Danimarca-Kosovo: detenuti in vendita
Da Pristina e Copenaghen arriva una notizia sconcertante. Il ministro della Giustizia del Kosovo Albulena Haxhiu ha annunciato che a breve arriveranno nel paese 300 detenuti, attualmente nelle carceri danesi e cittadini di paesi non UE, per scontare la loro pena in Kosovo. In cambio Pristina otterrà 210 milioni di euro di finanziamenti. L’accordo fa parte di una serie di misure annunciate in settimana dalle autorità danesi per alleviare il sistema carcerario del paese per far fronte al più alto numero di detenuti dagli anni ’50. L’accordo deve passare ora dall’approvazione del Parlamento di Pristina. In molti, in Danimarca e all’estero, si sono detti preoccupati per la salvaguardia dei diritti dei detenuti. Un rapporto del 2020 del Dipartimento di Stato americano ha evidenziato i problemi nelle prigioni e nei centri di detenzione del Kosovo, tra cui violenza tra i prigionieri, corruzione, esposizione a opinioni religiose o politiche, mancanza di cure mediche e a volte violenza da parte del personale. La notizia è stata ripresa anche dal quotidiano “La Repubblica” del 23 u.s. che riporta una dichiarazione resa dal Ministro della Giustizia danese che ha confermato “che l’accordo alleggerirà la pressione sugli agenti penitenziari, ormai sottoposti ad uno stress insostenibile a causa del sovraffollamento”. Se è comprensibile che vanno difesi i diritti della polizia non vediamo come si possa giustificare questo provvedimento alla luce anche delle disposizioni dell’UE di cui la Danimarca è paese membro – le quali consentono – il trasferimento dei detenuti di origine straniera a scontare la pena nel loro paese di origine, sempre che ci sia un accordo di entrambi i governi. Nel caso in esame, invece, vi è una vera e propria vendita di detenuti, appartenenti a diversi paesi che non fanno parte dell’UE. L’accordo, secondo il sito di notizie Euractiv, è stato duramente criticato da esperti delle organizzazioni umanitarie kosovare-Bexhet Shala, dirigente della Ong per la protezione della libertà e dei diritti umani, ha affermato che “il nostro sistema carcerario è in tali condizioni da non essere assolutamente in grado di accollarsi 300 prigionieri in più”.Fatmire Haliti, un’altra persona esperta di problemi del sistema carcerario kosovaro, sottolinea che “nelle prigioni dell’ex provincia jugoslava le condizioni di vita quotidiana sono gravi e pericolose: ci sono scontri e violenze frequenti tra detenuti, lesioni che i detenuti si autoinfliggono per finire almeno in infermeria, e casi di morti e omicidi”. Ancora, scrive “La Repubblica” che “le leggi internazionali stabiliscono che i condannati scontino la pena loro comminata il più vicino possibile ai loro familiari e qui si tratta di extracomunitari emigrati in Danimarca con le loro famiglie”. Perplessità rimandate al mittente dal Ministro della Giustizia danese Nick Hekkerup che si è dichiarato convinto che l’invio di detenuti in Kosovo sarà in linea con le norme a salvaguardia dei diritti umani a livello internazionale. “I detenuti deportati potranno ancora ricevere visite, anche se, naturalmente, sarà difficile“, ha chiosato. Crediamo che sia necessario un intervento dell’UE perché la Danimarca – membro dell’UE- riconosca una violazione così scandalosa della norma a difesa dei diritti dell’uomo e se la Danimarca ha un problema di sovraffollamento delle carceri perché non applicare la pena detentiva solo ai detenuti più pericolosi? Perché non adottare un sistema adottato da alcuni paesi, come la Norvegia e la Svezia, che applicano la misura carceraria solo quando si liberi un posto in un penitenziario del paese? Se vengono violati i più elementari diritti dei reclusi ebbene viene violato uno dei presidi posti a base della costruzione europea e ciò apre una ulteriore falla nella battaglia che sta combattendo l’UE a difesa delle minoranze etniche e sessuali contro altri paesi dell’UE come la Polonia o l’Ungheria. Riteniamo che vada fermato questo sporco mercato prima che qualche altro Stato non segua l’esempio della Danimarca.
Dicembre 2021