Fuori Salvini, via il governo sovranista
Finalmente, come promesso, il premier Conte si è presentato nella giornata del 20 agosto al Senato per dare le sue dimissioni a seguito della mozione di sfiducia presentata nei suoi confronti dal vice-primo ministro Salvini. L’esito di questa crisi di governo poteva ritenersi scontata in quanto la sfiducia di una parte del Governo non poteva che condurre alle dimissioni del premier, anche se, furbescamente, forse rendendosi conto della gravità del suo gesto, Salvini dichiarava di ritirare la sfiducia, dopo aver ascoltato il premier che annunciava le sue dimissioni.
Il discorso di addio del premier, è stato un vero e proprio atto di accusa nei confronti del vice-primo ministro Salvini colpevole di aver innescato la crisi odierna.
Il premier ha accennato ad una serie di gravi violazioni istituzionali poste in essere dal vice primo ministro che per un verso, mentre veniva meno ai suoi obblighi istituzionali, aveva preso in carico le competenze di altri ministri o criticato pubblicamente l’operato di altri ministri. Il che è vero, si pensi, tanto per citare qualche episodio, la visita di Salvini in Israele nel corso della quale egli ha condiviso la posizione del premier israeliano, con il rischio di creare seri problemi nei rapporti anche con le istituzioni palestinesi e i paesi arabi. Ancora, è il caso di ricordare la sua insofferenza ad incontrare i rappresentanti degli altri paesi UE per l’elaborazione di una nuova normativa in tema di asilo politico, sorvolando anche sulle sue missioni a Mosca e i suoi incontri con i rappresentanti del gruppo Visegrad e i suoi insulti ai capi di governo di altri paesi UE, come la Francia, per cui è stato obbligato ad intervenire lo stesso presidente italiano per calmare l’adirato
presidente francese. Ma non si fermano qui le intemperanze e l’inaffidabilità di questo ministro che hanno certamente raffreddato i rapporti con le stesse istituzioni europee. Ma se questo è tutto vero, se è vero che, come ha poi lamentato Salvini, il premier Conte lo sopportasse da mesi, vorremmo sapere dov’era e che cosa faceva il premier in questi lunghi mesi di governo, visto che è addirittura intervenuto al posto di
Salvini che ha rifiutato di venir a spiegare innanzi al Parlamento i suoi rapporti con Putin. Insomma, se Salvini ha potuto assumere atteggiamenti inconciliabili con la sua carica pubblica, altrettanto va detto che ha potuto contare sul silenzio del premier che in questi mesi ha sempre coperto le falle istituzionali del suo vice-premier.
Probabilmente, si sarà trattato anche di oggettiva debolezza di un premier che era stato scelto dai due capi della coalizione ma questo non ne limita affatto le responsabilità istituzionali per cui l’atto di accusa sostenuto nei confronti di Salvini, ci dispiace dirlo, si ritorce anche nei confronti del premier per i limiti della sua azione di governo. In sintesi, se Salvini ha le sue colpe, anche il premier ne porta la responsabilità per il silenzio – assenso esercitato fino alle ultime ore di questo governo.
Anche perché, pur picconando il Salvini, il premier non ha sollevato alcuna critica nei confronti del M5S e del suo capo politico Di Maio, di cui si potrebbe raccontare altrettanto, come dimostra il suo tentativo di allearsi con i gilet gialli francesi, ponendo in crisi i rapporti fra i due paesi membri dell’UE opponendosi alla TAV che era ed è un’opera che fa parte di un progetto europeo che doveva velocizzare il traffico ferroviario dal Portogallo all’Ucraina.
Se il governo non fosse stato d’accordo a continuare questa opera, meglio avrebbe fatto fin dall’inizio, senza tirare la corda, e senza aspettare più di un anno, giocando sui rischi e i costi per la continuazione dell’opera. Insomma, se Salvini va ritenuto responsabile di questa crisi, ebbene non facciamo diventare angeli chi ha lavorato al suo fianco, adottando il suo stesso metodo e chi è stato a guardare, incapace di denunciare i molti limiti immensi di questo governo raccogliticcio che marciava fedele sotto le bandiere dei due rappresentanti della coalizione, veri ed unici rappresentanti del potere esecutivo.
Un governo, dunque, che ha fallito lasciando gravi conseguenze per chi sarà obbligato a sostituirlo, sperando che vi sia ancora qualcuno capace di trarre l’Italia fuori dal baratro in cui oggi ci troviamo. Sarà difficile riacquistare la fiducia dell’UE ma è l’unica prospettiva che ci resta, sempre che Mattarella sia disposto a mettere in campo quelle forze politiche e quei soggetti politici che in questi ultimi anni hanno dato lustro all’Italia e collaborato lealmente con le istituzioni europee, per rompere l’isolamento al quale questo governo ci ha condannato con la sua politica impostata su un acceso nazionalismo ed il rifiuto sistematico di rispettare quelle regole che in questi anni l’UE aveva elaborato per portare avanti il progetto dell’Europa federale, com’era nella prospettiva dei padri del federalismo
europeo.
Agosto 2019