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CATALOGNA INDIPENDENTE?

Venerdì ventisette ottobre 2017 il Parlamento catalano con schiacciante maggioranza si è dichiarato a favore della dichiarazione d’indipendenza. Non si capisce come un’assemblea costituzionalmente eletta dal popolo spagnolo (non solo quello catalano) – nell’ambito dell’ordinamento costituzionale dello Stato spagnolo- abbia potuto dichiarare l’indipendenza dallo Stato centrale. E’ come se il Veneto o la Sicilia si svegliassero un mattino con la voglia di indipendenza e decidessero, dopo un referendum rabberciato, di staccarsi dall’Italia. Più che giustificato dunque l’intervento dello Stato centrale che ha provveduto a destituire le cariche istituzionali, sciolto il Parlamento ed indetto elezioni anticipate per il 21 dicembre. Una mossa prevedibile, quella delle elezioni, che avrebbe potuto prendere anche il Governo deposto dopo aver rassegnato le dimissioni. Una soluzione che avrebbe raffreddato le passioni e costituito un piano di lavoro per trovare una soluzione dignitosa sia per la Catalogna che per lo Stato centrale. Al contrario, la dirigenza catalana ha voluto forzare la mano con conseguenze allo stato imprevedibili laddove “la resistenza pacifica di massa” invocata da Puigdemont potrebbe avere breve durata anche perché non è chiaro come l’ex Presidente della Generalitat ed i suoi membri reagiranno alla loro destituzione se il Tribunale spagnolo incriminerà per ribellione tutto il Governo catalano arrestandone i membri. Purtroppo, nella vicenda non crediamo che abbiano dato prova di buon senso né il Governo centrale né quello catalano. Da una parte troviamo Rajoy arroccato nella difesa della legge e pronto ad invocare un intervento forte contro ogni tentativo di deviazione nazionalista. Dall’altra parte troviamo un Puigdemont, personaggio oscuro, poco loquace che non ha fatto altro che sventolare la bandiera dell’indipendenza,  rifiutando qualsiasi ipotesi di mediazione. In mezzo due popoli, quello spagnolo e quello catalano, che, comunque finisca questa vicenda (in farsa o tragedia, resta ancora da vedere) per i prossimi anni avranno motivo di provare rancore l’uno nei confronti dell’altro senza che ne esista motivo. Certo, la Catalogna ha la sua storia fatta di lotte operaie e di rivendicazioni repubblicane ma questa aspirazione non giustifica una manovra illegittima che finisce per giustificare la reazione dello Stato centrale. Se il sogno coltivato dai catalani per lunghi anni, prima e dopo della caduta del franchismo, non si è avverato, è al futuro che bisogna guardare, alla possibilità di costruire un’Europa federale nella quale abbiano pieno e legittimo spazio sia i vecchi Stati nazionali, nati nel secolo scorso, frutto spesso di guerre fraticide, ma anche le aspirazioni di autonomia adottate nell’ambito costituzionale.Insomma, un’Europa più forte serve anche a superare queste barriere nazional- populiste dando spazio alle autonomie regionali. L’UE ha già dichiarato che non riconoscerà l’indipendenza della Catalogna per cui, sia sotto il profilo economico che politico, il futuro della neonata Repubblica è lavoro complicato, forse impraticabile,  nel più totale isolamento internazionale. Possibile che il Governo catalano non abbia previsto tutto questo? Se la politica è un’arte, ebbene il disastro annunciato suona come severa condanna per quei politici dell’ultima ora che hanno voluto cavalcare l’onda del separatismo. Speriamo che il popolo spagnolo e quello catalano, sappiano ritrovare la strada per accettare una pacifica convivenza, pur nella diversità, nella più ampia comunità dei popoli europei.

Ottobre 2017

Nota a cura avv. E. Oropallo

CATALOGNA INDIPENDENTE

 

 

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