DAL FRONTE DELL’EPIDEMIA
Ci avevano assicurato, e noi ci eravamo illusi, che la bella stagione avrebbe fatto dimenticare i lunghi mesi di ansia e di preoccupazione che avevano segnato tutta la primavera e al primo sole caldo dell’estate avevamo cominciato a sognare di riappropriarci della nostra vita ritornando ad affollare spiagge e un po’ meno le montagne. Ma non è andata come speravamo: l’epidemia non conosce né frontiere né concede soste in quanto ha fatto risentire la sua presenza appena ne ha avuto l’occasione. E l’occasione è stata quella della riapertura delle discoteche, voluta a gran voce dal Presidente della Regione Emilia-Romagna e un po’ meno dal governo che però se l’è cavata dicendo – per bocca del Presidente del Consiglio – che il governo non ha detto di riaprire le piste da ballo, sottolineando che alcune regioni “hanno voluto dettare protocolli sanitari ritenendoli compatibili con la riapertura delle discoteche”. Un modo davvero incredibile per scaricare la responsabilità sulle regioni ma che rivela anche una grave carenza del governo centrale di gestire la emergenza sanitaria in tutto il territorio del paese. Se aveva deciso di tenere in vigore tutta una serie di provvedimenti fino alla fine di luglio, perché accettare il ricatto di alcune regioni, come la nostra, che hanno pensato solo a riempire i treni e le spiagge pur di favorire gli interessi di certe categorie? E’ forse più importante riempire le tasche degli albergatori, dei gestori dei bagni e delle sale da ballo più che tutelare la salute dei propri cittadini? E così, man mano che si riempivano le discoteche mentre la riviera romagnola veniva presa d’assalto ed i treni arrivavano stracarichi scaricando migliaia di turisti sulle “amate sponde”, riempiendo alberghi e ristoranti, il virus ha fatto risentire la sua presenza facendo crescere il contagio fino a quando non è stato più possibile far finta di niente. Sulla base dei dati epidemiologici, seguendo l’indicazione dei medici, è stato necessario far marcia indietro, sia pure con notevole ritardo, consentendo che i gestori delle nostre vacanze celebrassero sui lidi romagnoli non più la notte rosa, ma addirittura la settimana rosa, contribuendo alla diffusione del contagio. Infine è stato dato l’ordine di chiudere le discoteche per bloccare nuovi contagi. Come dice il proverbio, le stalle sono state chiuse quando i buoi già erano scappati. Ma non è bastato perché l’ordinanza di chiusura delle discoteche è stata impugnata dall’associazione italiana di imprese di intrattenimento da ballo e di spettacolo perché, sostiene il Presidente SILB, Maurizio Pasca, “non possiamo essere il capro espiatorio” perché … i contagi non avvengono in discoteca ma su bus, spiagge e piazze, mettendo in evidenza “l’ennesimo colpo ad un settore in collasso”, già anticipando richieste di rimborsi miliardari a favore della categoria. Ma, se è vero che il virus si diffonde anche sulle spiagge, nei bus e nei treni, non tiene conto il Pasca che, se si chiudono le discoteche, anche questi rischi determinati dallo spostamento di migliaia di persone vengono ad essere ridimensionati. Il Presidente della Federazione Nazionale dell’Ordine dei medici ha dichiarato che “quella del governo è una buona e saggia soluzione, che trova un punto di equilibrio tra le diverse istanze, puntando sempre alla tutela della salute e ponendo le basi per la riapertura, in sicurezza, delle scuole”. Il Tar del Lazio per ora ha detto no alla sospensione cautelare urgente dell’ordinanza emessa dal Ministro della Salute, fissando per il 9 settembre p.v. l’udienza in Camera di Consiglio per la valutazione collegiale del ricorso. Nella motivazione posta a base del diniego di sospensione, il Tar scrive che, “nel bilanciamento degli interessi proprio della presente fase del giudizio, la posizione di parte ricorrente risulta recessiva rispetto all’interesse pubblico alla tutela della salute nel contesto della grave epidemia in atto”. In parole più semplici, il Tar ricorda che, difronte a una situazione emergenziale come quella determinata dall’aumento dei contagi, è giusto che non si dia seguito a interessi privati che possono contrastare l’efficacia delle misure di sanità pubblica nella prospettiva del massimo contenimento del rischio.
21/8/2020