GLI EROI DIMENTICATI DEL BUS
Ricorderete la vicenda del bus scolastico dirottato e poi dato alle fiamme a San Donato Milanese nel mese di marzo scorso. Una strage sventata grazie al coraggio dimostrato da due ragazzini, il primo di origini egiziane, Rami, ed il secondo di origini tunisine, che tramite il loro telefonino avevano fatto partire l’allarme dall’autobus dirottato. Profittando ancora una volta di questo episodio, che per alcuni giorni occupò le cronache giornalistiche ed anche i programmi televisivi, i due esponenti della maggioranza di governo, non hanno perso l’occasione per farsi ancora un po’ di pubblicità. Sia il Ministro dell’Interno Salvini che il capo del M5S, si trovarono d’accordo a concedere la cittadinanza italiana ai due ragazzi per visti speciali. A sentire Luigi Di Maio, il passo indietro di Salvini che pur aveva dichiarato che non v’erano le condizioni per concedere la cittadinanza italiana ai due ragazzi, sarebbe stato frutto di una intensa opera di convincimento messa in campo dal suo partito. Se tutto il carrozzone governativo ed il centro destra plaudono al gesto umanitario del Ministro dell’Interno, la CGIL, per bocca del suo segretario confederale, Giuseppe Massafra, ritiene che “dare o revocare la cittadinanza italiana non può essere un premio, un atto di gratitudine, o una punizione, deve essere un diritto….garantito a Rami, così come a un milione di bambini e ragazzi di origine straniera che da anni aspettano una legge per diventare cittadini italiani”. Ma su questo fronte la Lega non sembra sia disposta a fare concessioni: d’altra parte, è nota la posizione di tutto il centro destra che per anni aveva bloccato la legge sullo “jus soli” con il silenzio colpevole della sinistra al potere. Dopo però la comparsata televisiva del Ministro dell’Interno nel corso del programma del Maurizio Costanzo Show, l’incontro al Viminale e le dichiarazioni anche del Ministro Bonafede e del Presidente della Camera, a due mesi dal rogo non si è più parlato della cittadinanza concessa per questi giovani. Nei giorni scorsi la sindaca di Cremona ha chiamato la Prefettura di Cremona che non ha saputo dare alcuna risposta. Comprensibile anche la delusione dei due ragazzi. Ora, se non fosse stato possibile concedere ai due ragazzi la cittadinanza italiana, perché, ci si chiede, un nutrito gruppo di ministri si è speso per accendere questa speranza? I ragazzi che hanno vissuto questa brutta avventura, e non solo quelli che hanno avuto il sangue freddo dei due ragazzi, pur avendo ripreso la loro vita quotidiana, a riflettori spenti, stanno metabolizzando quella vicenda. Molti di loro manifestano uno stato di ansia, disturbi del sonno, timore di restare soli, per cui sono costantemente seguiti dal servizio di psicologia dell’ASST di Cremona. Resta solo questa sensazione, che ancora una volta la politica, quella sporca ovviamente, abbia usato questo gesto di coraggio di due ragazzi per segnare un altro punto a loro favore ma appare davvero odioso che abbiano mentito a due ragazzi, senza curarsi che le promesse vanno mantenute, soprattutto in situazioni del genere. Nessuno ha richiesto una “ricompensa” ma se la politica ha fatto un’eccezione, ebbene è ora che si attrezzino per rispettare quanto promesso per evitare ulteriori figuracce anche a livello internazionale avendo avuto il caso un’ampia diffusione anche nei paesi di origine dei due ragazzi che li hanno accolti come eroi. E certo senza dimenticare che, se non ci fossero stati loro, l’episodio avrebbe potuto avere conseguenze tragiche. Perché attendere ancora?
Maggio 2019