ATTACCO IN POLONIA AL DIRITTO DI ABORTO
Non vorremmo che si profitti del clima che c’è oggi nel mondo per mettere in discussione i diritti civili. Purtroppo vi sono indizi che ci convincono a ritenere il contrario. E così in Polonia la maggioranza al potere, guidata dal premier Mateusz Morawiecki, mira a mettere in discussione il diritto all’aborto limitandolo per la maggior parte delle donne polacche a farvi ricorso. “Si è calcolato che tra 100mila e 200mila donne devono rivolgersi a medici clandestini o andare all’estero” scrive il giornale “Il Dubbio” aumentando così il pericolo per la salute di queste donne che assumono pillole abortive senza alcun controllo sanitario. Nel 2016 un tentativo analogo venne respinto da una imponente mobilitazione delle donne polacche. Ora il governo ci riprova anche tenendo conto che, a causa dei provvedimenti assunti per combattere il coronavirus, sono vietate tutte le manifestazioni pubbliche ma, senza tener conto del divieto, sono molte le donne polacche che sono scese in piazza sia pur rispettando le distanze previste per contenere il rischio contagio.
La polizia è intervenuta arrestando diverse manifestanti, con l’accusa di aver infranto il divieto. Sappiamo bene che la Polonia, guidata da un governo oscurantista, ultra-cattolico, in rotta anche con il Papa, non demorderà dal proposito di limitare il diritto per il quale si sono battute le donne polacche. In questo quadro così confuso, che sta mettendo a dura prova il sistema democratico, è necessario che intervenga ancora una volta l’UE che solo con la sua autorevolezza può frenare questo ennesimo tentativo di attaccare le conquiste democratiche che il popolo polacco è riuscito ad ottenere. Non è solo la Polonia che lavora per stravolgere l’assetto democratico. Basta ricordare che recentemente, al Parlamento ungherese, prendendo pretesto dalla pandemia, il premier Orban è riuscito a far votare un provvedimento
che concede i pieni poteri al premier in carica fino a quando non sarà cessato questo periodo di pandemia. Un provvedimento che non definisce quali sono questi poteri, creando un pauroso vuoto democratico, giungendo anche, grazie ad una legislazione di emergenza, a mettere il bavaglio alla stampa libera e limitare le libertà costituzionali.
Un tentativo già in corso, che ha convinto la Commissione europea a portare l’Ungheria innanzi alla Corte di Giustizia dell’UE per infrazione dei principi fondanti dell’Unione. Analogamente, anche la Polonia è sottoposta ad un procedimento di infrazione per motivi analoghi che pende innanzi la Corte di Giustizia. Temiamo fortemente che queste procedure possano essere discusse in tempi rapidi, a tener conto che oggi l’UE è impegnata in un delicato confronto con i paesi membri per l’individuazione di provvedimenti che possono contribuire a limitare le conseguenze di questa difficile fase emergenziale.
Ciò che accade nei paesi “sovranisti” potrebbe ripetersi anche in altri paesi dell’UE per cui è necessario –anche in periodi bui come questo – non abbassare la guardia perché la situazione politica potrebbe riservarci brutte sorprese sia per quanto riguarda i problemi della ripresa economica sia per quanto riguarda il rispetto dei diritti civili cui non possiamo rinunziare soprattutto in un periodo di grave crisi politica e sociale.
23/4/2020