CENTOMILA IN PIAZZA CONTRO ORBAN
Anche se Orban ha visto riconfermato dai risultati delle ultime elezioni il suo potere, eletto come premier per la terza volta, non può dirsi spenta l’aspirazione del popolo inglese ad avere una società civile, liberale e pluralista. Erano forse più di centomila i giovani scesi in piazza a Budapest per manifestare la loro voglia di libertà e di appartenenza all’Europa, rivendicando “lo Stato di diritto”. Quel diritto che Orban da anni ormai sta cercando di cancellare con le sue riforme istituzionali ergendosi a difensore dell’Europa cristiana contro la marea di migranti e contro i giovani nelle scuole e nelle università. Di qui, la caccia agli oppositori politici nelle università e nell’amministrazione statale, accusati di essere traditori della patria. Paradossalmente, nonostante la caccia alle streghe scatenata dal regime, il risultato delle urne ha fatto crescere l’opposizione addirittura portando ad una unità di azione del partito di ultra destra di Jobbik e della minoranza politica schierata su posizioni liberali, che accusano il governo di brogli elettorali come di una diffusa corruzione alimentata dal potere politico che favorisce quegli operatori economici legati ad Orban. Altro segnale positivo va colto nella rivendicazione di questi giovani della loro appartenenza all’Europa e dei principi fondanti dell’UE. Quei principi che il governo ungherese, come i paesi che fanno parte del gruppo Visegrad, si rifiutano di rispettare. Vero è che in questi anni, proprio i paesi dell’Est-Europa, hanno avuto un rapido sviluppo economico grazie ai fondi europei. A questa positiva crescita economica non si è accompagnata, però, una crescita civile e politica dei governi di questi paesi che spesso contrastano le decisioni assunte in seno all’UE, richiamandosi ad una pretesa “sovranità” statale che non può essere violata. Insomma, è il ritornello delle “piccole patrie” che continua a frenare lo sviluppo dell’UE. C’è bisogno dunque di un cambiamento di questa politica “sovranista” che allontana il paese dall’Europa, a meno che Orban e soci non ritengano di ritornare ad essere pedine e non protagonisti del processo storico.
Aprile 2018
Avv. E. Oropallo
Centomila in piazza contro Orban