DI CORSA VERSO IL BARATRO
E’ notizia di domenica scorsa che la Germania ha deciso di adottare la linea dura per rimandare i migranti in Italia senza attendere l’accordo bilaterale annunciato dal Ministro dell’Interno Horst Seehofer ma mai firmato da Matteo Salvini. L’Ufficio Federale per l’immigrazione e i migranti “in applicazione del Trattato di Dublino” sta intensificando in queste ore il rientro in Italia dei profughi arrivati in Germania dopo essere sbarcati in Italia. “Non si esclude, per la prima volta, l’impiego di voli charter a partire già dal 9 e dal 19 di ottobre. In effetti la Germania nel 2017 ha registrato 63 mila ingressi di migranti, di cui 22 mila provenienti dal confine italiano. Dura e immediata la replica di Salvini che ha detto di essere pronto a chiudere gli aeroporti a quei voli charter non autorizzati. E’ necessario fare un passo indietro per spiegare questa intricata vicenda. Al Consiglio europeo di giugno, il governo italiano aveva negato qualsiasi accordo con la Germania sui rimpatri dei migranti che dall’Italia erano arrivati in territorio tedesco, dopo essere sbarcati nel nostro paese. Il premier Conte aveva affermato in quell’occasione che “non riprenderà nessun migrante che dopo essere stato registrato in Italia si sia recato poi in Germania”. Il 10 luglio il vice ministro Salvini aveva ribadito il concetto “ no al ritorno dei profughi da Germania ed Austria”. Che cosa era accaduto alla riunione del Consiglio d’Europa? In realtà nessuno si aspettava modifiche al Trattato di Dublino visto che i paesi del Gruppo Visegrad si erano pronunciati contro ogni forma di accordo facendo venir meno l’unanimità necessaria per una eventuale modifica del Trattato. La cancelliera Merkel, anche per motivi elettorali, aveva preferito trattare direttamente con alcuni paesi – tra i quali l’Italia – per i respingimenti dei migranti nei paesi di primo sbarco. In effetti, Seehofer – Ministro degli Interni tedesco – aveva spiegato che, comunque, nel caso italiano non ci sarebbe stato un vero e proprio travaso in Italia ed una sensibile riduzione degli arrivi in Germania dal momento che Roma aveva chiesto a Berlino, di pari passo con l’avvio dei respingimenti in Italia, una condivisione dell’onere dei nuovi sbarchi sulle coste italiane. Dopo un incontro con Matteo Salvini era sembrato che ci fosse la possibilità di stipulare un accordo anche con l’Italia, che a quel punto avrebbe accettato di far ritornare sul proprio territorio i migranti in barba a tutta la propaganda giallo-verde per cui di questo accordo non si è più parlato. Ma Seehofer non sembra a questo punto rassegnato. Aldilà della propaganda italiana, la verità è che la Germania, e soprattutto la Baviera, hanno accelerato i rientri per i cosidetti “casi Dublino”. Racconta l’avv. Petra Haubner, che assiste i profughi in Baviera al quotidiano “La Repubblica”, che ogni giorno da Deggendorf, dove si trova uno dei centri di ancoraggio più importanti della Germania, “prelevano almeno un richiedente asilo o una famiglia intera per rinviarli nei Paesi di primo approdo. Nella stragrande maggioranza dei casi li mettono su un volo per l’Italia“, accompagnati a bordo da agenti di polizia fino agli aeroporti italiani (di solito, Roma, Milano o Torino), presi in consegna dalla polizia italiana e portati nei centri di accoglienza. Il Ministero italiano dice di non saper nulla di questi voli organizzati da Seehofer ma è stato confermato dalla stampa italiana tra cui “La Repubblica” che “da fonti del Viminale risulta che i viaggi charter…con destinazione Roma-Fiumicino vanno avanti con la media di due al mese almeno dai tempi del ministero Minniti, frutto del Trattato di Dublino. E questo nonostante l’attuale titolare Salvini non abbia sottoscritto alcun accordo con il suo omologo tedesco…. Il prossimo è atteso a Roma giovedì 11 ottobre e il secondo a fine mese”. “Nei primi sei mesi del 2018 – scrive ancora La Repubblica di ieri (8.10)- secondo fonti del Ministero Interno tedesco, in Italia sarebbero rientrati 1692 migranti”. Sul caso dei rientri interviene maldestramente anche l’altro vice premier Di Maio il quale dichiara che “questa cosa del charter non so chi l’abbia autorizzata perché sui migranti secondari non è stato sottoscritto alcun accordo”. Il che è vero perché il Trattato di Dublino che prevede che sia il paese d’approdo dei profughi ad occuparsene, valutando la possibilità di concedere o meno la protezione umanitaria. In realtà, dopo la prima fase dell’accoglienza, l’Italia preferisce mandar liberi questi profughi i quali immediatamente prendono la strada dell’estero, come la Francia o la Germania, dove è più facile trovare il lavoro. Il numero di questi profughi, transitati dall’Italia e finiti in Germania, privi di qualsiasi documento che riconosca loro, se non il diritto all’asilo, neppure la protezione internazionale per ragioni umanitarie, sono circa 40 mila per cui la Germania appunto ha cercato di intensificare i rientri in Italia, visto che Salvini ed il governo italiano si sono defilati rispetto alla prospettiva di un accordo bilaterale. Sul piano giuridico la richiesta della Germania è del tutto legittima perché è quanto prevede il Trattato di Dublino che sarà ridiscusso solo in ottobre in un prossimo incontro del Consiglio Europeo. Fino ad allora, perlomeno fino a quando non siano state modificate le norme previste in materia di asilo, l’Italia è obbligata ad accettare questi rientri. Che cosa può avvenire in caso di rifiuto da parte italiana? Ebbene, innanzitutto avremmo una ennesima violazione delle norme del Trattato, che, lo ricordiamo, nella scala delle fonti dell’UE e per i paesi che vi aderiscono, hanno un valore superiore alla legge nazionale ordinaria. E quindi l’Italia è obbligata ad applicare le norme europee disapplicando le norme interne se fossero in contrasto con le prime. Ma, sotto il profilo politico, l’eventuale rifiuto aprirebbe una ulteriore crisi non solo con l’Europa ma anche con i paesi che si vedono rifiutare il rientro dei migranti in Italia, in questo caso la Germania e forse anche l’Austria, che potrebbero portare l’Italia innanzi alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea per violazione del Trattato. Ma non è tutto in quanto bisogna ricordare che la nostra Costituzione prevede che l’Italia rispetti i patti internazionali liberamente sottoscritti per cui la violazione di una norma europea potrebbe avere anche un profilo di incostituzionalità, ipotesi questa non del tutto peregrina che potrebbe anche portare ad un conflitto tra potere giudiziario e quello esecutivo per cui non vediamo perché questo governo debba minare anche il buon nome dell’Italia e sollevare seri problemi per la nostra appartenenza all’UE. A meno che non abbia come obiettivo proprio quello di uscire dall’UE. L’altro vice premier, Di Maio, va gridando ai quattro venti che non c’è alcuna intenzione di portare l’Italia fuori dall’Europa ma ci sembra che i fatti contraddicano le sue parole. Aggiungendo che le dichiarazione fatte dai rappresentanti di questo governo, come ha tenuto a precisare anche il presidente della BCE, stanno facendo un danno enorme al nostro paese perché rapidamente sta venendo meno la fiducia dell’UE e delle sue istituzioni nei confronti di questo governo mentre cresce l’isolamento politico del nostro paese all’interno dell’UE.
Ottobre 2018