CONFERENZA SUL FUTURO DELL’EUROPA
Una nuova indagine Eurobarometro commissionata da Parlamento e Commissione europea rivela che il 44% degli europei ritiene che il tema principale che dovrebbe essere trattato nella Conferenza sul futuro dell’Europa siano i cambiamenti climatici. La quasi totalità degli europei, l’87%, concordano sul fatto che affrontare il cambiamento climatico possa aiutare a migliorare la loro vita e salute. Questa percentuale sale al 91% per i giovani tra 15 e 24 anni. Per gli italiani invece la principale sfida è identificata nella disoccupazione (45%), seguita dalla crescita economica insufficiente (32%) e la gestione dei flussi migratori (31%). Al contrario della visione europea, le sfide ambientali sono al quarto posto. Che il cambiamento climatico sia al centro dell’interesse dei cittadini europei non è un dato nuovo: resta il fatto che ancora oggi l’UE non ha ancora chiaro come affrontare questo problema anche per le diversità che sussistono all’interno della Commissione malgrado l’aumento negli ultimi anni di eventi meteorologici estremi come ondate di caldo e inondazioni che sono costati all’Europa quasi 510 miliardi di euro e hanno provocato circa 142.000 morti negli ultimi 40 anni, secondo un nuovo rapporto pubblicato giovedì 3 febbraio dall’Agenzia europea dell’ambiente (EEA), nel quale si chiede di mettere in atto misure continuative di adattamento a livello sia locale che nazionale. A livello globale, l’Organizzazione meteorologica mondiale stima che il numero di disastri meteorologici sia aumentato negli ultimi 50 anni, causando più danni ma meno morti. Studi recenti, indicano che la frequenza e la gravità di eventi come la siccità e gli incendi boschivi sono più facili da collegare al cambiamento climatico. Secondo il rapporto dell’EEA, la Germania è stato il paese europeo più colpito dagli effetti degli eventi estremi, con perdite per 107 miliardi di euro e 42.000 vittime negli ultimi quarant’anni. Seguono Francia (99 miliardi di danni e 26.700 morti) e Italia (90 miliardi e 21.600 morti). “Anche se raggiungiamo le zero emissioni nette prima del 2050, sarà comunque necessario un adattamento per limitare gli impatti degli eventi estremi”. E qui ancora una volta, viene alla luce un ritardo incredibile dell’UE e degli stessi paesi membri che non tengono conto della frequenza di questi fenomeni senza che vi sia alcuna forma di prevenzione.
Febbraio 2022