APPUNTI PER UNA NUOVA DIDATTICA
La settimana scorsa, occupandomi dei problemi della scuola in questo particolare momento (vedi l’articolo “Figli di un Dio minore”) ho accennato alla centralità del docente e della classe nel sistema dell’apprendimento. Ho avuto piacere che queste mie valutazioni abbiano ricevuto conferma in un articolo che Alberto Asor Rosa – professore e scrittore – ha dedicato alla scuola apparso su “La Repubblica” di venerdì 8 u.s.. “Io non credo – scrive l’autore – che esista strumento pedagogico più straordinario, sia da parte dello studente sia da parte dell’insegnante, della classe… L’insegnamento è un gettito di notizie, informazioni, suggerimenti che scende dall’alto sullo studioso-studente…E dove avviene – prosegue – tutto questo? Avviene in un’aula scolastica…in quella che si chiama ed è la classe …che è un insieme più o meno discreto d’individui giovani che seguono l’insegnamento di un gruppo di docenti”. Si domanda il professore: “sarebbe possibile raggiungere gli stessi risultati rinunciando a questo sistema di rapporti? Io non credo” – è la risposta – “La classe è un luogo fisico, …una comunità fisica che è il coefficiente indispensabile di una “comunità intellettuale”. In altre parole, la trasmissione del sapere presuppone la co-presenza del docente e dei discenti in un luogo fisico identificato nella classe all’interno della quale si può assistere ad un’organica inter-azione tra il docente e gli studenti. “Impossibile rinunciare a tutto ciò”, dice Asor Rosa e questo, senza voler sottacere l’impegno di tanti docenti che in questi giorni stanno tentando di utilizzare un sistema alternativo che può avere una sua valenza sussidiaria ma che non può sostituirsi al sistema tradizionale se non per brevi periodi. Se si va indietro nel tempo, v’è stato un periodo in cui la “cultura” è stata tramandata grazie al lavoro dei monaci nei monasteri che trascrivevano l’antica cultura ma si trattava solamente di un tentativo per non perdere il filo del passato. Ma la cultura è rifiorita solo quando in tutta l’Europa i monaci si sono aperti al mondo esterno per diffondere tra le folle degli studenti e nelle università le pillole del sapere. A partire già dal Medio-Evo, e poi nel periodo del Rinascimento, la “conoscenza” ha fatto passi da gigante, liberandosi dalla patina religiosa che l’aveva coperta per secoli. La diffusione della cultura è stato il volano per una gigantesca trasformazione della società, grazie anche alle scoperte di nuovi mondi, di nuovi sistemi produttivi affrancando la plebe da una secolare schiavitù. Grazie alle comunità monastiche di allora noi possiamo contare oggi su una cultura diffusa, anche se, bisogna ammetterlo, non del tutto affrancata dal potere delle classi dominanti che frenano l’ulteriore sviluppo della società verso forme di più ampia democrazia e la scuola dunque ha un ruolo centrale in questa prospettiva riconoscendo la funzione ineliminabile del docente nella trasmissione dei saperi alle nuove generazioni in un rapporto organico tra docenti e allievi, pena il ritorno alla cultura imbalsamata e al potere dei baroni, per concludere – come scrive Asor Rosa – che “le architravi del sistema non possono essere dimenticate nei momenti di difficoltà”.
11/5/2020
Appunti per una nuova didattica