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Acrobazie sul MES

E’ dal mese di aprile scorso che l’UE, nel pieno della pandemia, ha posto a disposizione dei Paesi membri un pacchetto di misure per affrontare questa prima fase di crisi economica sia a causa degli ingenti costi affrontati sia per l’acquisto di materiale sanitario, sia per rafforzare – come in Italia – il sistema sanitario ad un passo dal crollo, anche a causa dei tagli del settore sanitario che vi erano negli anni precedenti ed anche per venire incontro alla paralisi del sistema produttivo che si era bloccato lasciando a casa milioni di operai. E così veniva creato un fondo specifico per la cassa integrazione dei lavoratori (Sure), mentre la BCE apriva con un massiccio acquisto fino a 750 mld. di euro dei buoni del tesoro emessi dagli Stati membri e nel corso di questi mesi la Commissione varava un piano di ripresa, il “Recovery Fund”, un fondo speciale per favorire la ripresa economica di tutti i paesi, che prevede l’erogazione di un importo di circa 1.500-2000 mld. di euro che sarà discusso nel prossimo incontro dei Capi di Governo dei paesi membri previsto per il 17 e 18 luglio. Un piano già avversato dai paesi “frugali” e dai paesi che fanno parte del gruppo Visegrad che temono che esso possa servire a sanare i bilanci dei paesi indebitati finanziariamente, come è il caso, purtroppo, anche dell’Italia. Comunque, questo piano è appoggiato fortemente sia dalla Commissione che dalla Germania che in questo prossimo semestre guiderà la politica dell’UE e da altri paesi come la Francia ed i paesi del Sud Europa. Non si può oggi anticipare quale sarà l’esito di questo scontro che rischia di creare una nuova crisi per l’Europa in seno all’UE.

Me c’è un’altra misura della quale si è parlato fin dall’inizio ed è la liberalizzazione del MES messo a disposizione dei paesi membri, istituito dopo la crisi greca per sanare le situazioni di criticità dei paesi che si trovassero ad affrontare una crisi economica come è avvenuto per la Grecia. La Commissione ha deciso che questo fondo (MES) fosse messo a disposizione dei paesi membri con l’unica condizione che esso venga utilizzato per sostenere i costi diretti ed indiretti dell’emergenza sanitaria. L’Italia avrebbe potuto utilizzare questo fondo per l’importo di circa 36 mld, disponibili immediatamente, rimborsabili in tempi lunghi e soprattutto con tasso di interesse negativo. L’offerta di questa linea di credito ha acceso un grande dibattito tra chi è a favore dell’utilizzazione di questo fondo e chi invece ne è contrario temendo che l’uso potrebbe provocare una “sorveglianza rafforzata” da parte della Commissione. L’altra questione sollevata è se convenga economicamente chiedere questa linea di credito pari al 2% del PIL che ammonterebbe per l’Italia a 36 miliardi. Il risparmio che ne ricaverebbe l’Italia sarebbe di circa 2-2,5 mld. di euro, tenendo conto dei tassi di interesse che l’Italia paga sul mercato finanziario internazionale (4% circa). Un altro fattore da considerare, secondo i detrattori, è che facendo ricorso a questo prestito si lancerebbe un segnale negativo al mercato finanziario internazionale sulla tenuta dell’Italia. Ma, nel caso di mancato utilizzo del fondo, si darebbe ragione ai paesi membri “frugali” che la crisi italiana forse non è così grave come si vuol far apparire. A fugare ogni ipotesi ventilata di “sorveglianza rafforzata” ancora nel maggio scorso, con una lettera congiunta dei Commissari Dombrovskis e Gentiloni, la Commissione precisava che non sarà attivato alcun programma di aggiustamento macro-economico e per blindare legalmente questi impegni, Bruxelles annunciava una serie di emendamenti al vecchio regolamento. Nell’alleanza di governo in Italia si verifica una spaccatura che fino ad oggi non è stata ancora eliminata in quanto il M5S non fa mistero che non intende accedere a questa linea di credito, puntando tutto sul Recovery Fund che, però, è soggetto ancora ad approvazione da parte del Consiglio europeo che si terrà solo tra qualche giorno e, comunque, non sarebbe immediatamente disponibile prima del 2021 per cui, al momento, non ci sono altre risorse oltre al sostegno della BCE che non ha modificato la politica che già era stata impostata sotto la guida di Draghi, di acquisto dei bond nazionali fino all’importo di 750 mld., oltre a tener conto che dal 1° di giugno sono disponibili un ulteriore fondo della BEI di 200 mld. e 100 mld. del Sure (il fondo per la cassa integrazione) formano un pacchetto di 540 mld. come prima risposta alla crisi della pandemia, mentre, come avevano anticipato Dombrovskis e Gentiloni, l’Eurogruppo ha spazzato ogni ambiguità nel testo del trattato per cui la Commissione si limiterà a verificare che i fondi siano usati per le spese sanitarie dirette e indirette legate al Covid. Nel frattempo anche Liguria e Piemonte si pronunciano a favore del ricorso al MES chiedendo a Conte di attivare i fondi, mentre Salvini rimane solo a confermare il suo no al MES, abbandonato dai suoi alleati della Destra che si dicono invece favorevoli all’uso di questo prestito. Anche Spagna, Grecia e Portogallo ritenevano che non ci sono le condizioni per ricorrere alla nuova linea di credito, anche se oggi sembra che abbiano cambiato parere. In una conferenza stampa del 3 giugno, il Presidente Conte per quanto riguarda l’uso del MES dichiara che sarà presa una decisione “quando avremo tutti i regolamenti”. Si tratta di quelli già approvati dall’Eurogruppo per cui dovrebbe cadere ogni resistenza. Ma il contrasto si riaccende nell’ultima settimana di giugno. E’ bastata una frase della Merkel per scatenare una mini-crisi diplomatica tra Berlino e Roma. La Cancelliera tedesca si era limitata ad osservare che “non abbiamo messo a disposizione degli Stati strumenti come il MES o il SURE perché restino inutilizzati”. Conte si è mostrato visibilmente irritato con la Cancelliera dichiarando che “a far i conti per l’Italia ci sono io con Gualtieri, i tecnici del MES e i ministri”. In effetti la Merkel si era limitata ad osservare che, malgrado le risorse messe in campo, l’Italia non li avesse utilizzati, sollevando i dubbi delle altre capitali che Conte non sia in grado di governare la sua maggioranza per cui i paesi “frugali” si preparano per la prossima riunione del Consiglio Europeo decisi a dare battaglia alla costituzione del fondo se l’Italia non scioglie la riserva sull’uso del MES e soprattutto non presenta un piano di riforme, confermando che essa non ha bisogno di soldi. Ecco perché per far passare la proposta sul Recovery Fund, Macron e Merkel hanno bisogno di un appoggio da parte del governo italiano sia per quanto riguarda il MES sia per quanto riguarda le riforme che il governo intende prendere. Zingaretti contesta Conte e M5S in una lettera inviata al Corriere della Sera dove scrive “il MES è stato criticato e combattuto da molti ma ora è uno strumento finanziario totalmente diverso da quello del passato”, aggiungendo che, “oggi possiamo avere le risorse per fare quei grandi investimenti che ci permetteranno di migliorare la qualità dell’assistenza e di cura delle persone”, incontrando ancora una volta la netta opposizione degli alleati di governo. “Il MES non è uno strumento idoneo e restiamo contrari” mette in chiaro il capo politico Vito Crini anche perché cedere su questo punto significa indebolire ancora di più un partito attraversato da feroci lotte intestine. Senza tener conto di questa situazione interna del M5S, rinunziare ai fondi del MES è una pessima idea.  Si tratta di un prestito a tasso zero! Se si ricorre ad un prestito sul mercato dei capitali, i costi si aggirano su 1 mld-1 mld e mezzo di euro, per cui è del tutto incomprensibile la scelta di rinunziare a quella risorsa. La decisione sull’uso del MES sembra ormai rinviata a settembre, forse anche per vedere se il Consiglio Europeo possa effettivamente aprire una breccia nel gruppo dei paesi “frugali” per far passare il piano del Recovery Fund, semmai facendo loro qualche concessione per quanto concerne la quota a carico di questi paesi. Un percorso davvero molto tortuoso anche grazie alle posizioni attendiste espresse dai paesi del Sud che ancora una volta si autoescludono da un dibattito che coinvolge il futuro dell’Europa ed anche quello dei Paesi membri. Nel dibattito è intervenuto ancora una volta Romano Prodi il quale – intervistato a Bologna – afferma che “il tira e molla del governo sul MES non lo capisco proprio…Il Mes va preso perché sono soldi per la sanità di cui abbiamo bisogno. E perché “una scommessa in cui non si perde nulla è una scommessa da fare”. Aggiungendo che “quello del MES è un tema di importanza capitale…per cui non mi sorprenderebbe qualche cambiamento nella maggioranza”. Anche il premier spagnolo Sanchez parlando del nuovo MES, senza condizionalità, ha affermato “che non ha senso creare strumenti e avere la vergogna di usarli” per cui non è escluso che dopo l’accordo sul Recovery Fund, Italia, Spagna e Portogallo lo attivino in modo coordinato, tutti insieme. Sempre che si raggiunga un accordo sul fondo in quanto le posizioni dei governi sono distanti a partire dai paesi “frugali” a finire ai paesi del gruppo Visegrad.

9/7/2020  

Acrobazie sul mes

 

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