CAOS NEL TRASPORTO AEREO
Qualche mese fa abbiamo criticato la decisione presa dalla Commissione europea di abolire l’ora legale nell’ambito EU, adottata anche da paesi esterni all’UE come la Svizzera, che era ormai in vigore da diversi anni. Decisione davvero incredibile anche se, bisogna aggiungerlo, tutto era partito da un referendum voluto da alcuni paesi dell’Unione. Referendum che si è svolto senza troppa pubblicità nella totale indifferenza per cui è stato facile, per chi l’aveva proposto, arrivare ad una vittoria che, pur non convincendo la Commissione, non ha lasciato altra soluzione che quella di lasciare liberi i paesi membri dell’UE di rinunziare all’ora legale ritornando al vecchio sistema. Una decisione che dovrebbe andare in vigore già dal prossimo anno. Tutto ciò rappresenterebbe una vera e propria catastrofe per il trasporto aereo perché “senza una sincronizzazione delle decisioni, il trasporto aereo rischia di precipitare nel caos”, avvisano le associazioni delle compagnie aeree a partire dalla IATA. Se sul vecchio continente dovessero comparire fusi orari differenti, gli adattamenti necessari nella gestione degli orari di arrivi e partenze diventerebbero complicati. Ma l’adattamento dei voli in Europa imporrebbe la riprogrammazione dei voli in tutto il mondo. Insomma un caos ingestibile a livello mondiale per cui è consigliabile che al più presto l’UE provveda a rivedere questa risoluzione presa dal Parlamento europeo l’8 febbraio con 384 voti a favore, 153 contrari e 2 astensioni. Risoluzione che è contraria innanzitutto ad ogni logica, tenuto conto che la libertà dei paesi membri non può certo dirsi compressa da un provvedimento – come quello dell’adozione di un orario unico per tutti i paesi – per non creare problemi logistici che andrebbero a modificare tutto il traffico aereo mondiale. Insomma, se ci si consente il paragone, ci sembra che alcuni paesi vogliano ancora utilizzare le candele al posto della luce elettrica. Certo vi sono alcune comunità, come gli Amish negli USA, che sono rimaste ancorate a vecchi sistemi ma si tratta di comunità di poche migliaia di persone che sopravvivono come fenomeno folcloristico, senza sottrarsi agli altri obblighi derivanti dalla loro appartenenza ad una comunità più vasta.
Novembre 2018