per arrivare al controllo dei pozzi petroliferi e a Cipro per contrastare lo sfruttamento del gas naturale nei fondali dell’isola. E’ la constatazione di un “cambiamento di equilibri” di particolare interesse soprattutto per l’Italia che rischia di restare fuori, in un futuro prossimo, dalla collaborazione con i paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Ancora oggi, in piena pandemia, il nostro governo dimostra di non aver capito la lezione e di non aver compreso come i cambiamenti in corso mettono alla prova le capacità dell’UE di contrastare il progetto americano che è quello di perpetuare una alleanza che va contro gli interessi dell’UE, come riconosciuto apertamente da tutti i partners europei. In un’intervista apparsa recentemente sul quotidiano La Repubblica, a proposito della pandemia, il ministro della difesa Lorenzo Guerini, purtroppo ha dichiarato che “i pilastri della nostra sicurezza sono la NATO e l’UE”. Una dichiarazione davvero sorprendente che non tiene conto degli attuali rapporti tra l’UE e la NATO, anche alla luce dell’appoggio che il Presidente Trump ha fornito al precedente governo giallo-verde nel suo conflitto con l’UE, accogliendo alla Casa Bianca sia il capo della Lega che quello del M5S. Oggi, ancora navigando nell’incertezza di quello che potrà essere il nostro futuro, la battaglia contro il coronavirus può essere vinta solo al fianco dei nostri alleati nell’UE con i quali bisogna condividere un obiettivo unico, che è quello di mettere da parte ogni ulteriore resistenza per concretizzare il progetto originario di un’Europa unita e solidale, gli Stati Uniti d’Europa. E l’Europa non può commettere errori se vuole centrare questo obiettivo. Se il sovranismo è un elemento che può mettere in crisi la costruzione europea, l’altro rischio è quello di lasciar in vita un’alleanza politica e militare che ha fatto il suo tempo. Certo c’è stata un’epoca in cui l’Europa ha accettato di buon grado, ai tempi della guerra fredda, di essere sotto la protezione del potente alleato atlantico. E per riferirci all’Italia, anche il più forte partito dell’opposizione, il PCI, si diceva d’accordo di lavorare sotto l’ombrello NATO ma oggi, mutate le condizioni geopolitiche, sarebbe storicamente errato continuare ad essere subalterni alla politica di grande potenza degli USA. Diversamente, si corre il rischio di tornare alla politica della divisione all’interno dell’Europa, preparando la strada per un nuovo bagno di sangue. E’ una grande sfida per l’Europa che deve dimostrare di essere capace di portare a compimento il sogno dei padri fondatori dell’Europa federale, rompendo ogni indugio, mettendo fine ad un’alleanza politica e militare con gli USA che ha fatto il suo tempo.

14/5/2020

Il lento ma inarrestabile declino della Nato

 

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