IL CORONAVIRUS IN SALSA BRASILIANA
Quando la pandemia è esplosa anche nel continente americano, il solito buffone di corte che ormai insegue il mito della immortalità, faceva dichiarazioni rassicuranti dicendosi capace di battere nel giro di qualche settimana la diffusione del contagio negli USA. Beffardamente, la diffusione progressiva del contagio e l’aumento dei morti, i cui corpi sono stati sepolti in fosse comuni, costringeva il capo dell’amministrazione USA ad una rovinosa ritirata. Non meglio è andata all’emulo di Trump in Brasile. Da mesi il Presidente Bolsonaro ha deciso di negare l’esistenza della pandemia. “Questa non è una pandemia ma una nevrosi” aveva assicurato Bolsonaro alla notizia dei primi morti in Europa. “In Italia muoiono in tanti solo perché è un paese di vecchietti”. Per alcune settimane gli è andata bene ma non poteva durare perché la pandemia non ha fatto sconti a nessuno. I dati relativi alla diffusione dei contagi, diffusi dal governo brasiliano, non sono attendibili: i contagi sarebbero sotto i 400 mila su 200 milioni di abitanti ma il timore è che le cifre reali siano molto più alte. Ne sono conferma le foto delle fosse comuni preparate in Amazzonia dove si teme che la pandemia possa cancellare intere tribù di indigeni. Inoltre, proprio approfittando dell’attenzione mediatica tutta concentrata sulla pandemia, la deforestazione amazzonica prosegue a ritmi crescenti. Un video diffuso dal Tribunale Supremo brasiliano, che sta indagando su diversi casi di corruzione che toccano anche il presidente Bolsonaro, lo mostra mentre raccomanda al ministro dell’ambiente di accelerare la deforestazione. Il quotidiano “La Repubblica” del 21 maggio scorso riportava la notizia che “il Covid-19 sta dilagando nel paese sudamericano con ondate sempre più forti”. Soprattutto nei quartieri poveri di San Paolo e Rio de Janeiro. Ma si teme che nel Nord-Est, il territorio più povero, ci potrà essere una prossima esplosione dei contagi mentre a Manaus, in piena Amazzonia, la popolazione soccombe al virus con i corpi delle vittime allineati nelle fosse improvvisate tra i campi. Muore anche chi sta in ospedale, chi non trova posto nella terapia intensiva e muoiono medici ed infermieri: 194 che è il numero più alto finora, scrive “La Repubblica”. In giro molta rassegnazione e tanta rabbia che segnano che anche per Bolsonaro ci sarà presto il cambio della guardia, tenendo conto dei contrasti in seno al governo per cui l’ex ribelle dell’esercito, ha preferito affidarsi ai militari, temendo che la pandemia, se non saranno prima le inchieste giudiziarie che pendono a suo carico, potrà mettere fine al suo potere dispotico.
3/6/2020
IL CORONAVIRUS IN SALSA BRASILIANA