BREXIT, SI PROFILA LA ROTTURA CON L’UE
La settimana scorsa c’è stato un incontro a Londra tra il Presidente del Parlamento europeo ed il premier britannico. Colloquio rivelatosi disastroso in quanto – come ha chiarito David Sassoli – “non c’è alcun progresso in quanto il premier non sarebbe disposto a chiedere un rinvio della Brexit”. Insomma, scrive La Repubblica del 9 ottobre “è scontro totale tra Regno Unito ed U.E.. Il clima si è guastato anche perché, la sera prima dell’incontro, sul sito della rivista Spectator era comparso un duro commento sull’UE. Nell’articolo si ribadiva la volontà di uscire anche senza accordo, convincendo un paese dell’Est a porre il veto su un eventuale rinvio dell’uscita di Londra al Consiglio d’Europa che si terrà nei prossimi giorni in cambio di prospere relazioni commerciali con il Regno Unito post-Brexit”. Inoltre, secondo notizia filtrata su alcuni giornali britannici, tra Johnson e la Merkel, c’era stata una lunga telefonata nel corso della quale la Merkel definiva un nuovo accordo “praticamente impossibile” senza l’Irlanda del Nord aggregata all’Unione doganale con l’UE.
La Merkel sarebbe molto preoccupata dopo questa telefonata mentre il Presidente francese Macron non nasconde di considerare ormai inutile ogni negoziato.
Intanto il premier britannico ha fatto chiudere ancora una volta il Parlamento, questa volta senza sorprese, in attesa del prossimo discorso della Regina il 14 ottobre.
In un’intervista l’ex presidente francese Giscard d’Estaing dal 1974 al 1981, deprecando questo stato di tensione permanente per tutti, dichiarava che “il Consiglio dovrebbe proporre subito un nuovo rinvio della procedura di Brexit almeno per un altro anno…” aggiungendo che “sarebbe una giusta richiesta che permetterebbe anche di facilitare il dibattito interno al Regno Unito che sta diventando rovente. Precipitare la Brexit sarebbe un gravissimo errore”.
Mentre il Premier britannico Johnson e quello irlandese parlano di “progressi positivi” per un accordo sulla Brexit entro il 31 di ottobre, il viceministro dell’Interno di Londra Brenton Lewis, in una intervista a La Repubblica “invita tutti i cittadini italiani ed europei residenti nel Regno Unito a iscriversi sulla piattaforma del governo britannico (Settlement Scheme) per preservare i diritti dei residenti post-Brexit” facendo intendere dunque che la Gran Bretagna sia pronta a mettere fine ad ogni ulteriore colloquio, restando il governo in carica fermo sulle posizioni già espresse. Nonostante ciò, i negoziati continuano per trovare un accordo prima del Consiglio europeo del 17 ottobre che dovrebbe pronunciarsi per un ulteriore rinvio o per dichiarare chiusa ogni trattativa.
Un filo di speranza ancora esiste: il capo negoziatore UE Michel Barnier ha dichiarato che il Consiglio è pronto ad approfondire la nuova proposta britannica anche se questa proposta non è molto diversa da quella dell’ex premier Theresa May che se la vide bocciare dalla Camera dei Comuni: entrerebbe in vigore un complicato sistema di “doppia dogana” con Belfast temporaneamente agganciata alle regole europee per preservare la pace al confine e proteggere il mercato comune europeo.
Ce la farà Johnson a far ingoiare questa proposta agli unionisti nord-irlandesi e ai brexiter conservatori? Poco probabile; intanto la settimana prossima l’opposizione tenterà un colpo di mano: approvare un nuovo referendum sulla Brexit. Questa mossa potrebbe essere accolta probabilmente anche dal Consiglio europeo che potrebbe rinviare ogni decisione all’esito di questo secondo referendum anche se non tutti gli Stati membri sono d’accordo di concedere altro tempo alla Gran Bretagna ma questa volta ci sarebbe effettivamente una novità che potrebbe rasserenare un po’ la situazione che è diventata davvero drammatica, grazie alla posizione assunta dal Premier inglese che – se ci fosse una decisione in tal senso – scomparirebbe definitivamente dalla scena politica anche perché, dopo il referendum, ci sarebbero nuove elezioni con una sconfitta quasi certa del partito conservatore.
Non crediamo che Johnson sia disposto a farsi impallinare da questa manovra che segnerebbe la fine della sua carriera politica.
Al contrario, c’è da giurare che senz’altro si batterà per far chiudere la Brexit prima del 31 di ottobre, anche se non può farlo se il nuovo accordo non sia siglato dall’UE e ciò appare altamente improbabile.
Un aiuto potrebbe venire anche dal discorso della sovrana inglese che, oltre a far sentire la sua voce di Capo di Stato, potrebbe anche chiedere a Johnson di farsi da parte. Forse un po’ di realismo politico non guasterebbe da parte di una sovrana che regna da oltre cinquant’anni.
Ottobre 2019