ANCORA POLEMICHE PER IL RECOVERY PLAN
Difronte a sei commissioni parlamentari collegate da remoto, Daniele Franco – ministro dell’Economia – non nasconde la sua preoccupazione per il ritardo nella preparazione del Recovery Plan ammonendo che “non possiamo subire battute d’arresto”, riconoscendo che v’è da completare in fretta la riscrittura della bozza del 12 gennaio u.s. se vogliamo avere l’anticipo del 13% e i fondi dopo l’estate. Nel frattempo ha rassicurato che la società di consulenza americana McKinsey non ha nessun ruolo decisionale. In effetti, non si sono ancora placate le polemiche sulla decisione di Draghi di rivolgersi ad una società di consulenza esterna. Una decisione che “getta ombre sulla capacità del Ministro dell’Economia e di Banca Italia di gestire autonomamente una partita forse troppo grossa per le competenze dell’apparato pubblico” scrive la rivista on line Euractive. Il punto è proprio questo. Nei mesi scorsi il governo Conte2 era caduto anche perché non era stato capace di stilare un documento che potesse rassicurare Bruxelles sulla tempistica. A dicembre tutto era ancora in alto mare e più di una volta il Commissario all’Economia aveva ammonito il governo a non perdere altro tempo. All’inizio di gennaio quando girava una striminzita bozza stilata dal Ministro dell’Economia del governo Conte, che aveva contribuito a destare preoccupazioni, Mario Draghi ha deciso di rivolgersi ad una società esterna che non è la prima volta che viene chiamata a fornire la sua consulenza per organismi istituzionali. La decisione sembra abbia sollevato proteste da parte soprattutto del PD. Il Ministro del Lavoro Orlando ha chiamato Daniele Franco per chiarimenti mentre il Segretario di Sinistra Italiana ha annunciato (La Repubblica del 7.3) un’interrogazione parlamentare obbligando il Ministro Franco in una sua nota a ribadire che la società di consulenza “non ha alcun ruolo decisionale limitandosi a fornire solo un’attività di supporto che riguarda l’elaborazione di uno studio sui piani nazionali Next Generation già predisposto da altri paesi”. Ingiustificato dunque questo nuovo attacco al MEF che è sintomo comunque di un certo nervosismo da parte del PD che, dopo le dimissioni del suo presidente, non naviga in acque tranquille. Avevamo già chiuso l’articolo ieri 10 c.m. quando un pezzo de “La Repubblica” ha confermato che c’è poco tempo per le misure da prendere per cui “il governo anticiperà le misure necessarie a far partire il piano con un intervento d’urgenza che prevede un pacchetto di assunzioni da parte della PA e giustizia civile”. E’ quanto deciso per non arrivare tardi all’appuntamento che è quello – come ha riferito il Ministro Brunetta in Commissione – di snellire la macchina burocratica, presupposto indispensabile per la gestione del Recovery Plan a partire da nuovi bandi di concorso da concludere velocemente. L’altro aspetto riguarderà il Codice Appalti per assicurare certezza sui tempi e infine la giustizia civile, in particolare il processo civile e quello fallimentare, inevitabile per dirottare finanziamenti nel nostro paese: la Ministra della Giustizia Cartabia sta lavorando in stretto contatto con Palazzo Chigi per stringere i tempi su queste materie rimaste bloccate in questi anni per i veti incrociati della Magistratura e dell’imprenditoria. Il piano di Draghi prevede la presentazione della bozza finale in Parlamento per la fine del mese di marzo per essere in grado di depositare il piano per la metà di aprile a Bruxelles. Bisogna ricordare che i finanziamenti previsti dal Recovery Fund per le riforme sono strettamente dipendenti dai progetti esecutivi. Insomma, la Commissione non darà via libera ai finanziamenti se non ci saranno riscontri effettivi accontentandosi di impegni vaghi. Non c’è più tempo per le chiacchiere e sarebbe anche ora che la classe politica italiana sapesse rinnovarsi per affrontare le sfide dei prossimi anni. Non può questo Paese essere guidato da politici d’accatto o scelti in base ad un metodo Cencelli ma veri e propri professionisti della politica capaci di sapersi confrontare con i problemi che si affacceranno nei prossimi anni a partire dalla riforma istituzionale dell’UE che non può più attendere se si vuole effettivamente essere uno dei motori di trasformazione della futura società globale.
Marzo 2021
ANCORA POLEMICHE PER IL RECOVERY PLAN