MA QUANTO DURERA’?
Questo è l’interrogativo che si pongono milioni di persone – in Italia e nel resto del mondo – per il quale almeno fino ad oggi non ci sono risposte certe. E qui passiamo la parola agli esperti. I casi, comunque, cresceranno ancora, perlomeno nelle prossime settimane. “Quella tra l’Italia e il coronavirus sarà una convivenza lunga” dichiara il direttore del Dipartimento di malattie infettive dell’Istituto Superiore di Sanità. “Ormai è chiaro che il coronavirus è fuori dalla gabbia” aggiunge Guido Silvestri che dirige il Dipartimento di Patologia alla Emory University di Atlanta “Lo troviamo un po’ ovunque – aggiunge – Infetterà ancora tanta gente. Per fortuna non fa troppo male, soprattutto sotto i sessanta anni”. L’opinione non è condivisa dal Presidente della Società Italiana di virologia Arnaldo Caruso che – in un’intervista ripresa dalla rete – dichiara “lo scenario è così grave perché questa è la prima e vera epidemia respiratoria documentabile. Il coronavirus è nuovo e potenzialmente infetta tutti”. “Ma alla fine – prevede Massimo Ciccozzi – epidemiologo del Campus Biomedico di Roma – allontanando le persone infette, riusciremo a spezzare la catena del contagio anche se – aggiunge – più circola, più si replica”. Ancora Silvestri aggiunge “E’ possibile che la diffusione del coronavirus sia legata a fattori anche ambientali…il caldo potrebbe frenare il virus anche in Italia, come avviene con raffreddore e influenza stagionale”. “Nell’attesa non resta per lavorare per rompere la catena dei contagi e sperare che l’epidemia si esaurisca, imparando a vivere accanto al virus” dichiara sempre al giornale La Repubblica Giovanni Maga – virologo e direttore dell’Istituto di genetica molecolare del CNR di Pavia – che non fa previsioni sulla durata di questa epidemia. Anche la dott.ssa Gismondo che è a capo del Laboratorio di Microbiologia dell’Ospedale Sacco di Milano non si pronuncia sulla durata, raccomandando di seguire le regole di comportamento suggerite dalla Protezione Civile. Più drastico ancora una volta il dott. Caruso – Presidente della Società Italiana di virologia – il quale raccomanda “di limitare la socialità” prevedendo che “il vaccino non ci sarà prima di due anni e comunque come per l’influenza potrebbe funzionare solo in parte”. Pur tra mille precauzioni, dunque, gli esperti prevedono tempi lunghi per la fine dell’epidemia, contando sul fatto che l’aumento delle temperature potrebbe interrompere il contagio. Ce lo auguriamo anche noi anche se bisogna rigorosamente tenere comportamenti tali da non rendere più facile la trasmissione del virus, consentendo che il lavoro dei nostri ricercatori, anche in collaborazione con l’UE e l’OMS, possa non solo limitare il contagio grazie anche alle misure che sono state in parte già prese, ma anche velocizzare i tempi per la ricerca di un vaccino. Vi sono senz’altro altri provvedimenti che l’Italia dovrà prendere per rafforzare in generale tutto il settore sanitario, ma soprattutto i reparti della terapia intensiva che, dopo la lotta all’AIDS, sono stati ridotti provocando quella situazione di allarme che non ci consente oggi, ma soprattutto domani, di affrontare situazioni analoghe a quella attuale con grave rischio della salute dei cittadini.
4/3/2020