FENOMENO MIGRATORIO E CRISI DEMOGRAFICA
La politica migratoria adottata dall’UE non tiene conto neppure delle stime, previste per gli anni a venire, di un fabbisogno di centinaia di migliaia di immigrati all’anno per poter mantenere i livelli di crescita preventivati.
Certo la situazione attuale può aver influito su queste stime ma, quando la guerra sarà cessata, è inevitabile che si passi ad una prospettiva di ricostruzione che vedrà impegnati milioni di lavoratori. Già oggi il nuovo governo di coalizione della Germania vuole attrarre lavoratori qualificati dall’estero ogni anno per affrontare lo squilibrio demografico e la carenza di manodopera in settori chiave. La perdita di forza lavoro rappresenta anche una bomba ad orologeria per il sistema pensionistico tedesco. Le soluzioni sono due: mandare i tedeschi in pensione più tardi e aprire le frontiere. Le aziende tedesche stanno già lottando per riempire i posti di lavoro lasciati liberi dai dipendenti in pensione.
Andando avanti di questo passo, di qui al 2035, in Germania, potrebbero mancare all’appello 5 milioni di lavoratori. Analoga situazione si prospetta per l’Italia: la popolazione residente passerà da 59,6 milioni del 2020 a 54 milioni nel 2050 e a 47,6 nel 2070, ossia 12 milioni in meno nel giro di mezzo secolo.
E’ vero che l’immigrazione non risolve del tutto il problema ma può contribuire a ridurre gli effetti della crisi demografica. Secondo una ricerca del Centrto Studi Idos, fra il 2002 e il 2020 gli italiani, fra i 20 e 49 anni sono diminuiti di 4,6 milioni, mentre gli stranieri di pari età sono aumentati di ben 2,9 milioni passando da 900.000 a 3 milioni. Ora, se queste sono ipotesi concrete, non si comprende perché si continui a contrastare in ogni modo il fenomeno migratorio senza affrontare di petto la situazione. Perchè la soluzione non è quella di ributtare a mare i migranti, ma quella di inserirli nel tessuto sociale ed economico del nostro Paese, riconoscendo loro piena dignità e pari diritti in quanto la loro presenza è necessaria per far girare la macchina della produzione e nello stesso tempo per diminuire le spese pensionistiche che rappresentano un peso, oggi, notevole per le casse dello Stato. Per questo ci preoccupa la presenza di un governo di centro – destra che ha come progetto quello di limitare l’afflusso di migranti e il diniego di dare la cittadinanza a immigrati già presenti in Italia da molti anni, che partecipano allo sforzo economico e che si vedono invece privati di diritti sociali ed economici previsti per i cittadini italiani. Davvero una prospettiva conservatrice e miope che lascia così sopravvivere una situazione di disagio sociale, contribuendo al fenomeno del lavoro nero.
Ottobre 2022